Limite bianco
- Autore: Antonella Dilorenzo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2020
"Tu corri, corri sempre, qualunque cosa accada."
Limite bianco di Antonella Dilorenzo (Scatole Parlanti, 2020) è un romanzo che parla degli ostacoli che si incontrano nel corso della vita e di quanto sia importante trovare la forza di reagire agli eventi drammatici e di affermare se stessi.
Innanzitutto ci sono i limiti di Carl, il protagonista: la sua pelle nera, il suo status di figlio adottivo, la sua crisi d’identità, i 100 metri da correre in meno di dieci secondi.
Poi ci sono i limiti di suo padre: il suo essere succube nei confronti del datore di lavoro Pagri e delle sigarette, il suo segreto da nascondere alla famiglia, i 650 chilometri Roma-Lugano da percorrere senza quasi mai dormire per occultare denaro illecito.
Ma ci sono anche i limiti dei prepotenti: Gerardo, compagno di classe di Carl, che nasconde le sue insicurezze dietro la spavalderia, la violenza, la copertura dei genitori e del gruppetto dei pari; e Pagri, che vive solo per le banconote, il gioco d’azzardo e la sua collezione maniacale di penne BIC.
Carl ha dodici anni ed è il figlio adottivo di Elisa e Achille Giovannelli. Scopre di saper correre velocemente per caso il giorno in cui sfreccia lungo gli 800 metri che separano la scuola dalla sua casa per fuggire alle perfidie dei compagni di classe, in particolare di Gerardo, che lo perseguita. L’ingresso nel mondo della scuola media, tanto desiderato, si è rivelato crudele per lui che, dal colore della pelle diverso dagli altri, è diventato il bersaglio delle cattiverie altrui: di chi lo offende, di chi lo colpisce fisicamente, di chi ride alle sue spalle ma anche di chi, per paura di diventare bersaglio a sua volta, sceglie di far finta di nulla.
Carl corre, scappa ogni giorno a casa ma non riesce a raccontare a sua madre un dramma che lui stesso fatica a decifrare. Quelle che all’inizio potevano sembrare solo perfide e stupide battute, col passare del tempo alimentano un subdolo senso di colpa: un malessere quasi indefinibile, un’interpretazione della realtà secondo la quale non solo si sente incapace di prendere delle decisioni, ma soprattutto ritiene di essere la causa del suo disagio e delle discussioni e incomprensioni alle quali di tanto in tanto assiste tra i sui genitori.
"Era confuso, era distratto, era triste, era la colpa, solo lui era la colpa. E quella pelle, e quel naso enorme e quei dentoni bianchi, e quei genitori naturali e quei genitori mai conosciuti. Era lui la colpa del suo male, era lui la colpa del male degli altri."
Spronato dal suo insegnante di motoria, che vede in lui un fenomeno destinato a una brillante carriera podistica, e che ne comprende anche la solitudine e le frustrazioni, Carl trova grazie allo sport la forza per reagire al suo dramma e per sfogare la rabbia.
"Quando qualcosa di grave ti ronza per la testa il resto è fuori controllo. Il male è intimo come il bene, come la gioia, forse più della gioia. Il male ti rosicchia dalle viscere e nemmeno te ne accorgi, ci sei dentro e non sai né come né quando ci sei finito. Ma la rabbia, quella è più cattiva e riposa, riposa nei piedi, nei polpacci in attesa di salire serpentina per le cosce, per le braccia sino ad arrivare al cervello."
Ma, soprattutto, Carl si accorge che quando corre sta bene, che solo in quei momenti, con l’aria che gli ovatta le orecchie, si sente veramente in pace con se stesso. Non si sente né il nero né l’adottato, ma semplicemente un campione.
Quando, ventenne, il suo equilibrio si spezza e Pagri cerca di manipolarlo come ha fatto col padre per impossessarsi del denaro nascosto a Lugano, Carl deve fare nuovamente i conti con la ricerca della sua identità e del suo posto nel mondo. Un mondo adulto troppo spesso fatto di etichette, che dà l’illusione che ci si possa riscattare e che si possa ricevere il consenso altrui per il tramite del denaro e delle apparenze, e che porta a perseguire obiettivi in realtà inesistenti, vacui, che lasciano sfuggire di mano le cose più belle come il tempo, l’amore, la corsa.
Limite bianco è un romanzo molto toccante perché attraverso le parole e le storie dei suoi personaggi affronta tematiche forti e attuali come il bullismo, l’adozione, la forza delle passioni. Il bullismo è analizzato in modo empatico dal punto di vista sia della vittima sia del bullo, e lo svolgersi delle vicende evidenzia come lo sconfitto sia quest’ultimo, che non sa essere nessuno senza l’uso della violenza, fisica e non, o senza la protezione altrui.
Della vita di una famiglia adottiva emergono in più punti della trama la complessità dei rapporti, ma soprattutto l’amore dei genitori per quel figlio arrivato non dopo nove mesi di gravidanza, ma dopo un’estenuante, onerosa e difficile gestazione fatta di pratiche burocratiche, colloqui, firme, accordi con gli assistenti sociali.
In merito alle passioni, Carl ci insegna che queste possono aiutare a vincere i momenti di difficoltà, a comprendere gli ostacoli, ad agire, a superare ogni limite, perché:
"L’amore che provava lui per quella cosa invisibile che gli sfiorava la pelle nera e gli tappava le orecchie, quando necessario, era più forte di ogni altra cosa."
Limite bianco è una storia che, già dopo le prime pagine, non si vorrebbe mai smettere di leggere. Un po’ non si vede l’ora di scoprire come le vicende andranno a finire, un po’ si sa che dispiacerà arrivare all’ultima pagina. Ma in realtà, anche richiuso il libro, non ci si stacca da quei personaggi, perché sono così vivi che rimangono nel cuore.
Limite bianco
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