Le parole della comunicazione
- Autore: (a cura di) Carlo Sorrentino
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2018
Tre autorevoli esperti di comunicazione (Emiliano Ricci, giornalista e scrittore scientifico, Laura Solito, docente di Sociologia della comunicazione e Carlo Sorrentino che ha curato il testo, anche lui docente universitario) ci aiutano in un agile libretto, dal titolo molto semplice, "Le parole della comunicazione" – in una collana voluta dall’Ordine dei giornalisti della Toscana e dato alle stampe da Pacini Editore – a comprendere meglio e a districarci nel variegato mondo delle informazioni e dei media, analizzando e circoscrivendo l’argomento con venti parole chiave, come interazione, fiducia, visibilità, world wide web, cronaca nera, fake news.
L’idea di circoscrivere l’argomento è dettata dal fatto che già il termine “comunicazione” viene usato in modo improprio fino a perderne la reale portata. Questo accade perché si crede erroneamente che comunicare significhi puramente e semplicemente parlare e apparire e che sia una dote basata su un fiuto o su una vocazione senza alcuna necessità di studio e acquisizione di determinate competenze. Non a caso a volte sentiamo parlare di “guru della comunicazione” o di “mago dei media.”
Viviamo in un mondo ricchissimo di informazioni e mentre prima bastava un telegiornale o acquistare un quotidiano per reperire le notizie, le notizie ora le confezioniamo noi stessi con l’utilizzo dei social, ad esempio, creando, interagendo con gli altri, condividendo. Gestiamo cioè una certa “complessità” e non ci rendiamo conto della responsabilità che ci assumiamo. Abbiamo cioè una certa posizione e una conseguente reputazione. Questo fenomeno chiamato “mediatizzazione della realtà” ha però prodotto un concetto semplicistico: “se non sei sui media non esisti” che ha dato luogo a un primato dei media stessi, considerati il principale ambiente sociale attraverso cui si definisce la rappresentazione del reale. L’apertura alla pubblica visibilità richiede l’individuazione di un determinato e preciso modo di essere e per riuscire in un atto comunicativo adeguato bisogna essere innanzitutto credibili. La credibilità è definita dalla relazione, dalla negoziazione con i propri interlocutori, che siano istituzionali oppure no.
Inoltre, sebbene i livelli di istruzione negli ultimi anni siano aumentati è quasi paradossale che la comprensione di molti aspetti della vita e del mondo invece li vediamo opacizzarsi. I casi che troviamo nel presente volume sono svariati in proposito. Basti pensare alle vaccinazioni per le iscrizioni a scuola o al mettere in discussione l’autorità di medici e insegnanti (indicativo è il fenomeno sempre più dilagante e preoccupante delle aggressioni verbali e non, a queste categorie professionali).
Il testo si conclude con l’analisi di due parole chiave che sono di forte attualità pur se, viene fatto giustamente notare, il fenomeno non è nuovo nel settore dell’informazione, ma con l’avvento dei media digitali il discorso si è fatto più serio e probabilmente sono anche necessari degli interventi più stringenti da parte delle istituzioni.
Stiamo parlando delle false notizie (le cosiddette fake news) e della post-verità, entrambe collegate, e che gli esperti preferiscono inglobare in un unico termine: “misinformazione”. Un discorso complesso che merita appunto un approfondimento, il cui nocciolo della questione è l’intenzionalità di chi fa circolare questo tipo di notizie. Insomma, mentire sapendo di farlo. Il che rende tutto più grave.
Mentre per “misinformazione” s’intende la condivisione involontaria di informazioni non verificate, talvolta addirittura non verificabili. Un fenomeno di cui sono vittime non solo gli utenti dei social ma anche le testate giornalistiche che
affidandosi a fonti autorevoli, in buona fede non si preoccupano di mettere in atto le operazioni di verifica della notizia, alimentando così il corto circuito della disinformazione e amplificando la distorsione della realtà fattuale.
Si capisce, dunque, quanto, per tutti i professionisti del settore, in primo luogo i giornalisti, ma anche i blogger e coloro i quali ritengono che le parole abbiano un peso e un significato, il discorso portato avanti dagli autori sia di fondamentale importanza.
Un libro non solo da leggere, ma da assimilare, in un ottica di cambiamento fattivo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le parole della comunicazione
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