Li chiamano anche portieri
- Autore: Luigi Guelpa
- Genere: Sport
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2023
Compito non facile quello del portiere. Fa parte di una squadra ma gioca da solo, i suoi compagni usano i piedi (guai se non fosse così) lui, invece, le mani. Gli altri si muovono per tutto il campo, mentre il suo terreno di gioco è un recinto lungo sedici metri dal quale non si può allontanare. Rappresenta l’ultima linea difensiva, che deve essere varcata. Se fallisce lui, la squadra capitola. Insomma, un compito ingrato: grazie a lui la squadra non perde ma nemmeno vince. A segnare ci pensano altri giocatori.
Più che un ruolo una vocazione sostiene Guy Chiappaventi nella prefazione del libro Li chiamano anche portieri (Mursia, 2023), opera scritta da Luigi Guelpa, giornalista professionista che da oltre trent’anni racconta i conflitti di mezzo mondo, il quale spesso si affida allo sport per trovare una diversa chiave di lettura nel narrare gli aspetti sociali e di vita quotidiana dei Paesi in cui è inviato.
Un titolo scelto da una frase di Eduardo Galeano, scrittore, giornalista e saggista uruguaiano, che elenca le molte definizioni con il quale viene identificato:
Lo chiamano anche portiere, numero uno, estremo difensore, guardapali, ma potrebbero benissimo chiamarlo martire, paganini, penitente, pagliaccio da circo. Dicono che dove passa lui non cresca più erba.
E Guelpa nella sua opera presenta le storie di quarantaquattro portieri, un viaggio che parte dalle origini del ruolo fino ai giorni nostri e oltre, da Jimmy Foulke, il guardiano britannico dell’Ottocento agile come un gatto nonostante la sua pachidermica mole, arriva a Meshaal Aissa Barsham, il prototipo del calciatore da laboratorio e il più rassicurante Jo Hyeon, agile come un’anguilla, coraggioso come una tigre, che si ispira ai cartoon di Holly e Benji.
Quarantaquattro storie di portieri che si dividono in due categorie: i “pazzi” e i “regolari”.
I primi sono eccentrici, giocano per lo spettacolo e i fotografi, volano da un palo all’altro, qualche volta escono dall’area, dribblano, calciano punizioni e rigori, come Hugo Orlando Gatti detto El loco, che si godeva il sole appoggiato al palo.
Poi ci sono i portieri regolari, quelli che basano tutto sul piazzamento e concedono poco allo spettacolo. I freddi che si esaltano poco e raramente fanno una cappella come Dino Zoff.
Ma in generale e soprattutto in quest’opera i portieri sono degli anti-eroi romantici come Jan Jongbloed, tabaccaio per professione e portiere per passione, che giocava con il numero 8, parava senza guanti e difendeva la porta dell’Olanda nel Coppa del Mondo tenutosi in Germania nel 1974.
Li chiamano anche portieri è un libro molto romantico, non una enciclopedia, ne mancano moltissimi, non ci sono le statistiche con i meno battuti, perché è un testo che si concentra soprattutto sul calcio premoderno, prima che il football diventasse un affare per le tv e il merchandising.
Li chiamano anche Portieri
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Un libro perfetto per...
Consigliato agli appassionati del calcio e a chi vuole conoscere la storia di vite straordinarie
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