Lettere di un soldato. Prima guerra mondiale 1915-1919
- Autore: Giuseppe Trombetta
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
“Un bacio a tutti in famiglia e parenti. E sono vostro affezzionatissimo figlio Giuseppe. Raccomando ai cari fratelli e sorelle di ricordarsi per me che sono in un momento poco bello. Un bacio a tutti e sono aff. fratello Giuseppe”.
Parole semplici, di tutti i giorni, non si direbbe siano state scritte nei momenti di pausa di un’esperienziale che impegnava tutte le forze fisiche e mentali di Giuseppe Trombetta, un soldato lombardo come tanti nella Grande Guerra, al fronte e in prigionia. Un secolo dopo, una nipote ha scoperto e riordinato il materiale epistolare semplice e prezioso, conservato dal nonno. È nato così Lettere di un soldato. Prima guerra mondiale 1915-1919, un volume pubblicato a settembre dell’anno scorso dalla casa editrice Tralerighe Libri di Lucca (con numerose illustrazioni in bianconero, 150 pagine), su iniziativa di Andrea Giannasi, sempre attento alla storia dei due confitti mondiali del Novecento e ai protagonisti anche più modesti di quelle vicende. La firma in copertina è attribuita al militare comasco, ma chi ha curato la raccolta e la trascrizione delle lettere alla famiglia è Maria Cristina Daniela Trombetta — il nonno Giuseppe la chiamava solo Daniela —, nipote di quel combattente in grigioverde e maestra per oltre quarant’anni.
Qualche tempo dopo la morte dell’anziano, in un solaio della casa di famiglia ha rinvenuto lettere, cartoline in franchigia, appunti, documenti e oggetti, racchiusi in una cassetta di legno e risalenti alla prima guerra. Ha tenuto a riordinare cronologicamente il carteggio, rispettando le date e senza modificare il contenuto o intervenire sugli errori di sintassi e ortografia, dopotutto non esagerati.
Il materiale si può dividere in tre grandi momenti: giugno 1915-maggio 1916, granatiere al fronte; giugno 1916-febbraio 1919, prigioniero degli austriaci a Prijedor, in Bosnia; febbraio 1919-giugno 1919, mesi trascorsi in un campo contumaciale per ex prigionieri sull’isola sarda dell’Asinara.
Giuseppe è nato a Grandate, Como, nel 1889 (morto nel 1983), in una famiglia contadina, primogenito di dieci figli, sette maschi e tre femmine. Ha frequentato le scuole fino alla terza elementare. Durante il servizio militare di leva ha partecipato nel 1912 alla campagna contro la Turchia in Libia, tornando successivamente a collaborare ai lavori agricoli familiari. D’estate andava a fare il bracciante nel contiguo territorio di Lugano.
Richiamato per la mobilitazione all’avvio delle ostilità contro l’Austria Ungheria, era già in zona guerra nel giugno 1915 col 1° Reggimento granatieri.
Scambiava corrispondenza soprattutto con i fratelli Ernesto e Luigi, anche loro militari, con la sorella Maria per le informazioni da casa e con alcuni amici, per le notizie di Grandate e dei compaesani. S’interessava alla vita familiare, alla campagna dei bachi da seta e alle condizioni del bestiame, fondamentale per il lavoro nei campi, l’aratura, la semina, la produzione di latte, carne e formaggi.
Scarne le notizie di carattere militare: nelle prime lettere dal fronte non mancano accenni alla vita di trincea, a combattimenti e difficoltà, ma per non incorrere nelle cancellazioni del censore Giuseppe evita di aggiungere fatti e circostanze alle emozioni e stati d’animo che esprime. Il 21 giugno 1915 spiega:
"Vorrei dire altro, ma la censura non lo permette dunque basta così".
Nel periodo della lunga prigionia, la corrispondenza diventa ancora più rarefatta e spiccano le richieste di viveri e vestiario.
Il 29 maggio 1916 l’ultima lettera ai genitori recapitata dalla posta militare italiana, il 24 giugno l’indirizzo reca termini pieni di consonanti: Am dem Ghefanghen, C. Magg Trombetta Giuseppe, Ghefanghen Laghe Sigmundserberg, N 1° Ostreich.
È indirizzata al padre e lo informa d’avere scritto altre due volte, ma di non essere certo che siano pervenute. Dice d’essere prigioniero dal 31 maggio (i granatieri erano in linea a Monte Cengio). Rassicura sulla sua “salute ottima” e chiede:
“Vi prego pero appena ricevete questa mia di rispondermi subito e fammi sapere come vanno le cose in famiglia, e vi raccomando caldamente di informarvi dal comitato e per mezzo di questo mi farete pervenire un pacco di pane al peso che puo passare... se potete mandate da mangiare ne ho bisogno... nel pacco mettete solo pane e se volete anche cioccolata... avrei bisogno anche di qualche soldo ma non spediteli finche scrivo ancora io... vi raccomando di rispondermi subito che ansioso aspetto vostre nuove”.
Si sforza di non creare apprensione a casa, ma la sua preoccupazione per il momento difficile si legge tutta.
Dalla Bosnia a Taranto, alla fine del conflitto. Fortemente debilitato, viene inviato in quarantena all’Asinara e trattenuto per quasi cinque mesi.
Se la prima guerra mondiale sul fronte italiano è cessata il 4 novembre 1918, per Giuseppe è finita molti mesi più avanti. È riuscito a ricongiungersi alla famiglia solo nell’estate 1919, a luglio. Due anni dopo ha sposato Maria e nel 1922 è nata la prima di cinque figli. Ha lavorato ancora nei campi, nell’approvvigionamento di foraggio per l’allevamento dei bovini, dedicandosi anche alla compravendita del bestiame. Era un “marossée”, un commerciante specializzato nel procurare pariglie di buoi da lavoro per i contadini di Grandate e del circondario.
Lettere di un soldato. Prima guerra mondiale 1915-1919
Amazon.it: 14,25 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Lettere di un soldato. Prima guerra mondiale 1915-1919
Lascia il tuo commento