Lilli Jahn. Il mio cuore ferito. Lettere di una madre dall’Olocausto
- Autore: Martin Doerry
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Rizzoli
“Le lettere testimoniano l’indifferenza della gente durante la guerra, illustrando le conseguenze devastanti che comuni debolezze umane come l’egoismo o la vigliaccheria possono produrre in un sistema totalitario. Allo stesso tempo parlano però di temerarietà, amore incondizionato e coraggio civile, virtù…”
Tanti libri hanno narrato le storie dolorose dell’Olocausto, alcuni scritti da coloro che sono sopravvissuti, altri dai familiari di chi non ce l’ha fatta e che hanno voluto testimoniare il periodo più buio e funesto della nostra storia. I loro racconti si uniscono alle numerose memorie storiche, e non saranno mai abbastanza per le nostre generazioni future. Il libro Lilli Jahn raccoglie le lettere custodite per quasi cinquant’anni tra i ricordi troppo dolorosi, e recuperate dai nipoti di Lilli che hanno ricostruito la vita e la tragica vicenda della loro nonna, morta nel campo di concentramento di Auschwitz tra il 17 e il 19 giugno 1944.
Chi era Lilli? Lilli era un medico, una donna emancipata per quei tempi, raffinata e colta. Amava suonare il pianoforte e assistere ai concerti e alle mostre d’arte. Nata nel 1900 a Colonia, apparteneva ad una famiglia benestante ebraica. Negli anni di frequentazione dell’università conobbe Ernst Jahn, di famiglia protestante, anch’egli studente in medicina, che sposò nel 1926. Lilli era una donna piena di talento, a differenza del marito, tanto è vero che non solo lo aiutò a terminare gli studi ma anche a gestire insieme uno studio medico. Lo sposò per amore contro la volontà dei propri genitori. Ernst, povero in canna, era un uomo confuso anche dal punta di vista emotivo, infatti ben presto ebbe una relazione con un’altra donna. Lilli, perfino sapendo della rivale, continuò ad amarlo profondamente.
“ Ernst non aveva nulla in comune con questa donna giovane e allegra che sacrificò ben presto le proprie aspirazioni per l’amore incondizionato verso il marito.”
A volte il destino sembra essere in cerca di una condanna: tanto è passionale e intelligente lei, quanto pavido e vigliacco l’uomo che amerà e che le distruggerà la vita. Saranno anni difficili, quelli che si apprestano a vivere i due giovani sposi: la crisi economica del ’30 ha impoverito l’intera nazione per cui i pazienti saranno pochi, ma Lilli non si abbatte e continua a studiare per se e per il marito. Il 30 gennaio del 1933 è nominato cancelliere Hitler e con le successive elezioni a marzo ci saranno ondate di arresti fra gli oppositori. Lilli e Ernst si troveranno per la prima volta di fronte al terrore nazista, ma niente faceva ancora presagire l’emanazione delle leggi razziali e la tragedia della soluzione finale. Lilli nel frattempo è diventata madre di cinque figli: Gerhard, Ilse, Johanna, Dorothea e Eva, figli di razza mista, padre ariano e madre ebrea, e per il regime nazista costretti a continue intimidazioni. Alcuni dei loro amici più stretti e la stessa sorella Else lasceranno la Germania per potersi salvare. Ernst, legato all’amante dalla quale aspetta un figlio, non vuole andare via. Martin Doerry, nipote di Lilli, scopre nella ricostruzione della storia, che Ernst, in quanto ariano, avrebbe potuto salvarla chiedendone il rilascio alla Gestapo il giorno stesso dell’arresto. Un dolore ancora più straziante.
Con il precipitare degli eventi Lilli, coraggiosa e determinata, decide di divorziare dal marito, gli affida i figli sapendo intimamente che è l’unica via di salvezza per loro, accoglie in casa sotto lo stesso tetto la nuova compagna del marito e l’assiste quando partorisce. Infinitamente sola e abbandonata, in cuor suo abbraccia il destino che è stato imposto agli ebrei. Il 21 luglio 1943 viene arrestata dalla Gestapo e rinchiusa nel campo di rieducazione al lavoro di Breitenau e successivamente nel 1944 verrà deportata ad Auschwitz, dove morirà per gli stenti patiti. Durante la sua prigionia riuscirà a far arrivare ai suoi adorati figli le sue lettere.
“ Figli adorati, non state in pensiero per me: va tutto per il meglio, sto bene … Il lavoro mi distrae, ma mi resta sempre poco tempo per pensare e rimuginare, e in quei momenti non riesco a soffocare la nostalgia di voi e di casa. Come sta la mia piccola Dorle? Fa la brava? Visto che non sarò a casa per il suo compleanno, prendete le candeline … e un paio di caramelle dalla credenza. Lore, mia cara, come va? … I ragazzi non ti danno troppo lavoro? … Come sta papà? Salutatelo con tanto affetto … Vi abbraccio e vi bacio tutti quanti. I miei pensieri, i miei desideri e la nostalgia sono rivolti a voi giorno e notte. Con tutto il mio amore. La vostra mamma. “
Una storia drammatica e molto commovente. Intense e piene d’amore sono le lettere scritte dalla dolce Lilli, una donna fiera e coraggiosa dal cuore ferito per ben due volte, dagli spietati nazisti e dall’amato marito. Lilli ha vissuto un calvario indescrivibile insieme alle tante vittime della Shoah, ma sono sorprendenti le sue qualità d’animo. Non descrive mai le sofferenze a cui è sottoposta e che patisce, invoglia alla gioia della vita e al futuro che sarà prodigo di buone notizie. Non si legge, infatti, nelle sue lettere una sola parola di vendetta o di livore verso coloro che l’hanno privata dei suoi cari figli e dei suoi affetti. Nella tragicità degli eventi, il suo dramma privato diviene una storia da affidare all’eternità.
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