Lo specchio e l’olio. Le superstizioni degli italiani
- Autore: Alfonso M. Di Nola
- Casa editrice: Laterza
Lo specchio rotto, l’olio versato, toccare ferro, in tredici a tavola, il gatto nero. Qual è il significato e l’origine delle superstizioni che popolano la nostra vita quotidiana?L’antropologo Alfonso Di Nola (1926-1997) pubblicò questa fondamentale ricerca nel 1993: da allora Laterza l’ha riproposta in diverse edizioni economiche, che hanno continuato a riscuotere interesse e successo di pubblico. L’argomento si presta infatti a suscitare curiosità e discussioni, toccando vari aspetti della vita e della cultura italiana: religione, scienza, psicologia, astrologia, occultismo.
“Questa raccolta intende analizzare soprattutto le superstizioni italiane, come residui o survivals delle età precedenti, tuttora persistenti in una cultura che sembrerebbe avere i suoi fondamenti nella tecnologia e nelle strutture dell’epoca postindustriale”.
Anche in un mondo laicizzato e scaltrito come l’attuale, infatti, persistono credenze opinabili e prive di qualsiasi scientificità che risalgono alla notte dei tempi, probabilmente addirittura alla preistoria, a cui molte persone prestano fede, affidandosi a ritualità risibili, forse perché cercano in esse meccanismi di difesa e di rassicurazione dall’ignoto. Insomma, “non è vero, ma ci credo”, come recitava il titolo di un film di Peppino De Filippo. Alfonso Di Nola elenca alcune delle superstizioni più note, che spesso non si limitano al nostro ambito territoriale, ma con sostanziali differenze interessano tutto il territorio europeo: il gatto nero, lo specchio rotto, l’olio versato, il numero tredici... Di ciascuna di esse, lo studioso indaga origine e diffusione, suddividendo le credenze popolari nei loro influssi negativi o positivi. Tra i primi elenca il malocchio, la fattura, i vampiri e le streghe, il diavolo e i fantasmi, alcuni fenomeni atmosferici, le profanazioni sataniche; tra i riti positivi vengono presi in considerazione amuleti e talismani, formule magiche, fenomeni astronomici, miracoli e reliquie, medicamenti erbacei, sogni e presagi. Se alcune di queste mitologie appaiono fantasiose, frutto di ignoranza, ma sostanzialmente risultano innocue, altre rivelano invece tutta la loro pericolosità, arrivando a provocare la persecuzione e l’emarginazione di singole persone o di gruppi sociali, crudeltà nei riguardi degli animali e vandalismi contro oggetti e edifici, violenze fisiche e addirittura omicidi. Ad esempio, in provincia di Chieti, sembra persistere un costume sacrificale di antichissima origine:
“...qui si assicura tuttora la fortuna di una casa in costruzione seppellendo un cucciolo vivo sotto la soglia dell’uscio”.
Molti altri metodi, dai contorni tribali, vengono usati per assicurare fertilità, guarigioni, fortuna economica o (al contrario) per esercitare influssi distruttivi e malauguranti, ricorrendo all’utilizzo di sangue mestruale, sperma, capelli, denti, ossa. Alfonso Di Nola usa espressioni dure nei confronti di chi (media, chiese, organizzazioni politiche, conventicole esoteriche, sedicenti maghi e indovini) si serve del proprio potere per influenzare o soggiogare mentalmente le persone più suggestionabili e culturalmente impreparate, indifese o nevrotiche, allo scopo evidente di trarne vantaggi economici e popolarità. In particolare stigmatizza “il bisogno indotto come il cappuccino e le brioches” della dipendenza dall’oroscopo quotidiano, che alimenta una fiorente industria di riviste, libri, trasmissioni, turlupinando il prossimo con previsioni ingannevoli, ma gratificanti e rassicuranti, basate sul nulla.
“Sotto questo profilo, uno dei veicoli più pericolosi di diffusione e legittimazione della credulità è sicuramente rappresentato dalla televisione”
e dai molti strapagati ciarlatani che ne dirigono e animano i programmi.
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