La vita vera
- Autore: Adeline Dieudonné
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2019
Esordio potente quello di Adeline Dieudonné che con il suo primo romanzo entra con forza nelle classifiche francesi e convince pubblico e critica. “La vraie vie”, tradotto letteralmente in italiano da Margherita Belardetti con "La vita vera", è un libro intenso, commovente, violento, sincero.
Un quartiere periferico triste, modesto, denominato Demo, ospita l’appartamento nel quale vive la protagonista, voce narrante della storia, una ragazzina di dieci anni, con i suoi genitori e il fratellino Gilles, sei anni, che vive all’ombra della sorella. È una famiglia difficile: il padre è un uomo violento, la madre succube della sua crudeltà subisce in silenzio percosse e umiliazioni, il bambino si difende dormendo nel letto della sorella e affidandosi a lei.
Ma un episodio drammatico, la morte del gelataio che con il suo carretto offriva ai ragazzini un momento di felicità, rompe un precario equilibrio. La ragazzina aveva chiesto la panna sul suo gelato ed improvvisamente il sifone erogatore era esploso sul volto dell’uomo, uccidendolo in modo truculento. Gilles ne resterà colpito fino a cambiare carattere, chiudersi, divenire violento a sua volta: tortura animali, si chiude nella stanza dove il padre colleziona gli animali morti impagliati, vittime del suo fanatismo di cacciatore-predatore, si identifica con una iena crudele, simbolo del nuovo corso della sua giovane psiche, nella quale sembrano brulicare parassiti malvagi.
Passa il tempo, la ragazza cresce, diventa sempre più brava a scuola nelle materie scientifiche, tanto che comincia a frequentare, di nascosto dalla famiglia, un fisico strambo e geniale, il Professor Young, che asseconda il suo desiderio di emulare Marie Curie e la introduce nel mondo dei Quanti. Per pagarsi le lezioni si propone come baby sitter presso una famiglia di vicini: Piuma e il Campione, con i loro due bambini, diventano per lei un luogo di felicità, anzi qualcosa di più. La crescita della protagonista, la sua iniziazione alla vita adulta toccherà un diapason quando in casa suo padre finirà per esplodere.
Un libro pieno di sensibilità, costruito con grande finezza psicologica nel descrivere la crescita di un’adolescente inquieta, infelice, ma decisa a contrastare il destino che l’ha posta in una famiglia disfunzionale, in una società violenta e indifferente, in un mondo segnato dalla malvagità e dall’abuso a cui non sembra esserci rimedio. La ragazza è decisa a salvare suo fratello, la vittima sacrificale, a vivere una vita normale, a liberarsi dagli incubi che ne hanno segnato l’infanzia, a non ripetere il destino di sua madre, “un’ameba”, a liberarsi si un padre-padrone capace solo di predare, dilaniare, uccidere.
Un romanzo di formazione, quello di Adeline Dieudonné, che non risparmia pagine di crudo realismo, soprattutto nella descrizione della crescita della violenza nella mente malata degli uomini protagonisti, il padre, i suoi amici, i loro figli, educati ad un machismo cieco e malvagio, di cui le donne subiscono conseguenze drammatiche: la madre, Yaelle, la moglie del professor Young, la stessa narratrice, simbolo della violenza rapace che continua a massacrare le donne. Ma si può cambiare, ci si può opporre, si può vincere con la determinazione, l’intelligenza, la cultura, la musica, sembra suggerire il finale terribile di questo libro scritto con grande abilità letteraria, con una leggerezza nell’uso della lingua che sorprende, soprattutto quando vengono narrate violenze estreme. Il sangue opposto allo studio, la scienza opposta alle armi, l’amore contrapposto ad un odio feroce e assassino, gli animali domestici invece dei predatori, un cucciolo amato contro la zanna di un elefante straziato, questo sembra raccontarci l’autrice costruendo un personaggio femminile potente: la sorella che sta diventando una giovane donna coraggiosa, capace di cominciare a quindici anni la vera vita salvando se stessa e recuperando l’amore di Gilles, per il quale ha combattuto una feroce battaglia.
C’erano cose da scordare, la paura selvaggia, sanguinaria, che mi avvinghiava intorno alla gola sussurrandomi che ero solo un ammasso di carne e di nervi. La consapevolezza ripetuta a mo’ di cantilena che ciò che mi separava dalla sofferenza era sottile e fragile come la fontanella di un neonato.
La vita vera
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