Le metamorfosi dell’artista
- Autore: Carmelo Spalanca
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2011
Un prezioso contributo su Sciascia viene dal libro di Carmelo Spalanca Le metamorfosi dell’artista. Leonardo Sciascia dalla narrativa alla saggistica (Flaccovio, Palermo, 2011).
Lo studioso, indirizzando l’attenzione alla relazione dell’invenzione con la riflessione, rileva la formazione di Sciascia sotto l’egida di illustri modelli italiani ed europei:
“da quei libri comincia effettivamente la sua ’avventura’ o il suo ’destino’ di lettore; di lettore totale, di intellettuale capace di dominare ’tous les livres’; quei libri che, distillati, si trasferiscono nelle sue pagine senza portare ’segni’ molesti di fatica o ’pesi’ di erudizione. È il fenomeno della riscrittura, che rende assai suggestivo il suo itinerario umano e intellettuale; se l’invenzione narrativa non esclude la riflessione critica, l’analisi degli autori sollecita il suo estro creativo e sconfina spesso nella sfera dell’arte”.
Il pensiero è chiarissimo: dal lettore Sciascia prende corpo una sintesi mirabile di strutture conoscitive e strategie formali. Costante il richiamo di Spalanca all’opera di Massimo Onofri Storia di Sciascia (Laterza Roma – Bari, 2004), mentre non gli passa inosservato, tra gli altri, il contributo poderoso di Giuseppe Traina e Antonio Di Grado. L’itinerario è sviluppato a partire dal posto notevole che il mondo della “zolfara” occupa nell’attività letteraria di Sciascia:
“Se esaminiamo la sua produzione narrativa, ci rendiamo conto che essa è legata indissolubilmente al mondo della zolfara; la sua rappresentazione della miniera non è generica e superficiale, ma precisa e profonda; non riproduce modelli letterari, bensì riflette una conoscenza diretta dei luoghi”.
Il saggio muove dunque dall’infernale mondo della miniera con frequenti richiami alle Parrocchie di Regalpetra, di cui sono riportati numerosi brani significativi, opportunamente analizzati e commentati. Le immagini sono drammatiche, le scene risultano sapientemente costruite e già dall’opera emerge l’adesione di Sciascia al modello illuministico:
“… egli fa ricorso alla ragione, tende a scoprire la verità, e l’analisi della realtà gli consente di mettere in rilievo il suo impegno civile”.
Accurata ed elegante la presentazione dei racconti inclusi nell’opera Il mare colore del vino; sono messe in luce tematiche e forme da cui affiora una visione del mondo senza sogno: la tensione fra eros e thanatos si conclude in una dimensione sempre più pessimistica del mondo.
Altro prezioso contributo è lo sguardo rivolto al “teatro della memoria”: dal caso Bruneri-Canella al racconto “La sentenza memorabile” con qualche accenno alle Cronachette. Conclude la prima sezione l’analisi del romanzo Il cavaliere e la morte in un discorso dall’ampio respiro.
La seconda sezione concerne la produzione saggistica di Sciascia che, sorretta dall’opera degli illuministi, è indirizzata alla scoperta di scrittori siciliani e non: senza lo studio di Sciascia, i primi sarebbero rimasti nell’ombra, malgrado l’originalità del loro apporto.
Nella terza sezione infine, dedicata alla critica francese, viene in particolare esaminato il contributo di Claude Ambroise che verte sul legame scrittura-verità. Noto studioso questo critico francese che, oltre al saggio Invito alla lettura di Sciascia (Mursia, Milano, 1990), aveva già curato presso l’editore Bompiani la pubblicazione in tre volumi, Opere, comprendente gli scritti dal 1956 al 1989 (vol. I1956-1971; vol. II 1971-1983; vol. III 1984-1989). Nel 1987 usciva il primo volume con la preziosa Introduzione a Leonardo Sciascia. Ambroise ha centrato il bersaglio. La ricerca della verità appare già ne Le parrocchie di Regalpetra in cui il vero nasce dalla vita del paese che oggettivamente lo testimonia:
“Il maestro siciliano, scrivendo, non reinventerebbe il paese se non vi fosse venuto al mondo, se nella vita, nella professione, non fosse andato incontro ad esso e se non avesse imparato a conoscerlo nell’ascolto e nella partecipazione ai dialoghi dei compaesani; se non l’avesse scoperto nei libri e negli scritti lasciati nelle biblioteche e negli archivi… Più che la rappresentazione di una realtà, Regalpetra è la cristallizzazione di un’esperienza concreta di quella realtà”.
Perciò nell’ambito di un’esperienza vita, il testo assolve a una funzione di “origine” ai fini della produzione successiva. Ambroise ha poi parlato di una tensione che attraversa l’opera di Sciascia, concludendosi nella distruzione del “mito” dell’inquirente, non più in grado di ricomporre la realtà in nome della verità. Malgrado la letteratura costituisca il mezzo privilegiato per il disvelamento del vero nel reale, l’impostura rimane ineliminabile: il modello illuministico che privilegia la funzione educativa della letteratura finisce con l’essere travolto dall’incapacità pirandelliana di raggiungere l’obiettivo. Questa in sintesi la tesi di Ambroise chiarificata da Spalanca: nello scrittore agisce l’oscillazione fra i due poli e ciò conferisce alle opere dell’ultimo periodo un fascino rilevante. Egli affida la conclusione del suo “excursus” alle parole dette da Sciascia a Marcelle Padovani nel corso di un’intervista:
«quando lo scrittore serve, è unicamente nel senso che ci aiuta a vivere nella verità; è questo il gioco, il grande gioco della letteratura e dell’arte.»
Sciascia compie quello che dice per Candido nella pagina attinente alla sua disposizione onirica:
“il gioco, dunque, delle cose incrociate, il diletto del cruciverba dove tutto quello che è apparentemente casuale (persone, intenzioni, idee, libri, scrittori…) si iscrive nel puzzle del saggio o della storia narrata”.
Dalla dimensione della “sicilitudine” evidenziata nella raccolta di saggi La corda pazza, il cerchio si chiude con i Fatti minimi, eppure essenziali, in cui fanno la loro apparizione plurimi universi culturali: l’identità culturale del siciliano diventa europea e mondiale per il bisogno di “comprendere”; dalla zolfara egli esce portando con sé i mali irrisolti ed entra nell’impegno culturale di una storia più ampia sempre attento a demistificare le imposture che è un modo profondo di manifestare la responsabilità. Sciascia, in conclusione, non resta irretito nel destino di Regalpetra, ma apre lo sguardo ad ampi orizzonti conoscitivi, convinto dell’interdipendenza di popoli e culture. Per tutti questi motivi, il saggio è felicemente riuscito e resta un passaggio obbligato.
La metamorfosi dell'artista. Leonardo Sciascia dalla narrativa alla saggistica
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le metamorfosi dell’artista
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