Lost in the sky
- Autore: Antonio Bordoni
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
Malaysian tre-sette-zero, rispondete! Malaysian tre-sette-zero, rispondete!
Nessuna voce dalla cabina del volo del Malaysian Airlines MH-370, sparito dai radar col transponder spento, la notte dell’8 marzo 2014, 40 minuti dopo il decollo da Kuala Lumpur per Pechino. È uno dei 54 velivoli scomparsi in tutto il mondo, dal 1949, senza essere mai ritrovato, sui quali si sofferma l’attenzione critica di Antonio Bordoni, in un nuovo titolo per la casa editrice romana IBN, “Lost in the sky” (Istituto Bibliografico Napoleone, febbraio 2019, 204 pagine, 18 euro).
Bordoni insegna gestione delle compagnie aeree alla Luiss di Roma, è uno dei massimi esperti italiani in sinistri aeronautici ed ha realizzato questa documentata ricerca non certo per spaventare i lettori (tutti potenziali viaggiatori aerei) sui pericoli del volo commerciale, ma con lo spirito di chi vuole accertare il più possibile le cause di un evento drammatico, per scongiurarne il ripetersi, proprio come le autorità aeronautiche cercano di fare in tutti gli incidenti.
Il suo obiettivo, anzi, è di arrivare a chiarire le circostanze di quello che resta un mistero insoluto, in modo che il dramma del Malaysian 370 possa restare l’ultimo di una lista piuttosto lunga in settant’anni, sebbene riferita solo alla scomparsa di aerei passeggeri e merci (non militari e non privati), dall’epoca in cui le rotte aeree vengono controllate dai radar civili.
Nessun intento minaccioso nei confronti delle compagnie aeree, tanto che Bordoni rassicura sull’affidabilità della quasi totalità delle aviolinee commerciali. Tiene a mettere in guardia, semmai, sui voli locali di certe compagnie, che tendono a risparmiare su controlli e ricambi. Ad esempio, secondo un indice internazionale, il rateo di sicurezza dell’Indonesia è molto basso nelle tratte interne, mentre quello dell’Italia è altissimo: zero incidenti negli ultimi 25 anni. E si tratta di milioni di ore di volo.
Dall’analisi di Bordoni dei 53 casi di scomparsa precedenti alla sparizione del Boeing 777 Malaysian, riesaminati puntigliosamente, si nota che il maggior numero di eventi, quattordici, ha avuto per teatro i cieli dei Caraibi. Ma non c’è nessun Triangolo delle Bermuda da chiamare in causa, né Ufo o fenomeni paranormali. Si tratta di semplici circostanze statistiche.
È curioso che tra le 239 vittime del volo malese sia stato indicato sulle prime un cittadino italiano. Un nostro connazionale si affrettò a comunicare che qualcuno era salito a bordo usando il suo passaporto, rubato un anno prima a Phuket, in Thailandia. Ma la pista dei possibili attentatori cadde presto: anche un altro passeggero si era imbarcato con un passaporto sottratto a un austriaco. I due sotto mentite spoglie erano cittadini iraniani in fuga dal loro paese, acquirenti di documenti falsi e passeggeri sfortunati, anche loro, del volo mai atterrato a destinazione.
È il caso, a questo punto, di precisare le circostanze del fatidico volo dell’8 marzo 2014. Il Boeing 777 aveva poco meno di dieci anni di vita quando lasciò la pista di Kuala Lumpur alle 0.41, con appena sei minuti di ritardo sull’orario di decollo verso Pechino, dove l’atterraggio era previsto alle 6.30.
Per 40 minuti il volo si svolse secondo routine. Alle 1.20:31 il transponder venne spento. Alle 1.21:13 il velivolo sparì dai radar. Aveva ancora carburante per sette ore di volo. Nessuna condizione meteo avversa. Nessun allarme o comunicazione particolare.
Aveva inizio il più grande mistero nella storia dell’aviazione commerciale.
Ricerche successive accerteranno, attraverso tracciati radar civili e militari, che Malaysian 370 aveva invertito la rotta, puntando di nuovo in direzione del territorio malese e poi dell’oceano, seguendo un itinerario regolare, come se stesse volando sotto controllo, senza problemi, verso un punto “il più possibile lontano dai soccorsi”.
Direzioni e quote cercate dimostravano la volontà di sfuggire alla copertura radar. Cambi di prua al momento giusto davano una prova della competenza di chi si trovava alla cloche. Il velivolo è stato volontariamente condotto in un’area inaccessibile ai controlli e non solcata da aerovie ufficiali.
Non portarono a nessun risultato le ricerche condotte a lungo da 50 aerei e 60 navi di 26 nazioni diverse, a sud della Malesia, nel mare Andaman.
Successivamente, ben tre commissioni d’inchiesta hanno prodotto una montagna di atti senza dare risposte. Nessuna scomparsa delle 53 precedenti ha scatenato tante ricerche, ma non si è comunque stabilito se la perdita del Malaysian 370 sia addebitabile all’azione deliberata di uno o più individui o all’esito di una serie di imprevisti o anche a guasti tecnici.
E il mistero continua.
Lost in the sky. L'incredibile scomparsa del volo Malaysia Airlines e i 53 altri casi di aerei caduti e non ritrovati
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