Natale scapigliato

Spesso le scoperte migliori si fanno per puro caso, girando per mercatini dell’usato o curiosando nelle cassette di scambio libri che, oramai, si trovano in ogni cittadina, o quasi. È stato durante una di queste peregrinazioni letterarie che mi sono imbattuta in questo libricino che mi ha incuriosita sin dal titolo Natale scapigliato. A una ricerca, è risultato fare parte della collana “Nativitas” della casa editrice Interlinea. Si tratta di una collana unica nel proprio genere, in quanto interamente ed esclusivamente dedicata al Natale in ogni sua declinazione. Romanzi, poesie, racconti, saggi e tutto quello che riguarda la festa più importante dell’anno: libri di piccolo formato, rilegati in brossura, con copertine sobrie appena abbellite da una piccola immagine, che non appena vengono aperti sprigionano magia natalizia, mantenendosi però su di un alto livello culturale e avendo come fine la divulgazione.

Parliamo, in questo caso, di Natale scapigliato, un’antologia a cura di Giuseppe Iannaccone di scritti di autori vari ma tutti, come il titolo suggerisce, legati al movimento della Scapigliatura. Potrebbe sembrare già di per sé una contraddizione, in quanto l’elemento religioso, negli autori scapigliati, non fa esattamente parte dei temi preferiti, se non per farlo oggetto di veemente contestazione. Si sa, però, che il Natale del nostro tempo ha perso quasi del tutto il proprio significato essenziale per diventare una manifestazione del consumismo più sfrenato. Contestare questo stato di cose non significa necessariamente voler riportare in primo piano il significato religioso della festa: può trattarsi anche del voler riscoprire altri valori, esaltare i Natali di una volta, sicuramente meno ricchi di beni materiali ma molto più forniti di calore, condivisione, semplicità.

Fra gli autori inseriti in questo volumetto spiccano:

• Camillo Boito, fratello maggiore del più noto Arrigo;
• Emilio Praga, più conosciuto come drammaturgo, dalla vita maledetta;
• Ferdinando Fontana, primo librettista di Giacomo Puccini.

Gli scapigliati affrontano così l’argomento del Natale, con una buona dose di ironia nel contrapporre la nostalgia di un tempo ormai sbiadito alla frenesia delle feste come le conosciamo noi, e come già erano nel secolo scorso.
Questo piglio ironico si nota soprattutto nelle poesie. Prendiamo ad esempio “Per il Santo Natale” di Ferdinando Fontana, un’invettiva contro l’assassinio dei poveri animali sacrificati per pranzi e cene natalizie che potrebbe essere considerata un inno dei vegetariani un po’ ante litteram. Oppure “Nei mesi di Dicembre e Gennaio” di Remigio Zena, che canzona quei genitori che “si tolgono il pan di bocca” per regalare montagne di giocattoli ai loro bambini. Olindo Guerrini, invece, punta il dito contro le disuguaglianze, la frattura tra ricchi e poveri, il solitario Natale dei vecchi, mentre Emilio Praga, in “Amor di crestaia”, compiange quei poveri giovani che si illudono di comprare con regali l’amore di una donna capricciosa, che presto li lascerà per qualcuno più ricco di loro.

Più impregnati di nostalgia i racconti, che comunque non rinunciano del tutto all’ironia scapigliata. Spicca “Notte di Natale” di Camillo Boito, quasi un “noir”, come anche “I drammi del Natale” di Antonio Ghislanzoni, storia di due polli, che potrebbe benissimo essere abbinata alla già citata poesia di Fontana. Struggente “La povera Teresa” di Giuseppe Cesare Molineri, una storia di coscienza sospesa fra la giustizia e i suoi effetti talora disastrosi, fra il bisogno e l’orgoglio. Su tutto, però, aleggia uno sguardo tristemente cinico, un pessimismo di base che neppure l’atmosfera natalizia riesce a mitigare, accentuando, anzi, l’idea della vita come lungo cammino di sventure.
Notevole anche la prefazione di Giuseppe Iannaccone, già di per sé un brano letterario. Sicuramente una lettura natalizia di altissimo livello.