Liberi!
- Autore: Alfred R. Mele
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Carocci
- Anno di pubblicazione: 2015
Il filosofo americano Alfred Mele (1951), che vanta approfondite conoscenze di psicologia e neuroscienze e insegna all’Università della Florida, ha pubblicato “Liberi!” - un interessante saggio recentemente uscito da Carocci - per confutare le tesi di numerosi scienziati internazionali, i quali da anni affermano che l’essere umano è profondamente condizionato nelle sue azioni sia dalla sua attività cerebrale sia da fattori ambientali: insomma, che il libero arbitrio di cui ci vantiamo e su cui dibattono da secoli tribunali ecclesiastici e civili, in realtà è un’illusione.
“Oggi sono essenzialmente due gli argomenti scientifici contro l’esistenza del libero arbitrio (free will). Il primo afferisce alle neuroscienze e sostanzialmente afferma che tutte le nostre decisioni sono prese inconsapevolmente, e quindi non liberamente. L’altro argomento è legato alla psicologia sociale e sostiene che fattori di cui siamo inconsapevoli esercitano su di noi una influenza tale da non lasciare spazio al libero arbitrio”.
Alfred Mele contesta queste affermazioni analizzando criticamente gli esperimenti scientifici che le suffragherebbero, convinto che ricusare la libertà di coscienza produrrebbe solo un aggravio dei comportamenti negativi all’interno dell’ordine sociale, in quanto molti si potrebbero ritenere non responsabili delle proprie azioni delittuose o comunque colpevoli.
In particolare l’autore polemizza con le tesi del neurofisiologo statunitense Benjamin Libet (1916-2007) che già trent’anni fa scoprì (attraverso oggettive procedure di laboratorio, rilevate con elettroencefalogrammi, oscilloscopi ed elettrodi applicati alla corteccia cerebrale di soggetti volontari) che il tempo intercorrente tra l’esecuzione di un atto e il rendersi conto di farlo è di 0,5 secondi, dimostrando così che il cervello si prepara all’azione prima che il soggetto divenga consapevole di aver deciso di compiere il movimento. La vera causa delle nostre azioni non sarebbero dunque le intenzioni coscienti e la nostra volontà, bensì un’attività inconscia del cervello.
Contro tale interpretazione, Alfred Mele usa diversi argomenti, sottolineando che il tempo soggettivo non sempre corrisponde al tempo misurato con metodi fisici; il fatto poi che la coscienza situi la volontà in un certo istante non implica che essa sia affiorata proprio in quell’istante e non prima. Inoltre, l’attivazione di alcune aree cerebrali potrebbe corrispondere, anziché alla decisione vera e propria, a una fase di preparazione della decisione. E un movimento automatico privo di implicazioni morali non è rappresentativo di una decisione cosciente: una libera scelta si riferisce a un comportamento complesso, non è presa istantaneamente ma è frutto di lunga riflessione. Nonostante gli esperimenti di Libet siano stati confermati negli anni successivi da numerosi altri studiosi (Fried, Ramachandran, Chun Sion Soon), Mele ostinatamente difende l’esistenza della libera volontà umana da un punto di vista filosofico, ritenendola baluardo irrinunciabile della dignità della persona. E irride anche alle tesi della psicologia sociale, secondo cui siamo talmente condizionati dall’ambiente familiare e sociale, dalla genetica, dalle abitudini e dalle convenzioni, dalle ideologie religiose e politiche, dall’educazione e dall’istruzione impartitaci, che non ci resta alcuno spazio per l’iniziativa autonoma e per la libertà di azione e di pensiero. Le tesi e gli esperimenti scientifici che Alfred Mele contesta con più veemenza (talvolta dilungandosi in esempi e puntualizzazioni alquanto pedantesche) sono quelli proposti da studiosi come Daniel Wegner, Michael Gazzaniga e Stanley Milgram, i quali affermano che le intenzioni consce non sono mai tra le cause delle azioni corrispondenti: noi agiamo inconsciamente, e poi tendiamo a giustificare le nostre azioni a posteriori, sulla base di pregiudizi o automatismi.
La conclusione a cui arriva “Liberi!” è che esiste senza ombra di dubbio un “libero arbitrio modesto”, che ci permette di prendere nella quotidianità decisioni razionali e informate, ma di limitata rilevanza. Riguardo invece all’effettiva consistenza di un “libero arbitrio ambizioso”, indipendente dalle leggi di natura e dai vincoli sociali, è forse il caso di attendere, per pronunciarsi in proposito, un approfondimento maggiore negli studi sperimentali.
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