Le sconfitte non contano
- Autore: Marcello Sorgi
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2013
Saggio narrativo, testimonianza, memoria autobiografica sono i diversi aspetti in cui s’intreccia la poderosa scrittura di Marcello Sorgi nel volume “Le sconfitte non contano” (Rizzoli, 2013).
A partire dalla Sicilia del dopoguerra, terra d’origine dell’io narrante, fino alle più inquietanti vicende nazionali conclusesi con l’attentato brutale a Giovanni Falcone, vi si trovano raccontate in modo abbastanza documentato cinquant’anni di storia. Filo conduttore è la figura del padre, chiamato affettuosamente con il nome di battesimo Nino, avvocato socialista che esercitava la professione a favore dei più deboli. Aveva combattuto, vinte e perdute, tante battaglie in un contesto di mafia che spadroneggiava nella città di Palermo. Poi si affermerà in processi rilevanti fuori dell’Isola. Nell’epilogo, parlando con il figlio, già adulto e valente giornalista, gli confida nuove consapevolezze: il senso da attribuire al capitalismo degli anni Novanta, diverso da quello feudale combattuto in gioventù. È una sorta di testamento spirituale che Marcello può leggere nel suo sguardo, prima che egli esplicitamente gliene parli:
“Le sconfitte non contano, anzi servono egualmente a cambiare le cose, come le idee segnano sempre il solco della Storia. Riconoscerlo è una prova d’intelligenza, non il segno di una resa”.
L’essenziale è vivere dalla parte che la propria coscienza ritiene giusta. Difficile fu il suo impegno civile e culturale che maturò con altri compagni nel corso degli studi liceali. Incontriamo Nino il 16 gennaio 1942 quando in divisa con lo zaino sulla spalla si avvia alla stazione per salire sul treno assieme agli altri soldati; lo ritroviamo dopo l’8 settembre del ’43 nella Palermo distrutta dai bombardamenti, fra la gente afflitta dalla miseria:
“benché ancora ventenni, la guerra li aveva resi precocemente adulti, sedimentando in loro le scoperte, le convinzioni, le idee degli anni del liceo”.
Sono pagine di crudo realismo quelle che lo scrittore ci consegna; episodio dopo episodio l’affresco si estende, si fa sempre più ampio. Una galleria di personaggi, appartenuti alla cultura più avanzata del Paese, affiora in modo fluido; le storie si susseguono in un percorso variegato e, in primo luogo, si stagliano nettamente le lotte dell’occupazione delle terre, contrastate dal potere mafioso rafforzatosi all’indomani dello sbarco degli alleati. Questa la causa delle sindacature agrarie che pilotarono l’eccidio di Portella delle Ginestre (1 maggio 1947). I processi allora erano politici: difensore degli assassini del sindacalista Turiddu Carnevale fu il democristiano Giovanni Leone, mentre l’accusa di parte civile era rappresentata da Sandro Pertini. Quasi monografico il bel capitolo dedicato a Danilo Dolci e all’azione di bonifica sociale da lui svolta a Trappeto; altrettanto può dirsi di quello che mostra la complessa personalità di Leonardo Sciascia. Incantano anche le pagine centrate sugli anni d’assalto del quotidiano palermitano “l’Ora”, nonché quelle sulle relazioni di Nino con il mondo del cinema. La presenza dell’io narrante si fa diretta dagli anni della contestazione giovanile e decisamente rivela il rapporto con la figura paterna.
Il libro documenta e testimonia, fa luce su misteri inquietanti e orienta alla speranza, malgrado ogni tortuosità. Il lettore scopre così che tutto ciò che è accaduto può somigliare a una feroce recita: al puparo sta a cuore non la vita, ma il privilegio da mantenere ad ogni costo.
Le sconfitte non contano
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