Le ali del Piccolo Principe. La vera storia di Antoine de Saint-Exupéry, che precipitò nel deserto e incontrò il suo eroe di Gabriele Dadati

È possibile aggiungere magia a un grande classico? Si direbbe di sì, almeno a giudicare dall’ultimo libro di Gabriele Dadati. Da poco in libreria per Solferino, Le ali del piccolo principe. La vera storia di Antoine de Saint-Exupéry, che precipitò nel deserto e incontrò il suo eroe è la lettura perfetta in vista dell’80ennale dalla scomparsa di Antoine de Saint-Exupéry, avvenuta il 31 luglio a bordo del suo aereo in ricognizione tra Sardegna e Corsica.
Un racconto appassionato di un tratto di vita del celebre scrittore che tra biografia e romanzo riserva molte sorprese.
Anzitutto lo stile di narrazione che tradisce l’affetto e la lunga frequentazione dell’autore con l’oggetto del suo racconto. Efficace, mai ridondante, teso all’estremo della narrazione e capace di sfiorare la poesia.
A partire dall’incipit:

Nel nero della notte di Bengasi, la pista di decollo sembra una lunga striscia dorata.

Procedendo nei capitoli aumenta l’impressione di affrontare pagine che avrebbe potuto scrivere lo stesso Exupéry. Dadati, piacentino classe ’82, descrive paesaggi, trasmette emozioni. In una recente intervista per l’Ansa racconta così il suo idolo:

È lo scrittore della frase esatta, non c’è una parola di più, né una parola di meno, che è una cosa che mi seduce molto. La sua presa ha una nitidezza straordinaria.

La stessa che ritroviamo in queste pagine.
Il libro apre una finestra su un periodo preciso. Siamo tra il dicembre 1935 e il gennaio 1936: al centro della narrazione c’è un altro incidente aereo, questa volta per fortuna non fatale. Ma che regalerà all’aviatore il suo capolavoro. Saint-Exupéry nella Parigi di inizio 900 è un idolo del grande pubblico: come aviatore ha compiuto trasvolate oceaniche e come scrittore ha all’attivo romanzi di successo. Eppure è sommerso dai debiti. Lui e la moglie Consuelo spendono più del dovuto così dopo due sfratti sono costretti a vivere in albergo, come spiega Dadati:

E per fortuna la matematica del volo gli riesce molto più facile della matematica del denaro.

Per risolvere il problema tenta di battere il record di velocità nel raid Parigi-Saigon. In palio ci sono centocinquantamila franchi, abbastanza per risollevarsi. Ma bisogna volare in condizioni impensabili, con istinto ed esperienza a soccorrere la strumentazione e il buio delle trasvolate in notturna. Niente di impensabile per Tonio, come lo soprannomineranno più tardi in Italia. Mentre sorvola il Sahara assieme al meccanico André Prévot però finisce in un banco di nuvole e l’aereo precipita.
I due sono illesi, ma devono affrontare l’attesa dei soccorsi con poco cibo e quasi niente da bere. Intanto a Parigi l’attesa di notizie si fa spasmodica. In quello spazio tra la speranza e il disastro c’è tempo per i calcoli e per i ricordi del passato.
Qui sta l’intuizione di Dadati che, in un’attenta analisi degli elementi autobiografici presenti nei libri di Saint-Exupéry, tenta l’impensabile: l’identificazione del Piccolo Principe.

Chi è il ragazzo biondo venuto da un lontano asteroide? Possibile che sia l’unico elemento inventato in una trama altrimenti ricca di rimandi alla vita reale dello scrittore? C’è l’incidente aereo con un aviatore perso nelle sabbie del Sahara, la volpe che è un chiaro richiamo ai fennec del deserto: Saint-Exupéry ne vede spesso nel 1928 quando è caposcalo a Jube, in Marocco. E le rose come quelle che coltiva con i fratelli nel giardino di casa.
Poi Dadati vede una fotografia che ritrae il fratello di Tonio, François, morto a 15 anni. Indossa una vestaglia con un bavero simile alla giacca del piccolo principe, una sciarpa al collo e lo stesso taglio di capelli. Aggiungiamo che Antoine e François condividono la passione per il volo, i giochi e un profondissimo affetto.
Forse è il ragazzino mai dimenticato che soccorre l’aviatore nel deserto e gli indica la strada della salvezza.
O, perlomeno, è bello pensarlo.