Melmoth l’Errante
- Autore: Charles Robert Maturin
Nel 1820 Charles Robert Maturin scrisse un’opera straordinaria, che non ha ancora avuto, purtroppo, la risonanza che merita. Melmoth l’Errante è il racconto di un personaggio che desta inquietudine in chi lo incontra e fascino in chi ne legge le vicende.
La narrazione comincia con John Melmoth, lontano parente del Melmoth che dà il titolo al romanzo, che nell’autunno del 1816 riceve la notizia che l’unico suo parente, uno zio ricco e avaro, per il quale nutre sentimenti contrastanti, si trova in punto di morte. Giunto nella contea di Wicklow, John incontra uno zio malandato che lo prega di prendergli una bottiglia di vino in un ripostiglio per alleviare la sofferenza. All’interno del ripostiglio John trova il ritratto di un loro antenato, i cui occhi destano in lui turbamento, che reca la data 1646. Lo zio viene a mancare la stessa notte e lascia in eredità a John, oltre a tutti i suoi beni, anche il dipinto e una pergamena che secondo le volontà dello zio, espresse nel testamento, devono essere distrutti. Incuriosito, il giovane si immerge nella lettura della pergamena, un manoscritto di un tale Stanton che nel 1676 si trova in Spagna. Qui, per la prima volta, incontra un individuo la cui risata agghiacciante, causata da una tragedia appena avvenuta a una coppia di novelli sposi, lo lascia profondamente turbato. È Melmoth che Stanton incontra in Spagna, ma la vita lo porterà a trovarlo lungo il suo cammino altre volte, sempre accompagnate da un sentimento di grave inquietudine. Alla fine della sua vita Stanton decide di mettersi sulle tracce di questo misterioso personaggio, che lo perseguita perfino in manicomio, dove gli propone un patto con il diavolo. Stanton si mette quindi in contatto con la famiglia di Melmoth, in Irlanda, alla quale lascia il manoscritto.
John, il giorno successivo alla lettura del manoscritto e alla distruzione di questo insieme al quadro, cerca di trarre in salvo i superstiti di un naufragio avvenuto poco lontano dalla villa. Il giovane Melmoth, sulla scogliera, scorge immobile di fronte a sé quell’essere eccezionale: nel tentativo di raggiungerlo perde l’equilibrio e cade. Quando John si riprende, scopre che solo una persona si è salvata dal naufragio ed è ora ospite in casa sua: è spagnolo ed è a conoscenza della storia del suo antenato. Alonzo Monçada, il superstite del naufragio, racconta quindi la sua storia, le cui vicende spesso si intrecciano con la figura di Melmoth, più o meno direttamente. O per incontri diretti, o tramite racconti di altri personaggi che Alonzo incrocia lungo il suo cammino, pian piano il lettore ricostruisce la storia di Melmoth, l’uomo errante. Scenari di terrore e raccapriccio fanno da sfondo alle sue comparse, in vari punti del pianeta. Il destino di una giovane dalla bellezza radiosa si intreccia a quello di Melmoth: la giovane Immalì, o donna Isidora, non conoscendolo, non lo teme, ma anzi gli si affeziona e il lettore scopre che Melmoth è, forse, meno inumano di quanto voglia apparire. La conclusione del racconto di Alonzo coincide con la venuta finale dell’uomo errante e l’annosa questione ritorna: vendereste la vostra anima al diavolo?
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