Luna rossa. La conquista sovietica dello spazio
- Autore: Massimo Capaccioli
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Carocci
- Anno di pubblicazione: 2019
La storia dello sbarco sulla Luna è la storia di un match combattuto senza esclusione di colpi. L’apologo meta-significante di come vanno le cose nella vita e quanto pesino le scelte, gli errori e la buona sorte. Fuori e tra le righe dell’impresa, la conquista dello spazio rappresenta per URSS e USA la vicenda allegorica di un’occasione mancata e - di contro - di una rimonta insperata.
Per quasi 20 anni le imprese spaziali assurgono a terreno della guerra fredda: un braccio di ferro tecnologico cominciato ufficialmente il 4 ottobre 1957 con il lancio dello Sputnik, il primo satellite artificiale della storia. Il suo unico segnale (un bip) emesso dallo spazio segna il primo punto a favore dell’URSS. Non passa neanche un mese (il 3 novembre 1957) che i sovietici replicano con il lancio di un altro Sputnik. C’è a bordo la cagnetta Laika, il primo essere vivente a sfidare l’ingresso in orbita (morirà subito dopo per il surriscaldamento e lo stress accumulato).
Di lì a poco, tocca agli esseri umani: sulla scorta delle imprese dei cosmonauti alla corte di Sergej Korolev, progettista capo dei voli spaziali sovietici, L’URSS sta stravincendo sugli americani. Non ci fossero stati di mezzo il primato sul mondo e l’orgoglio nazionale, chissà se gli USA si sarebbero dati una mossa al punto da spuntarla sul filo di lana. Se le cose non fossero andate come poi sono andate - il 20 luglio 1969 - forse oggi al posto di Apollo 11 e di Neil Armstrong ci sarebbe familiare la mitologia degli Sputnik (in russo significa “compagno di viaggio”), e dei pionieri Jurij Gagarin, Valkentina Tereskova e Aleskey Leonov.
Di rado la storia conserva memoria degli sconfitti, la storia della corsa alla Luna, tutto sommato, non fa eccezione. Nell’anno del cinquantennale dello sbarco americano, si sprecano i volumi sui vincitori. Con il suo “Luna rossa. La conquista sovietica dello spazio” (Carocci, 2019), l’astrofisico Massimo Capaccioli rovescia il focus, sviluppando l’argomento dall’ottica degli sconfitti. Una trama controversa con dell’epos, dato da sogni prometeici, socialismo sovietico, errori in buon numero, patriottismo, coraggio, sacrifici, sgambetti della sorte. Una storia articolata (dai primi tentativi post-bellici fino all’impasse definitiva degli anni Sessanta) che può assumersi anche anche come storia esemplare.
Come ha scritto Mark Twain:
ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno.
Figurarsi se in clima di guerra fredda e tensioni missilistico-nucleari.
L’intercapedine lata in cui si inserisce il racconto di “Luna rossa” è dunque quella di:
(…) Una storia di persone, pedine di una scacchiera che ha per sfondo la storia dell’umanità nel Novecento, complicata dalle trappole della propaganda e dal gusto, tutto sovietico, di mantenere il segreto e di raccontare verità parziali (…) Una storia nella storia travagliata e complessa dei primi settant’anni del XX secolo, nella quale svettano da un lato della Cortina di ferro il tedesco Wernher von Braun, l’agenzia spaziale degli Stati Uniti e alcune grandi aziende private, e dall’altro lato un pugno di ingegneri sovietici geniali e ardimentosi.
La parabola dello sbarco sulla Luna è dunque il tratteggio di un lungo percorso a tappe dalle ingenti poste in palio e dissimili ricadute politiche: “il liberismo americano caro al capitale” contro “il comunismo di stampo sovietico cui le masse povere di tutto il mondo guardavano con interesse e speranza”. Senza nulla togliere al tenore dell’impresa americana, non è detto che l’abbiano spuntata i migliori.
Al netto delle sue stratificazioni socio-politiche, “Luna rossa” si presenta come un saggio di ineccepibile rigore storico dal passo avvincente, gradevole da leggere.
Luna rossa. La conquista sovietica dello spazio
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