MaleDetti
- Autore: Francesco Nicolino
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
“MaleDetti” il nuovo romanzo di Francesco Nicolino, le cui duecento pagine trasportano il lettore in un percorso sterrato tra le timpe profonde dell’Aspromonte, al santuario della madonna della Montagna, in un paese, Pianosangro, che non si trova nemmeno con Google maps solo perché è un paese calabrese inventato per l’occasione.
Il racconto viene ambientato da Nicolino nei primi anni ’50, con un dopoguerra ancora vivo e con una miseria ancora più viva, con l’Onorata Società che dal nome sembrava una cosa buona e che invece fa sopruso su tutti e la ribellione delle lotte contadine che “lotta” contro tutti i soprusi.
Nel romanzo si legge la condizione sociale e antropologica della Calabria di quel periodo e crea una riflessione profonda. Nicolino inserisce, più volte, delle frasi in dialetto calabrese che sono le vie di uscita verso tante altre storie che ogni lettore potrà seguire, agganciare, ricordare. Il testo del libro apre continuamente ad altro, rimanda alle proprie culture personali, allontana verso vicinanze antiche. I contenuti strabordano di continuo e rimandano ad altri concetti che riaffiorano prorompenti: il battesimo alla ‘ndrina con i suoi rituali di sangue, le parole dette e quelle non dette, i giuramenti, i santini ed i simbolismi. Il Ponte di San Giacomo con la sua soglia simbolica tra la vita e la morte, sottile come un filo di capello; l’onore e l’amore, l’infedeltà per amore e la vergogna dell’amore stesso; i piedi scalzi in cammino tra le pietre della “Montagna”, il cammino rituale; le palumbe che girano vorticose attorno alla fioca luce della lampadina accesa, le notturne falene, anime bianche e farinose che vagano e comunicano ai vivi i messaggi dei morti.
Un sottile filo rosso, quello creato con il mondo animale, che Francesco Nicolino riprende e sottolinea più volte con i “maiali-lupara bianca” che divorano uomini uccisi per farli sparire ancora di più e per sempre, i cani uccisi al posto di uomini per un fazzoletto insanguinato come (finta) prova; le capre offese per offendere uomini pastori, le lucertole catturate vive con la coda staccata che muore e che prima di morire si muove freneticamente ed allora per protezione dalle maledizioni bisognava recitare: non fu io non fu a madonna ma fu ‘u diavulu chi corna.
Un romanzo davvero interessante, con tutti i personaggi posizionati come su una scacchiera impazzita. Don Mico, il boss del paese e poi sindaco-boss del paese, figura apicale e centrale del racconto, i suoi scagnozzi, i morti, i niente del tutto del paese, i contadini rivoluzionari, gli emigranti partiti verso un riscatto sociale sperato nella parola America e molte volte deluso nell’isolamento della lontananza. Poi c’è ancora tanto sangue, l’onore, il tradimento e questa sorta di voce narrante, un corsivo perseguitante che si chiama Nina, che è moglie di Michele (affiliato all’Onorata Società) e amante-innamorata di un cognato buono come il pane. Nina, una donna che porta sopra la testa la curuna arrotolata con una cesta carica dei pesanti segreti della ‘ndrina. Un mondo quello raccontato da Francesco Nicolino che, in apparenza, sembra lontano, si muove di continuo, ma resta volutamente immobile, con l’omertà e la vendetta, con i simbolismi del sangue ritualizzato che lambisce antiche feste di montagna, vorticose tarantelle, preghiere, icone di madonne e santi antichi.
Maledetti
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