Le grandi battaglie aeree
- Autore: Andrea Lopreiato
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2019
Due primati per l’Italia, nei primi anni della storia del volo di guerra. Decisamente non male per il nostro Paese, che se è stato all’avanguardia negli anni pionieristici della storia dell’arma aerea, non si può certo considerare dal primo dopoguerra del ’900 in poi una potenza economica e industriale in campo aeronautico, all’altezza dei colossi mondiali come Germania, Inghilterra e lo stesso Giappone, restando al solo 1939-45 e per non parlare degli Stati Uniti pre-post bellici e dell’Urss o anche Russia che si voglia.
I due record vengono messi in evidenza nel saggio di Andrea Lopreiato, Le grandi battaglie aeree, testo storico-tecnico che si sofferma monograficamente “sulle imprese, le vittorie e le sconfitte più incredibili mai avvenute in cielo”, in poco più di un secolo, dopotutto, che tanto conta l’intera storia dell’aviazione.
Il primo capitolo riporta al 1911, quando a detta di tutti nasce il “potere aereo”. L’indicazione temporale è illuminante: in quell’anno erano attive in un conflitto convenzionale solo le nostre Forze Armate, Regio Esercito e Marina, impegnate in un conflitto contro l’impero turco per la conquista della Libia, la “quarta sponda” nel Mediterraneo. Si consideri che di volo si poteva parlare a stento da otto anni e datava nemmeno da tre l’impiego dei velivoli a scopo militare. I fratelli Wright avevano fatto librare un aeromobile a motore più leggero dell’aria alla fine del 1903, sul prato di Kitty Hawk e solo nel 1908 avevano proposto all’US Army una versione Militar Flyer biposto della loro invenzione rivoluzionaria, da impegnare nel servizio telecomunicazioni-trasmissioni, il Signal Corps.
C’è da dire che fin dal 1884 la specialità Genio del nostro esercito utilizzava palloni aerostatici a scopo di osservazione. Qualcuno ebbe quindi l’intuizione di mettere a disposizione di un servizio di ricognizione dall’alto i nuovi per quanto ancora rudimentali apparecchi, in grado di decollare autonomamente, volare e atterrare, dopo aver seguito a vista un rotta possibile, in relazione alla disponibilità di carburante indispensabile per far girare le eliche. È per questo che nel contingente tricolore schierato nell’impresa di Libia, dopo lo sbarco del 2 ottobre 1911, oltre a innovazioni tecnologiche notevoli come i camion, le motociclette, le radio, i dirigibili, figuravano eccellenze come la nuova flottiglia aeroplani, in carico al battaglione specialisti del Genio. Erano nemmeno dieci velivoli di quattro modelli diversi e di produzione e motorizzazione francese o tedesca. A disposizione, in un campo a Tripoli, undici piloti e trenta tecnici, nel complesso. I compiti erano l’appoggio al tiro d’artiglieria e la ricognizione, ma l’ardimento dei primi aviatori militari azzurri portò il tenente pilota Gavotti a sperimentare il 1 novembre il rilascio a mano di quattro bombe, da due chilogrammi l’una, sulle posizioni turche di Ain Zara. Effetto reale irrisorio, vista l’esigua quantità di esplosivo lanciato, ma effetto psicologico devastante, amplificato propagandisticamente dai reportage degli inviati.
Vista l’utilità, si stabilirono basi anche a Derna e Tobruk, con quattro aerei ciascuna.
Oltre ad attuare la prima esperienza di superiorità dall’aria, l’Italia ha concepito la prima dottrina di “potere aereo”, con Giulio Dohuet. Il generale dei bersaglieri non ha avuto predecessori nel teorizzare il bombardamento da alta quota, in un rapporto sulla guerra italo-turca, durante la quale gli era stato assegnato il compito di relazionare sull’efficacia dell’aviazione bellica. Nel corso della Grande Guerra insistette nella necessità di conquistare il dominio dei cieli e di investire nella fabbricazione di bombardieri, per colpire il nemico in profondità e privarlo di difese e risorse. In effetti, si può considerare il primo teorico della guerra totale, avendo anticipato l’esigenza di spingere grandi velivoli da bombardamento a scaricare quantità di esplosivi nel cuore del Paese nemico, per fiaccarlo materialmente e moralmente.
Nei capitoli successivi de Le grandi battaglie aeree viene sviluppata la storia intera delle operazioni militari in aria, dai fratelli Wright alla conquista dello spazio, passando per le due grandi guerre del 1900 e i conflitti parziali successivi. Ci sono perciò il Barone Rosso e Francesco Baracca, la distruzione di Guernica nella guerra civile di Spagna e gli Stukas che terrorizzavano con le loro picchiate nella Blitzkrieg del 1940, l’avio lancio dei paracadutisti tedeschi a Creta e l’attacco giapponese a Pearl Harbour.
Dopo il secondo conflitto mondiale vengono le guerre di Corea e Vietnam, l’impiego dell’aviazione negli scontri arabo-israeliani (1968 e 1973), l’offensiva aerea della NATO nei Balcani dopo lo smembramento della Jugoslavia, le missioni internazionali nel Golfo Persico e Iraq, la Russia in Siria e la conquista dello spazio, con le relative implicazioni a scopo bellico.
Esperto di aeronautica, Andrea Lopreiato è nato nel 1972, vive e lavora a Viterbo. Ha frequentato l’Università a Modena e si è laureato in scienze politiche a Torino. È paracadutista, pilota di plurimotori da trasporto e droni, impegnato in questi ruoli in Italia e all’estero.
Le grandi battaglie aeree. Le imprese, le vittorie e le sconfitte più incredibili mai avvenute in cielo
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