Madre ombra di Matteo Porru

"Madre ombra" (Edizioni La Zattera, 2019) è la terza opera del diciottenne cagliaritano Matteo Porru, finalista al Campiello Giovani di quest’anno.
La storia, ambientata nella Venezia degli anni ’50 e ’70, percorre i primi ventitré anni di vita di Lara Diotalevi, dall’età infantile costernata dalla cecità e da mille paure, alla maggiore età faticosamente conquistata. La bambina, orfana accudita da un convento di suore della Carità, trova conforto solo nelle figure della monaca Elsa e del “fratello di ventura” Riccardo, una sorta di angelo custode.

Arrivata a ventuno anni, dopo aver costruito mille sogni e sconfitto molte, ma non tutte le insicurezze, decide di lasciare l’istituto e di avventurarsi alla scoperta di sé e del mondo. Un inaspettato intreccio di destini ricongiunge Riccardo e Lara, che diviene ospite sua e della famiglia adottiva di lui in una villa a Burano. Una serie di vicissitudini sgretolano le verità che Lara pensava di aver acquisito, mettendola in trincea davanti ai suoi peggiori incubi. In un crescendo di tensioni e rigurgiti di un passato indelebile, ma che la ragazza tenta in ogni modo di soffocare; nel buio degli occhi di una cieca che sembrava sentire i primi colori della sua vita, Lara realizza di non aver mai vissuto davvero e le rimangono rimpianti, più che conquiste, di una forsennata ricerca del meglio, rivelatosi un collasso del suo bene.
Il filo conduttore del testo, una scelta ambiziosa quanto perfettamente riuscita, è il mito della caverna di Platone, che Porru ridelinea con un taglio più esistenzialista.

Matteo Porru scrive un romanzo breve che trascina il lettore in un’apnea profonda, con uno stile fluido e profondo che alterna tratti fotografici e fantastici, mescolando sogni e concretezze in un concentrato dove risultano quasi indistinguibili. Non una storia semplice, ma raccontata in modo semplice e armonioso, quasi musicale.