Mi ami ancora? Itinerari per un amore che duri
- Autore: Romolo Taddei
- Genere: Autostima, motivazione e pensiero positivo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
Il libro curato da Romolo Taddei, che ne ha scritto la prefazione unitamente contributo d’apertura sullo scenario post-moderno, ha per titolo una domanda intrigante: Mi ami ancora? (Cittadella editrice, 2016). Il sottotitolo Itinerari per un amore che duri già anticipa il valore del fare “esperienze significative”. Il libro indica pertanto un cammino di cambiamento nel contesto di un “training”, i cui partecipanti interagiscono per l’emersione di vissuti sulla relazione di coppia.
Diversi i coautori (Paola Aparo, Anna Arezzi, Melania Gambuzza): con il tono giusto della discrezione e uno stile abbastanza fluido, in sintonia con la metodologia scelta a orientamento gestaltico, sono riusciti nel non facile compito di amalgamare la teoria con la pratica, utilizzando fonti autorevoli e citazioni di studiosi che introducono alla possibilità di riordinare la mente e il cuore attraverso la riflessione operativa. Sul retro di copertina una sintesi specifica quale vita di coppia va interrogata, quella giocata sul crinale dell’accettazione e del rifiuto, della persistenza e della crisi, insieme all’indicazione della meta: “giungere a una relazione che si apre all’espressione della piena creatività”.
Mi è piaciuto molto questo libro che potrei denominare un bel compendio di educazione ai sentimenti attraverso un lavoro alchemico fatto di diversi ingredienti:
Il training oltre a fornire elementi teorici (Sapere), dà la possibilità di fare esperienza (Saper essere), tenta di sviluppare la capacità di sapere meglio gestire la propria relazione di coppia (Saper fare).
Pur nella sua scientificità, è un libro dolcissimo che fa respirare aria pulita; un rosario sulle ferite della vita che si vorrebbero sanare con la ricchezza delle sorprese, coltivando la presa di coscienza sulle ombre e sulla luce. In brevi capitoli racconta con l’intento terapeutico le modalità di svolgimento degli incontri lungo un tracciato ben strutturato: dalla presentazione dell’argomento ai dati cognitivi che vi si riferiscono, dalle consegne di lavoro alla ricerca di soluzioni personalizzate. Avviene così a poco a poco l’elaborazione di un nuovo modo di essere e sentire avviene. Ogni incontro quasi magicamente fa gustare la leggerezza del procedere come ali di farfalle.
Dodici gli itinerari proposti: ciascuno giunge in ogni angolo della psiche e ne facilita l’esplorazione. Volendo entrare in qualche dettaglio, quasi per gioco apro a caso il volume, convinto che gli occhi si fermano, sempre a caso, su una frase significativa in mezzo a tante. Ecco arrivare le tracce, l’aiuto. Il libro così diventa quasi profetico, regalando pensieri. “Intimità” la parola che m’appare. Siamo nel capitolo 13 della seconda parte, introdotto da un’epigrafe recante un pensiero di H. Lerner per il quale l’essere intimi in un rapporto significa conservare la propria identità senza pretesa di imporre all’altro, che nutre opinioni, pensieri e sentimenti diversi, i propri convincimenti. Seguono le consegne di lavoro supportate da schede i cui contenuti sono di allettante lettura. In queste pagine, come per le altre, ce n’è abbastanza per chiarificare concetti e verificare situazioni e contesti: amore o dolore o nostalgia. Questa un passo sul senso dell’intimità in termini fenomenologici:
È una condivisione con l’altro di quanto c’è di più interiore e profondo nella propria persona, una condivisione che dà luogo a sentimenti positivi, di affetto e stima e che presuppone una chiara consapevolezza di ciò che si è e del proprio valore. L’essenza dell’intimità è conoscenza, comunicazione, comprensione, gioia di stare insieme, sostegno sia emotivo che economico, stima, condivisione, fiducia, affetto, coesione, ma senza che nessuno perda la propria identità e autonomia.
Il discorso viene snocciolato in ogni aspetto e il filo conduttore per districarsi nei meandri labirintici è in quella liquidità dell’esistenza che, da Pindaro a Nietzsche a Jung, ha trovato terreno fertile nella “teoria paradossale del cambiamento”: “Essere se stessi prima di essere diversi”. Siamo nell’autenticità che apre al riconoscimento e all’accettazione delle proprie e altrui fragilità.
C’è saggezza in quello che si legge e nel libro s’incontra la frase di Etty Hillesum che con sincerità coglie carezzevolmente il senso della relazione perché il giardino possa rifiorire per continuare a vivere:
Lasciare che l’altro sia se stesso, che viva con la sua libertà, che sia interamente libero di inseguire le sue idee e il suo progetto è la cosa più difficile che ci sia.
Tutto questo perché siamo più o meno tirannelli con fantasmi nella giostra del possesso: la natura umana è anche narcisisticamente egocentrica e invece ogni persona non dovrebbe essere essere ridotta a “cosa”, a strumento, ma considerata come fine di ogni agire, a dirla con Kant. Non siamo soli nel viaggio, siamo un arcipelago e ogni isola fa di noi ciò che siamo. L’altro potrebbe essere uno di noi: perciò, avverte Lavelle, il bene più grande da fargli è di rivelargli la sua ricchezza. Ci sono altre mille cose nell’intimità, tanti linguaggi e atteggiamenti da viversi costantemente nel desiderio dell’appartenenza creativa.
Consiglio la lettura di questo libro perché ciascuno possa guardarsi allo specchio e possa recuperare la gioia di vivere se si annoia avendo perso la fiducia nella propria energia. Un’esperienza si intitola: “autostrada per la crescita”. Dice la conclusione:
L’agape è un amore che trascende voi stessi, che ridirige l’eros, la forza della vita da voi stessi verso l’altro.
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