“Le Camicie Nere in Africa. 1923-1943” di Niccolò Lucarelli: un’analisi storica
- Autore: Non disponibile
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mursia
Idolatrate in Italia da Mussolini, esaltate dalla propaganda del regime, le truppe combattenti della Milizia del partito fascista rimasero anni luce distanti dalla fanatica efficienza e dall’efficacia delle corrispettive “Waffen SS” tedesche.
Però, almeno in Nord Africa, non si comportarono in maniera scadente sul campo di battaglia, a differenza di quello che fecero in altri teatri bellici europei e non commisero gravi crimini di guerra, in Libia e Cirenaica.
È su quell’area territoriale del secondo conflitto mondiale che si sofferma il ricercatore pratese Niccolò Lucarelli nel volume Le camicie nere in Africa 1923-1943, pubblicato da Mursia in prima edizione l’anno scorso (gennaio 2023, collana Testimonianze tra cronaca e storia, 512 pagine).
“Le Camicie Nere in Africa. 1923-1943”: l’analisi storica di Lucarelli
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La Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MSVN), formazione paramilitare del PNF, era in vita nemmeno da due anni quando venne integrata tra le forze armate. Il primo reparto, con i fascetti al posto delle stellette e i gradi che ricordavano le legioni romane, nacque ufficialmente il 1 febbraio 1923, in attuazione di un Regio Decreto recente che istituiva la MSVN, legalizzando le squadracce fasciste che avevano agito nel dopoguerra contro gli avversari politici, fino alla marcia su Roma.
L’adesione era volontaria, da parte di cittadini d’indubbia fede patriottica tra 17 e 50 anni di età, con requisiti di capacità e moralità.
La Milizia poteva entrare in servizio per necessità di ordine pubblico; per riviste o parate; per l’istruzione ordinaria, manovre, campi addestrativi, esercitazioni; in casi di pubbliche calamità.
Con un altro Regio Decreto del 4 agosto 1924, venne inserita tra le forze armate nell’articolo 1:
“La MVSN fa parte delle FF.AA. dello Stato. I suoi componenti prestano giuramento di fedeltà al Re e sono soggetti alle stesse disposizioni disciplinari degli appartenenti all’Esercito”.
Già il 28 ottobre le Camicie nere sfilarono insieme agli uomini delle Armi, levando al cielo le baionette impugnate nella mano destra, col braccio teso in alto sopra le spalle.
Sulle prime l’Esercito non reagì con gelosia, non avendo rilevato rischi di sovrapposizione, ma tutto cominciò a cambiare quando nel maggio 1924 vennero costituite le Legioni permanenti della Milizia per la Libia, destinate a sostituire gradualmente le truppe regolari nella colonia. I generali ritennero l’ipotesi umiliante e dannosa, specie per la fanteria. Con la velata opposizione dello Stato Maggiore, l’avvicendamento completo rimase sulla carta e la distanza fra militari e Camicie nere “era ormai tracciata”.
Contribuivano a scavare un solco anche le carriere accelerate degli ufficiali in camicia nera rispetto all’Esercito.
La Grande Guerra aveva esponenzialmente ampliato i quadri dei subalterni: al termine, molti erano stati congedati d’ufficio, tanti posti in aspettativa e diversi scelsero di entrare nella Milizia. Questo creò verso i fuoriusciti un clima di sfiducia e sospetto. Peraltro, poteva verificarsi che molti ufficiali della MVSN non avessero nemmeno svolto il servizio militare, scontando una considerevole impreparazione tecnica. A poco servì una commissione esaminatrice composta di due Militi e un militare, che si limitò a respingere le figure non più gradite a Mussolini, uno strumento con cui regolare vecchie questioni interne al fascismo.
La Milizia era un organo di partito, l’Esercito invece politicamente “vergine”, fatta salva la fedeltà alla monarchia. L’impiego delle Camicie nere in Africa nel 1923-1943 fu discontinuo e sostanzialmente marginale. L’equiparazione rimase solo sulla carta, anche dopo il riordinamento dell’ottobre 1940, perché i militari continuarono in genere a nutrire poca simpatia per i legionari, atteggiamento ricambiato, del resto.
I motivi si possono sintetizzare nella scarsa preparazione militare dei militi, affidata a un addestramento più blando e improvvisato, nella mancanza di disciplina, nella sovraesposizione delle loro gesta belliche, che la propaganda di regime non perdeva occasione di esaltare, sebbene episodiche.
Un’analisi della campagna libica italiana
Va detto che nella campagna libica contro i ribelli (1923-1932), riscosse risultati efficaci l’agilità di manovra della configurazione tattica per coorti e compagnie, sostenuta anche dall’indubbio entusiasmo che animava i legionari. Non è che l’Esercito agisse peggio, ma non sentiva propri i compiti coloniali.
Si stabilì un modus vivendi pacifico con i regolari, che tuttavia criticavano l’indisciplina dei militi e la sciatteria nell’abbigliamento rispetto ai soldati.
In Libia, la Milizia non si macchiò di crimini, a differenza della massiccia partecipazione a rastrellamenti e impiccagioni in Etiopia, agli ordini del governatore Graziani, dopo l’attentato subito ad Addis Abeba.
In guerra, le Camicie nere si batterono generalmente bene, specie i giovani a Bir el Gobi, pur impiegate poco, ignorate stranamente da Mussolini e impegnate da Rommel solo in retroguardia.
Un ruolo in chiaroscuro: formazione discretamente efficiente in potenza, mai decisiva perché mai impiegata in forze.
Con le truppe regolari, buon cameratismo al fronte, ma una volta in seconda linea riaffiorava la scarsa stima, basta leggere Giuseppe Berto.
Caduto il fascismo il 25 luglio 1943, singoli plotoni tentarono una reazione armata, subito fallita.
Dopo l’8 settembre, almeno 33mila militi scelsero di stare con i tedeschi. I reparti nell’Italia meridionale si dissolsero quasi tutti o rimasero in attesa: il 6 dicembre, un decreto del governo Badoglio sciolse la Milizia e il personale ancora in servizio passò nel Regio Esercito.
Al nord, invece, nella RSI la Milizia venne assorbita dalla Guardia Nazionale Repubblicana e condusse:
“Un’altra guerra, assai diversa da quella cavalleresca nel deserto nordafricano”.
Recensione del libro
Le Camicie Nere in Africa. 1923-1943
di Niccolò Lucarelli
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Le Camicie Nere in Africa. 1923-1943” di Niccolò Lucarelli: un’analisi storica
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