Le confidenze di un gatto
- Autore: Eugenio Bucciol
- Genere: Amanti degli animali
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2003
Mark Twain sosteneva che, se si potesse incrociare l’uomo con il gatto, questo migliorerebbe l’uomo ma peggiorerebbe certamente il gatto. L’autore di questo libro, che parla (o miagola) per zampa di un anonimo gattone di casa, sembra essere del tutto d’accordo con questo aforisma. Dando voce ai pensieri del tranquillo e riflessivo felino (un siamese), ne approfitta infatti non tanto per raccontare la vita, pur avventurosa, del privilegiato animale, quanto per una riflessione sui quanto ci sia di più assurdo nei comportamenti umani, riflessione che investe i più vari ambiti della vita dell’uomo.
Seguendo le orme lasciate dalle zampette del gatto Murr di E.T.A. Hoffmann, ma con il vantaggio di non dover impugnare una penna d’oca, fornito com’è di un moderno e più comodo computer, il nostro felino ha deciso di utilizzare il linguaggio degli umani per trasmetterci il suo pensiero, scaturito dall’osservazione degli umani che lo circondano e dal mettere a rapporto le loro abitudini, le loro idee, i loro pensieri, con i propri e con quelli dei gatti suoi amici e compagni.
Quello che ne nasce non è un romanzo, ma un monologo suddiviso in vari, brevi capitoli. Il nostro siamese parla dei gatti e degli umani essendo fermamente convinto della superiorità dei primi, con molte alzate di spalle e scuotendo la testa davanti al comportamento, spesso irragionevole e senza un reale scopo, degli uomini. La tesi alla quale arriva non è però condivisibile da chiunque, e, anzi, portata alle estreme conseguenze potrebbe risultare perfino pericolosa: la superiorità dei gatti sugli umani consisterebbe infatti nel non pensare, nel non riflettere tipico dei gatti, che seguono sempre e soltanto il proprio istinto senza chiedersi mai il perché di quello che fanno e di ciò che succede intorno a loro. Tanto che il nostro protagonista, accorgendosi di essersi avvicinato troppo al linguaggio e alle riflessioni proprie dei suoi padroni, vede come unica via d’uscita il regredire alla propria condizione di gatto, creatura che si esprime solo attraverso i miagolii, ignara ma felice.
D’altra parte, molti dei comportamenti umani stigmatizzati dal nostro gatto sono effettivamente risibili, a guardarli da vicino. La progressiva perdita di contatto con la natura, ad esempio, e l’attaccamento sempre più compulsivo alla tecnologia. Dopotutto, riflette il nostro siamese, che cosa ha inventato l’uomo nella sua storia se non una serie di "prolunghe" per agevolare ciò che già faceva o rendere accessibile anche a sé stesso ciò che in natura già esisteva? Il volo, ad esempio.
Ancora, il diverso senso del tempo. L’uomo, dice il felino, non sa godere del tempo che gli rimane dopo avere soddisfatto i propri bisogni primari, ma anzi escogita modi sempre più fantasiosi per occuparlo, per non doversi confrontare con l’ozio, padre di tutti i vizi secondo un proverbio, in realtà pericolosa condizione, in quanto ci mette in relazione con noi stessi e con la nostra anima.
A ben guardare, si tratta di concetti non nuovissimi, sviscerati anzi in moltissime opere prima di questa; ma sono in ogni caso concetti importanti. Quello che veramente alza il gradimento del lettore rispetto a questo libro è lo stile, la scrittura non pedante e tuttavia ricercata, a tratti quasi poetica, ricca di termini non banali e citazioni non proprio immediate. Ne risulta un libro adatto ai gattofili, ma affatto privo di fanatismo o idolatria nei confronti dei nostri amici felini.
Ein ganz normaler Kater (German Edition)
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