Madreferro
- Autore: Laura Liberale
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2012
L’idea pregnante di Madreferro di Laura Liberale è un motivo topico della letteratura: la catabasi, un rivisitazione di essa in chiave postmoderna, ma con il substrato della tradizione mitica-popolare.
La trasfigurazione dei luoghi natali in letteratura è sempre un rischio per l’incauto scrittore, è come calpestare quel terreno di buoni sentimenti e di slogan logori e sentimental-nostalgici, la propria terra sacra e intoccabile, foscolaniamente parlando: la madre terra!
E’ in questo abbrivo fatale che s’innesta il libro Madreferro della Liberale, una sorta di catabasi nelle segrete e profonde radici di sé. La mitizzata città di Fabrica è sentita e vissuta dall’autrice come un essere vivente che succhia l’anima di chi ne respira la sua essenza più profonda, fauci animalesche che smembrano carne e visceri.
I mostri dell’infanzia e dell’adolescenza si mostrano alla piccola Laura nelle fattezze faunesche delle zie arpie, in un intrico di incubi allucinatori degni di un quadro di Daumier.
Il ritorno al passato è un corpo dissezionato dall’autrice che procede come un emopatologo che fruga, esamina, pesa e soppesa, è come l’immersione nel magma incandescente di paure ancestrali, di demoni mai dormienti che fagocitano l’anima e quel sangue amenorroico che scandisce i 28 giorni del racconto, come le fasi lunari e femminili, marca la terra e la intride in rivoli di pensieri incessanti.
Il femminile domina e predomina sui personaggi maschili che sono in controluce, sfocati. La figura della madre scomparsa, “Il mio tempo con te è finito per sempre”, ritorna in immagini icastiche, quelle delle zie che, sia pure nefaste, suggellano, comunque, il suo io. E quel metallo, il ferro, la cui polvere si mescola alla terra e che ricorre come ricostituente organico all’anemia.
Un album da disegno che si apre su un nome e una data: "Georgina de Martignac, Fabrica, 1 febbraio 1851", segna la mappa del suo itinerario nei luoghi dalla sua prima fanciullezza. Il passato è una discesa sempre più luciferina dentro le ombre dense di fatti e misfatti mormorati, sussurrati e mai comprovati.
L’espressività densa e nel contempo essenziale della Liberale aderisce come una seconda pelle alla narrazione degli eventi, trascolorati dal tempo in un serpeggiare di emozioni e tonalità stratificate che permeano tutto il percorso narrativo. Il libro si trasforma in una favola politically uncorrect, il corollario di miti e leggende, rituali magici rimandano agli archetipi della narrazione orale, i personaggi negativi (orchi e streghe) sono gli oltraggiatori dell’innocenza.
E’ un non rispettare le regole del gioco, andare controcorrente, seguire la propria ed irrinunciabile natura affrancandosi da etichette e codificazioni. Il tutto non intenzionalmente premeditato, ma sofferto, perché rimanda adesione e pathos nel lettore. Questo breve romanzo o racconto lungo, che dir si voglia, è simile a quei romanzi che danno la chiave d’accesso all’interiorità altrui, all’anima, ai pensieri e non è poco.
Madreferro
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