Le sorelle in aria
- Autore: Rosalba de Filippis
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2016
Una poetessa come Rosalba de Filippis andrebbe elogiata di più, letta di più, anche se nel mondo “troppo occupato da news agghiaccianti” e affannato in cui viviamo, trovare uno spazio per la poesia sta diventando molto difficile.
Le pagine culturali non hanno tempo per la poesia italiana, al massimo attacca la solita solfa di finte preoccupazioni: il romanzo lo danno per morto da trent’anni e più, mentre sguscia da tutte le parti, soprattutto nella grande distribuzione a bella vista, dove se chiedi al libraio perché ha in vetrina solo i fatti privati del duca Harry ti porge il libro dal titolo Spare - Il minore, altro che poesia italiana, e ti risponde perché non vogliamo chiudere o diventare solo una cartoleria.
Di poesia nemmeno a parlarne e poi, si sa, i di poeti "donna"italiani oggi hanno l’onore della visibilità per un paio di giorni solo se muoiono.
Quindi sono da elogiare tutti gli editori che stampano libri di poesia, da Passigli editori a Lieto Colle a Amos edizioni, Eretica e Marco Saya edizioni, fino a quelli che destano un l’attenzione popolare, come le poesie della collana bianca di Einaudi.
Era doveroso scrivere chi sostiene la poesia, soprattutto al femminile, perché un’autrice come Rosalba de Filippis non ha certo bisogno dei miei farfugliamenti, ma ci proviamo.
Prima di tutto, bisogna chiedersi che differenza c’è fra poema e poemetto.
Generalizzando il poema è qualcosa di grande, tante avventure incastrate una sull’altra. E poi una densità di avvenimenti che ha dell’ incredibile, come L’Iliade, L’Odissea di Omero, un uomo che forse non è mai esistito.
Il poemetto sembra un componimento assai lezioso, ma invece ha a che fare con la brevità. Ne è convinto anche chi scrive l’introduzione al poemetto, Davide Rondoni, che si sbilancia in nomi altrettanto azzardati: poemario, poelungo, poetesto, altrettanto brutti.
Nella nota introduttiva a Le sorelle in aria (Passigli editori, 2016), Rosalba de Filippis, invece, mette il poemetto come scudo di fronte a poesie brevi e frammentarie. L’autrice, in particolare, dà importanza a tutto ciò che di naturale si porta dietro un poemetto: un eccesso di natura, una volpe che vista da vicino sembra piccola e inerme, ma è sicuramente scaltra. Poi c’è questo nome “Danielle”, che torna spesso nei componimenti dell’autrice: una ragazza che è sparita e che è diventata natura oppure è sperduta nel bosco, quel bosco che non fa paura alla De Filippis, non più, come se nei suoi tanti trabocchetti fosse diventata complice di chi lo vede realmente, nella sua interezza. Danielle è proprio il titolo di un altro libro di Rosalba de Filippis, edito da Campanotto nel 2013.
La volpe che, significativamente, torna nel poemetto:
Volpe / pensavo alla tua fame/ come chi dispensa un amore di nulla / nella cesta di un gattino / voracità / che non si addice / alla tua cosa così lunga / di tutti i profili scolpiti nell’aia. / Oggi ho capito/ tu mi volevi forte/ sapevi / e nel giro di una età / che ruba tutto/ mi avresti ritrovata ancora qui / come una serpe alta / senza l’innamorato / a cui dare le promesse. / Mi sono fatta un male di abbracci / un male di solitudini imposte / di figli ancora scuri / e ancora soli. / Stamani scommetto di fuggire/ troppo l’odore / che ti ha frastornata.
La volpe sarà poi la parola iniziale di molti componimenti poetici e di cui l’autrice non ha paura, perché è piccola, furba, ma mansueta.
La Natura di Leopardi spaventava, perché matrigna e indifferente ai dolori dell’uomo, ora sembra dirci Rosalba de Filippis che è l’uomo di cui dobbiamo avere maggiormente paura: nasconde ragazze nei boschi, non ha rispetto della lentezza della natura. La depaupera e poi i veri mostri dell’umanità del nuovo millennio sono gli uomini stessi, con i loro sprechi, che non sanno più smaltire. E la scrittrice, invece, si sente una sorella della natura.
Significativamente l’autrice non parla di matrigne, ma di madri, di “madre”, questa parola ritorna sempre nell’immaginario poetico della De Filippis.
È questo luogo / maschile / con i muschi prepotenti / anche i rami assomigliano / a nervi / coniugano solo fattezze e pensieri / sono furbi / negano le scorciatoie / che avrei da attraversare. / Se almeno una madre/ almeno una madre / vestita con le mani deliziose / facesse un passo con il mio nome.
Non stupisce, quindi, che sempre per Passigli editori, sei anni dopo, l’autrice scriva in versi, Madrebianca, nel 2022.
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