Le due mogli di Manzoni
- Autore: Marina Migliavacca Marazza
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Solferino Libri
- Anno di pubblicazione: 2022
Le due mogli di Manzoni (Solferino Libri 2022), di Marina Migliavacca Marazza, giornalista e scrittrice, descrive il rapporto che Alessandro Manzoni (Milano, 7 marzo 1785 – 22 maggio 1873), ebbe con le sue due consorti: Enrichetta Blondel (Casirate, 11 luglio 1791 – Milano, 25 dicembre 1833), prima moglie del grande scrittore, poeta e drammaturgo, al quale diede dieci figli e la seconda moglie, la nobildonna Teresa (Teresin) Borri Stampa (Brivio, 11 novembre 1799 – Milano, 23 agosto 1861).
“Ma che ne sa il cuore?”. “I promessi sposi”, Cap. VIII.
Quando pensiamo ad Alessandro Manzoni, del quale nel 2023 si celebrerà il 150esimo anniversario dalla sua scomparsa, ricordiamo il suo capolavoro I promessi sposi, letto per dovere a scuola e riletto con piacere in età adulta.
Pensiamo al ritratto di questo grande italiano, opera di Francesco Hayez, datata 1841, dove Manzoni appare come il classico esemplare di gentiluomo ottocentesco, dal viso severo ed elegante. Pochi ricordano che Manzoni, considerato uno dei maggiori romanzieri italiani di tutti i tempi, ebbe due mogli: l’amatissima Enrichetta Blondel la prima, e la seconda, Teresa (Teresin) Borri, nata da donna Marianna dei conti Meda e da don Cesare dei conti Borri, già vedova del ricchissimo conte Stefano Decio Stampa e madre di un unico figlio maschio, Stefano.
Ed è Teresin in questo bellissimo romanzo scritto in prima persona, che disvela ai lettori il carattere e la controversa personalità di Alessandro Manzoni, del quale la donna si innamorò, come scrisse alla madre parlando di Manzoni: Cet homme est vraiment fait suivant mon coeur. (Quest’uomo è fatto proprio come il mio cuore vuole), dopo aver letto “I promessi sposi” nell’edizione del 1827. Teresin sente una profonda affinità spirituale con l’autore di questo romanzo moderno, che avrebbe dato un contributo fondamentale all’unità linguistica italiana. Ma è il 26 dicembre del 1833 quando Teresa vede per la prima volta “el noster don Lisander”.
L’occasione è tristissima: Alessandro, “sposatissimo con la sua brava Enrichetta che gli ha dato una decina di figlioli”, ha appena visto morire la sua compagna. Il dolore è immenso, devastante, nonostante la salute di Enrichetta fosse malferma da tempo, Manzoni si sente smarrito, perso, sbalordito. Alla veglia funebre a casa Manzoni, in via del Morone, il giorno di Santo Stefano, in una Milano tutta ricoperta di bianco a causa della neve che scende copiosa, sono presenti tutti gli amici e i conoscenti del “romantico vedovo inconsolabile”, sorretto da sua madre, la temibile e ancora bellissima Giulia Beccaria. Quest’ultima, ha avuto suo figlio dal padre naturale Giovanni Verri, con il quale ha avuto una relazione prima e durante il matrimonio, anche se il padre legittimo è suo marito Pietro Manzoni. Alla veglia funebre è presente anche Teresin, testimone, come gli altri astanti, della disperazione di Manzoni, alto, magro, curvo, con i movimenti di un automa, l’uomo vestito di nero in quel momento dimostra molti più dei suoi quarantotto anni.
Il prossimo incontro tra Teresin e Alessandro avviene al Teatro La Scala, nel febbraio del 1836, durante una prima, finalmente Manzoni nota con occhio interessato la vedova Stampa. Alessandro capisce che è arrivato il momento di ricominciare a vivere, Teresin ha ancora una venerazione per Manzoni, il matrimonio d’inverno in tutti i sensi, una cerimonia tra “due vecchietti” sposati in vesperis, si celebra il 2 gennaio 1837. Manzoni ha 51 anni, Teresa 37. Sarebbe stata un’unione felice? “La mè mièe”.
Nella Milano risorgimentale illuminata dalle luci del salotto della Contessa Maffei, patriota e mecenate, che raccolse nel suo salotto milanese i più significativi rappresentanti dell’arte e della letteratura del tempo aperti al nuovo clima patriottico, l’autrice con prosa felice, frutto di una lunga documentazione, descrive le pulsioni dell’anima di una donna, Teresin, vedova da tanto tempo, abituata a essere padrona di se stessa, che sceglie di salvare l’anima di un uomo complicato e impegnativo come tutti i grandi, inserita come un cuneo nel variegato mondo della famiglia dei Manzoni. Teresin sa in cuor suo di essere sempre e comunque una seconda moglie, giunta dopo l’angelica Enrichetta, che donò “un olocausto di amore infinito” al Manzoni.
Enrichetta e Teresin, diverse nell’aspetto, nell’anima e nella personalità.
“Ero felice? Ne era valsa la pena?”.
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