Le sparizioni
- Autore: Scott Heim
- Casa editrice: Neri Pozza
“Non c’è niente di meglio di una bella malattia, per fare nuove amicizia …” (Pag. 249)
Un ragazzo non più tanto giovane e sua madre si ritrovano e cercheranno di giustificare le loro vite difficili, guardando nel passato per trovare un motivo, una ragione della vita.
Il tema degli adolescenti difficili trattato in Myserious Skin è ripreso dall’autore Scott Heim in forma più matura ne Le sparizioni (Neri Pozza, Vicenza, 2008).
Scott Heim, dopo il grande successo di Mysterious Skin, spinto dalla versione cinematografica di Gregg Araki, con Joseph Gordon-Levitt, ha avuto una crisi simile al personaggio del libro: problemi di droga, un blocco dello scrittore, estraniamento con famiglia e amici, in pratica una depressione notevole.
Cosa c’è nascosto nel passato di ognuno di noi? Perché alcuni fatti sono elaborati nel tempo e subiscono una lavorazione mentale per ridefinirsi come una storia diversa?
Scott (il personaggio ha lo stesso nome dell’autore) si è trasferito dal Kansas a New York per lavorare in una casa editrice.
Nel Kansas è rimasta la madre Donna, perché anche la sorella Alice abita in un altro paese.
Scott è depresso, stanco, malato, drogato e gay. A New York è solo, perché un’esistenza talmente forte e al limite dell’autodistruzione l’ha portato all’emarginazione. Gli unici amici sono drogati o pusher.
Un giorno la madre, malata di cancro e ormai senza tante speranze, gli manda un messaggio e lo supplica di ritornare a casa.
Nella sua mente racconta una sparizione di quando era bambina, un avvenimento modificato secondo l’ascoltatore.
La madre è ossessionata dalle sparizioni di ragazzi e adolescenti, un fenomeno molto diffuso nel mondo.
Negli stati Uniti il National Center for Missing and Exploited Children in uno studio del 2002 parla di circa 2.200 casi di scomparsa al giorno fra quelli denunciati alle autorità. Il numero aumenta considerando i casi non ufficiali. I motivi sono tanti, compresa la fuga volontaria.
Sono sempre cifre elevate.
In questo contesto Donna, ossessionata dal suo trascorso, è rimasta così impressionata dai casi di scomparsa da dedicare l’esistenza alla loro ricerca.
Un tormento sconfinato, un disturbo ossessivo compulsivo, peggiorato con l’arrivo della malattia. Per questo motivo e per strane nuove e inquietanti conoscenze la madre prega il figlio di tornare a casa.
L’arrivo di Scott avviene in una casa stravolta dalla confusione, dall’abbandono, dal sapore forte delle medicine. La madre apatica e il figlio dipendente dalla droga si ritrovano incomprensibilmente bene. Iniziano i folli tentativi di risolvere i casi, fino alla conoscenza di Otis, un adolescente distaccato, pigro, trasandato, incontrato per caso, ma in realtà è una mania della madre:
“… se pensa che quel ragazzo sia una persona reale. Forse era solo una figura di sogno, create da mia madre per incarnare un passato di cui voleva riprendere possesso.” (Pag. 316)
Gli scomparsi riappaiono nella fantasia e nell’immaginazione, nei vari episodi raccontati dai parenti, è difficile distinguere realtà e bugie. Sono come le tre verità della madre.
Il romanzo racconta uno scontrarsi forte e acceso fra madre e figlio, ma anche tanto amore; il confronto generazionale si trasforma in un incrocio emotivo.
Scott Heim conosce il linguaggio crudo, lo accompagna con una fragilità descrittiva.
Ad esempio apprendiamo dell’omosessualità del ragazzo, delicatamente e apparentemente fra le righe:
“… mi piazzai eterno secondo in una gara di spelling e mi lanciai in un amore non corrisposto e fallimentare fin dalla nascita per un ostacolista della squadra di atletica della scuola.”(Pag. 45)
Il modo leggero di scrivere s’intreccia con uno stile molto duro, malato, per caratteri forti. Il linguaggio è carnoso, melmoso; il fumo impregna il racconto, è sempre presente. Una scrittura talmente materiale da assaporare i conati di vomito, nulla c’è nascosto:
“Avvertivo il suo sudore, la mostarda nel suo alito e l’odore dei capelli sporchi e unti.”(Pag. 185)
Ci sono altre cifre stilistiche nel romanzo. Alcuni elementi di tensione, sia per la storia, sia per il collegamento perpetuo fra avvenimenti passati e presenti, come i dolcetti che ritornano.
Poi c’è la descrizione di un mondo di provincia, una società claustrofobica, delle persone malate, perse nella loro realtà, incredibilmente distanti dalla città.
La casa della madre è un simbolo, oltre gli odori forti c’è un cortile pieno di rifiuti, di oggetti lasciati da tempo, segno del declino fisico e morale. Ma c’è di peggio, lo squallore dell’abitazione è nelle parole disgustose con cui è raccontata la minuzia degli oggetti soprattutto alimentari abbandonati.
Il romanzo appartiene ha una società americana al limite della tensione. I temi della famiglia, della droga, delle scomparse sono collegati con una scrittura appassionata, la volontà è di non scoprire nulla, ma di rinchiudersi ancora nel mistero.
Il coraggio dello scrittore sta nella morale lasciata dal protagonista. Una morale capovolta:
“… gli scrittori devono seguire alcune regole generali. Non possiamo scrivere storie che rischiano di deprimere i nostri giovani lettori o di infastidire i loro genitori. Le malattie sono tabù, e lo stesso vale per ogni forma di dipendenze, soprattutto alcol e droga; per le sparizioni e per i rapimenti.” (Pag. 258)
Il contrario del libro.
Le sparizioni
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