Mare avvelenato
- Autore: Elena Magnani
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2024
Giunti edita Mare avvelenato. La saga della famiglia Mazzeo (2024) di Elena Magnani, già autrice del romanzo d’esordio La segnatrice (Giunti 2022). La scrittrice è nata a Genova, ma vive da anni in alta Garfagnana.
“Qualunque cosa sfiorino i tuoi occhi, marcisce e muore”
Messina 1908. Tomaso Mazzeo spalancò la bocca in cerca d’aria. La mente ancora intrappolata in un’immagine, mentre la coscienza, uscita dal sogno, gli azzannava i polmoni. Distese la schiena contro il pavimento e appoggiò le braccia lungo i fianchi.
“Marcisce e muore”, ripeté con rabbia.
La sua voce riecheggiò tra le pareti usurate per placarsi un attimo dopo. Avrebbe voluto che anche l’odio dentro di sé potesse dileguarsi, assopirsi. Invece era sempre lì, pronto a mordergli la mezza anima che se ne stava troppo larga dentro al petto. Le parole della levatrice lo perseguitavano nei sogni. Erano trascorsi anni, eppure, ogni notte, quando il suo corpo e la sua mente si rilassavano nel sonno, tornavano a ricordargli chi era. Fin dal suo primo vagito, lei lo aveva marchiato con la peggiore dell’infamia: era uno spirito tintu, malvagio, un fascinatore, perché quando era nato aveva soffocato il gemello con il cordone ombelicale. La profezia della levatrice aveva fatto centro. In pochi anni il patrimonio dei Mazzeo era andato perduto e insieme alla ricchezza l’onore e il rispetto. Il padre e lo zio avevano scelto di diventare onesti e di buttarsi alle spalle un’eredità che consideravano scomoda. Tomaso sentiva invece di possedere talento per quegli affari, che si facevano di notte, lontano dalla legalità. Credeva di avere quell’acutezza che ricordava nel nonno, discendente di una famiglia di ladri e truffatori. Così, dopo la morte del padre e dello zio, si era imposto di proteggere i suoi cari e ridare a tutti quello che, secondo lui, si meritavano. Perché la fame e il freddo erano due mostri, che lo mordevano dentro e non voleva che si cibassero anche dei suoi affetti.
“Non lo avrebbe più permesso”.
Ma l’incontro di Tomaso con Petra avrebbe cambiato il corso del destino di un uomo tormentato.
Il romanzo, tratto da una storia vera presa dai racconti dei nonni messinesi dell’autrice, si svolge sullo sfondo del terremoto di Messina del 1908, considerato uno degli eventi sismici più catastrofici del XX Secolo. Si trattò, infatti, della più grave catastrofe naturale in Europa per numero di vittime, a memoria d’uomo, e del disastro naturale di maggiori dimensioni, che avesse mai colpito il territorio italiano in tempi storici.
Del resto, Elena Magnani ha abituato il lettore a narrazioni potenti, a tinte forti, come già accaduto ne La segnatrice, che ha conquistato critica e lettori, La storia di questo dolente spirito tintu non può che lasciare più di una riflessione nella mente di chi legge.
“Un miracolo, pensò Tomaso”.
Mare avvelenato. La saga della famiglia Mazzeo
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