Lo specchio nero di Gianluca Morozzi

Svegliarsi con la testa che gira, una sensazione tra la sbornia da whisky e una pasticca tagliata da uno spacciatore imbecille… Capita, no? Certo, non tutti si risvegliano con due cadaveri a testimonianza di una giornata di follie… perché è quello che è successo. O no?

Ne “Lo specchio nero” (Guanda, 2015, pp. 275, euro 15,30) di Gianluca Morozzi Walter, direttore editoriale di una casa editrice, si ritrova improvvisamente protagonista di un incubo. Lui un assassino? No, ci dev’essere un’altra spiegazione.
Magari proprio nel suo passato, un passato che riporterà a galla scomode verità…
Lui e Darko, le prime illegalità, le prime incomprensioni, le prime esperienze erotiche.

Malavita e maleducazione, ribellarsi e rischiare o allinearsi alla società e rischiare comunque. Una casa maledetta, ricordi che riaffiorano e che non vogliono saperne di tornare giù, in quell’oblio che puzza di fogna. E poi una donna perché in ogni storia che si rispetti, c’è sempre una donna. Una storia che sembra un romanzo, un romanzo troppo reale che, come la nebbia, imbriglierà i sensi e porterà il protagonista di questa vicenda in un senso unico dove dovrà fare i conti con se stesso. E noi con lui.
Un romanzo nel romanzo, una vicenda tremendamente reale e a volte inventata, un controsenso ammaliatore che c’imprigionerà sino all’ultima pagina, dove Walter…

Gianluca Morozzi sa scrivere thriller, è fuori discussione. Anzi, sa scrivere e basta. Una sua frase e un meraviglioso mondo si disegna davanti ai nostri occhi, le persone iniziano a parlare e un abile narratore inizia a descrivere la storia che sta accadendo proprio in questo momento davanti a noi. “Lo specchio nero” contiene una matassa da sbrogliare che magari non vi piacerà, ma che vorrete leggere per sapere come andrà a finire. Una piccola grande perla (nera), da gustare in una serata di pioggia, magari con qualche tuono di contorno.

“Un giallo senza polizia narrato con uno stile apparentemente semplice, un ottimo ritmo e sapienti pause, nonché buone dosi di ironia e cattiveria in un labirinto di vendette incrociate” (Repubblica)

“Complesso, intrigante, talvolta surreale” (Il Mattino)

“Da un autore di culto la rivisitazione del classico «giallo della camera chiusa» e un’indagine psicologica che procede fino alla più sorprendente delle conclusioni” (Trentino)