Leggere Shakespeare a Kabul
- Autore: Qais Akbar Omar, Stephen Landrigan
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2013
“Leggere Shakespeare a Kabul” (Newton Compton, 2013), scritto a quattro mani dall’ex giornalista americano Landrigan e dal linguista e giornalista afghano Qais Akbar, è un resoconto della piéce teatrale di “Pene d’amor perdute” diretta dall’attrice francese Corinne Jaber. Nulla di strano fino a questo punto, se non fosse per il fatto che si è trattata della prima rappresentazione teatrale dopo 25 anni di totale silenzio e in un paese in cui la violenza è all’ordine del giorno: l’Afghanistan. L’intrepida attrice francese dovrà affrontare non solo minacce ma anche problemi culturali insormontabili: la mancanza di un testo tradotto in lingua locale, l’assenza di una lingua unica da utilizzare per lo spettacolo, viste le innumerevoli etnie in cui è divisa l’Afghanistan, la riottosità di un cast che non vuole prendere ordini da una donna, le difficoltà logistiche delle interpreti femminili in un paese in cui “una donna è una perbene” solo se entra prima che faccia buio e se segue gli ordini di padre e fratello. Ancora più difficile è la scelta del genere da portare in scena in un paese che di tragedie ne ha vissute troppe e… quasi ironica appare la decisione di portare in scena una commedia, ma è una scelta che ha un suo perché, ben espresso dalla Jaber stessa con la frase:
”Gli afghani non amano le tragedie”.
Una frase che appare quasi sarcastica, a ripensarci bene. Il risultato di settimane di lavoro al caldo soffocante dell’Afghanistan, tuttavia, sarà una suggestiva messa in scena di uno dei capolavori del teatro occidentale “orientalizzato“ attraverso l’inserimento di particolari bollywoodiani che tanto piacciono agli afgani.
Di certo non è il caso editoriale degli ultimi decenni, ma è un libro da leggere per conoscere un Afghanistan che, dopo l’abbrutimento talebano, riscopre il valore della cultura, un paese che faticosamente cerca di superare le differenze etniche, in cui le donne provano a riconquistare quel posto nel mondo ingiustamente sottratto loro e che vuol far sapere all’occidente:
“Noi crediamo anche nel profeta Issa (Gesù), e lo rispettiamo”.
Un ritratto umano di un paese che di certo raramente si trova sulle pagine dei nostri quotidiani per… un evento culturale.
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