Lazzaro
- Autore: Luigi Pirandello
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
"Lazzaro", dramma in tre atti scritto nel 1928 da Luigi Pirandello, viene rappresentato a Huddersfield, nel 1929 in versione inglese e a Torino a cinque mesi di distanza. Di seguito vediamo in sintesi in sintesi l’antefatto.
All’interno di una famiglia i componenti sono divisi tra loro. A seguito di numerose incomprensioni, per lo più riguardanti il modo di educare i figli, marito e moglie si separano. Diego, che vive da solo con la figlia Lia, dapprima affidata alle cure delle monache e poi paralizzata alle gambe, coltiva una fede religiosa rigorosamente moralistica, che esprime la cultura della morte nel nome di un Dio implacabile e distante dall’uomo. La sua attenzione è rivolta all’altra vita anziché a questa.
Al contrario, la moglie Sara, legata al culto della terra, è simbolo di rinascita. Per il bisogno di mantenere la propria autonomia, spezza gli schemi imposti dalla società, cioè le regole dell’etica comune, e per amore dimora con il saggio contadino Arcadipane, il quale regola l’esistenza con il ritmo delle stagioni. In lei rivive il mito della società matriarcale insieme al rito della terra che feconda e nutre e che ad essa ogni cosa ritorna senza l’assillo dell’aldilà. Dona così vita alla vita e assicura fluidità allo scorrere tempo.
Muove da qui il dramma, la scena si movimenta quando Lucio, il figlio maggiore costretto da bambino al seminario (già a sei anni), si rende conto che il vero Dio è nella vita quotidiana:
Vedi com’è? Per non finire noi, annulliamo in nome di Dio la vita, e facciamo regnare Dio anche di là (non si sa dove) in un presunto regno della morte, perché ci dia là, un premio o un castigo. Quasi che il bene e il male potessero esser quelli di uno che è parte, mentre Egli solo, che è Tutto, sa ciò che fa e perché lo fa. (…) questo dovrebbe esser per lui, com’è stato per me, il vero risorgere della morte: negarla in Dio, e credere in questa sola Immortalità, non nostra, non per noi, speranza di premio o timore di castigo: credere in questo eterno presente della vita, ch’è Dio e basta.
Un’anima la sua che non riesce a trovare quiete e ristoro nella verità cristiana, tant’è che abbandona l’abito sacerdotale, rifugiandosi presso la madre. Appresa la notizia della fuga dal seminario, Diego va da lui per affrontarlo, ma lungo la strada subisce un incidente: accidentalmente è investito e muore per strada. Con un’iniezione a riportarlo in vita è un medico (di qui il titolo "Lazzaro" con esplicito riferimento all’episodio evangelico). Le sue certezze crollano fino a rasentare la follia: nulla egli ha visto dell’aldilà durante l’intervallo di morte, nemmeno una traccia nella sua memoria di un ipotetico oltretomba.
Tutto questo lo porta a respingere la fede. Egli è ora un uomo-animale con il senso della vendetta: vuole vendicarsi dell’uomo che gli ha preso la moglie. Gli spara un colpo di fucile e lo ferisce lievemente. Lucio, che incarna la religiosità di Pirandello, vede nell’episodio la mano divina e recupera la fede, vivendola come carità. Egli non distrugge la vita e inserisce in una prospettiva davvero umana le credenze del padre:
Tu avevi chiuso gli occhi alla vita credendo di dover vedere l’altra di là. Questo è stato il tuo castigo. Ora devi vivere la vita e lasciarla vivere agli agli altri (…). “Me l’assumo io, padre, e lo riscatto. Se ora questo tuo male io l’accetto, e lo sento, lo sento come un bene, come un bene per me, questo è Dio, vedi? questo è Dio”. Il Dio di Lucio è apostolico e pastorale, è ragione di vita nell’accoglienza. La sua presenza è tra gli uomini, nella natura, nelle opere. Al contrario, il dogma e l’ascetismo, nonché il giudizio vendicatore che incute paura sono contro l’uomo. Dio esiste senza il bisogno di una condanna eterna e di fuori di ogni violenza dottrinaria. Egli riprende la tonaca, chiama a sé la sorellina e sorprendentemente la invita a rialzarsi: non più paralitica, lei riprende a camminare. Alla sorellina confida: “C’è, ci deve essere! (…). Ridare le ali a chi sono mancati i piedi per camminare sulla Terra (…). Ora intendo e sento veramente la parola di Cristo: Carità. Perché gli uomini non possono star tutti e sempre in piedi, Dio stesso vuole in terra la sua casa che prometta la vera vita di là (…). Ora mi sento degno di nuovo di rindossare l’abito per il divino sacrificio di Cristo e per la fede degli altri.
Miracolo è mantenere acceso il desiderio d’amore che dà unità all’io, alimentare la vita tra uomo e uomo, tra uomo e natura.
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