Le forme dell’India di Silvio Grocchetti

Questo è un libro di viaggio in cui tradizioni, consapevolezze e caratteri personali dell’autore si scontrano e fondono con una realtà dalle mille forme – contraddittorie e assurde – che stupiscono, sconvolgono e spesso, a modo loro, rasserenano.
"Le forme dell’India" ci conduce in un viaggio dall’estremo ovest all’estremo est indiano – dallo stato del Bihar sino alle coste di Mumbai – che ha inizio con un vero e proprio scontro: quello del cittadino occidentale dinnanzi a una cultura fortemente differente, quasi inspiegabile.

Frastornato, i più semplici oggetti, le più immediate emozioni si coprono di un mantello scuro da cui non ho il coraggio di svestirli.
Mi accascio sul letto e crollo in un sonno buio e profondo come la notte indiana.

Silvio Grocchetti ci trasmette quella sensazione di smarrimento che chiunque abbia calcato il suolo dell’India sperimenta per la prima volta, per poi mostrarci gli indiani attraverso un lungo pellegrinaggio nel quale anche il lettore, assieme all’autore, passo dopo passo inizia ad accettare l’India, e ad essere accettato dall’India. Ci porta nei villaggi dove il coraggio di uomini e donne è stato in grado di stravolgere le più becere tradizioni: ad Agra, nel locale dove ragazze vittime di attacchi con l’acido posso reinventarsi una nuova vita, o nel villaggio dove i frutti maturati su alberi di mango riescono a far vivere giovani donne. Ci porta a Varanasi, dove osserviamo anziani e non attendere serafici l’avvento della morte in quanto benvoluta liberazione dalle proprie spoglie mortali, sino ad osservare le luci e i colori della grande metropoli, Mumbai, perfetto emblema di una terra ricca di domande prive di risposta.

Oramai è notte fonda: la leggera cascata di pioggia nebulizzata ha smesso di aliare, lasciandoci le fronti umide nell’aria fresca del salotto. Qualche minuto trascorre così, inebetiti dalla stanchezza, dalle parole che hanno vorticato attorno al tavolo. Poi è un uomo a spezzare il silenzio. «Le troverò un buon marito, non preoccuparti», dice. «Ci penserò io».

Con uno stile dai tratti onirici, ci si sente accompagnati – non mano nella mano, perché questo libro non semplifica né abbellisce la complessità dell’India – lungo un percorso fatto di incontri eterogenei, molti dei quali trascendenti la comune forma di interazione umana, per assumere un profilo più primitivo, “da animale ad animale”.
Una raccolta di storie, nella forma più semplice del termine che, attraverso la coscienza dell’autore, scuotono e commuovono, e a tratti perfino divertono.