Giacomo Leopardi è senza dubbio uno degli autori di maggior rilievo della letteratura italiana moderna. Massimo esponente della poesia romantica, l’autore viene studiato in tutte le scuole e le più belle poesie di Giacomo Leopardi sono ancora oggi oggetto di analisi e commento costante da parte dei professori italiani.
Conoscere un pezzo della letteratura del nostro paese tanto importante è fondamentale per la nostra cultura e oggi abbiamo deciso di elencarvi quali sono le più belle poesie di Giacomo Leopardi con il relativo testo, la parafrasi e l’analisi.
Cominciamo, intanto, col precisare brevemente chi era Giacomo Leopardi.
Giacomo Leopardi è stato prima di tutto un poeta ma anche un filosofo, filologo, glottologo e scrittore italiano nato il 29 giugno 1798 a Recanati e morto a Napoli il 14 giugno 1837. Oltre che il romantico per eccellenza gli viene attribuito anche il titolo di maggior poeta dell’Ottocento, nonché una delle più importanti figure della letteratura mondiale.
Il titolo di filosofo gli deriva dalla profonda riflessione sulla condizione umana e sull’esistenza che ci ha tramandato coi suoi scritti. Per quanto riguarda le sue poesie, invece, la straordinaria qualità dei suoi scritti hanno fatto sì che si imponesse nel panorama culturale e letterario europeo e internazionale, con influenze che vanno al di là della sua epoca.
Giacomo Leopardi comincia come esponente del Classicismo, ammiratore delle opere dell’antichità greco-romana, per poi approdare al Romanticismo dopo lo studio di alcuni poeti europei quali Foscolo, Shelley, Chateaubriand e Byron.
Giacomo Leopardi: le sue poesie più belle
Spiegato chi era Giacomo Leopardi e la sua posizione rispetto alla poesia e alla letteratura del suo tempo, ecco la lista delle sue più belle poesie:
- “L’infinito” , 1819: in questa poesia trapela un tema caro al poeta e che caratterizza la sua prima poesia, la poetica del vago e dell’indefinito. Si tratta di uno dei primissimi idilli di Giacomo Leopardi, uno dei suoi più celebri lasciti ai posteri;
- “La sera del dì di festa” , 1820: questa poesia fa parte delle liriche dei “Canti” e il tema centrale è la riflessione del poeta rispetto all’infelicità della sua esistenza, personificata in una donna che lui descrive lontana e indifferente nei suoi riguardi.
- “Alla Luna”, 1820: anch’esso contenuto nei “Canti”, questo componimento ha un ruolo significativo nella letteratura leopardiana in quanto rende noto e spiega un tema a lui particolarmente caro, il ricordo.
- “A Silvia”, 1828: comparsa per la prima volta nell’edizione dei “Canti” del 1831, “A Silvia” è uno dei componimenti più conosciuti del poeta romantico che introduce un tema a lui caro, il pessimismo cosmico. Da questa lirica in poi la poetica di Leopardi vede la natura come matrigna, causa primaria della sofferenza dell’essere umano.
- “La quiete dopo la tempesta”, 1829: pubblicata per la prima volta nel 1831, in questa poesia il tono del poeta è all’inizio apparentemente distante dal pessimismo cosmico che lo caratterizza. Il tema torna a farsi spazio in modo prepotente nella seconda parte della poesia, quando l’autore introduce la sua meditazione sull’infelicità dell’essere umano. Essa viene considerata inesorabile, poiché l’essere umano prova gioia solamente nella momentanea cessazione del dolore, che invece caratterizza tutto il resto della sua esistenza. Mai come in questa poesia è chiara una cosa: per Leopardi la felicità non esiste, si tratta solamente di brevi momento in cui il dolore smette di tormentare l’uomo.
- “Il sabato del villaggio”, 1829: l’analisi del testo di questa poesia permette di individuare le chiavi cardine e i nodi concettuali della poetica di Leopardi, uno su tutti la teoria del piacere. Attraverso questi versi emerge molto della concezione di vita e di mondo dell’autore.
- “Il passero solitario”, 1829-1830: in questa famosissima poesia Leopardi si trova ad osservare un passero sulla torre campanaria di Recanati e a riflettere su quanto lui e l’uccello siano simili: entrambi soli, entrambi destinati a rimanerlo, questa poesia è dedicata a una profonda riflessione sulla solitudine.
- “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”, 1829-1830: in questa poesia Leopardi si cala nei panni di un pastore che interroga la luna, chiedendo a lei di sciogliere i mille interrogativi sulla dolorosa della condizione umana. Tra sogni e viaggi, in questa poesia compaiono tutti quelli che sono considerati gli elementi tipici del Romanticismo, dal paesaggio notturno ai riferimenti a terre esotiche e lontane.
- “La ginestra”, 1836: edito postumo nel 1845, “La ginestra” è stato uno degli ultimi componimenti di Giacomo Leopardi. Si tratta di un poemetto lirico-filosofico molto lungo e viene riconosciuto come un testamento poetico di Leopardi, una profonda riflessione sulla condizione umana.
- Le ricordanze, 1829: una poesia che esplora i ricordi di Leopardi, che dopo l’assenza da Recanati torna a casa. 173 endecasillabi esprimono le emozioni e il percorso tra i ricordi del poeta.
Ognuna di queste opere emerge nel panorama dei tanti componimenti dell’autore per i temi affrontati, tutti parte integrante della poetica immortale di questo autore e tutti chiariti tramite l’espressione in versi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Le poesie più belle di Leopardi
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