Nel Nero. Racconti, favole e abissi
- Autore: Andrea Biscaro
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2022
Andrea Biscaro è davvero inesauribile. A pochi mesi dalla sua biografia di Lady Gaga ecco una nuova pubblicazione per un altro editore, fresca fresca o calda calda, come si preferisce. È un’antologia di short stories, oltre venti, di paure, sospetti, cattivi pensieri, creature, di piovre che non si schiodano dai gabinetti, di nonni che rivivono nelle soffitte. Tra il macabro e il distopico, l’ecodisastro e lo psicodramma, l’allucinato e il patologico, è disponibile da gennaio 2022 col titolo Nel Nero. Racconti, favole e abissi (368 pagine), a cura grafica di Valentina Modica, per i tipi Brè Edizioni, marchio e Associazione culturale di Treviso.
Classe ’79, nato a Ferrara, vive all’Isola del Giglio: si presenta cosi, romanziere, cantautore, poeta, ghostwriter, considerato dalla critica una delle voci più interessanti e poliedriche del panorama letterario italiano. Dei tanti titoli prodotti, ha scelto di citare il recente biobook Il diavolo veste Gaga (Officina di Hank, 2021), il libro-cd Ballate della notte scura, scritto a quattro mani col padre di Dylan Dog, Tiziano Sclavi (Squilibri, 2013, Repubblica XL, 2013), il graphic novel Pornopoema (Eretica, 2020), La foresteria delle tre sorelle (Segreti in giallo, 2020) e Ai tuoi piedi (Eroscultura, 2021).
Vent’anni di produzione narrativa si rispecchiano anche in questa raccolta di storie brevi. Nell’indicare un genere, la sinossi editoriale insiste sull’horror, il thriller, la black comedy. “Piccole didascalie, scene di vita” (e di morte, allo stesso tempo). “Un incrociarsi di eventi e situazioni, di vicende che fanno riflettere”. Non mancano dosi sapienti d’ironia ed humour e uno sguardo preoccupato all’ecosistema, allo stress esasperato inflitto all’ambiente del pianeta. Un tema problematico tra quelli che stanno più a cuore ad Andrea, ricordando il romanzo Cromo (La Ponga Edizioni, 2016): la fabbrica viva che uccideva i lavoratori.
Si parte da un’assenza-presenza: un vedovo non riesce a superare la perdita della moglie, uccisa dal cancro. Era la sua passione, diventa la sua ossessione. Ma è lei o non è lei? Si chiama Irene, un nome piuttosto familiare per Biscaro.
Verità, allucinazione, mistero, tanto ribrezzo e nervi fragili in questi racconti. Uno, in particolare, “Ghostwriter”, fin dal titolo sembra condurre ad Andrea stesso. C’è pure una Valentina e si fa notare tanta musica (Biscaro suona la chitarra da quand’era bambino e tiene a presentarsi anche come cantautore), riprodotta da uno stereo cd player da cinquemila dollari.
E c’è un libro. Il lui protagonista del racconto è un attore, asceso e disceso nella carriera folgorante da star. Sta per completare la stesura di un testo autobiografico, con la collaborazione fondamentale di una certa Valentina, che non conosce di persona ma che ha incaricato di scrivere in sua vece. Ora che si avvicina il momento di consegnare le bozze per l’editing e di separarsi dalla ghostwriter, sempre lui, Carlo Sarpi ha paura di riconsegnarsi alla solitudine. Riflette che il successo porta inevitabilmente a distruggere la vita di affetti, amicizie, amori, “in cambio dell’oro” e dello stordimento di un sogno vago.
“Vedrai che questo mese il libro lo finiamo” gli dice lei al telefono, con la sua voce seria, professionale, dannatamente sexy. Carlo la invita a cena, loro due da soli.
Strano, a lungo in queste pagine è assente l’orrore e l’ansia è solo rarefatta, non tangibile, come negli altri racconti. Amarezza, confusione, quelle sì, ma per una volta non c’è paura, se non dei propri limiti. Poi ritorna, ci mancherebbe. Addirittura il panico, per un Carlo Sarpi in giacca “sberluccicante e molto glamour”, un blazer d’alta sartoria da duemila euro. Non ha problemi di finanze lo scrittore che non scrive, ma fa scrivere altri, soprattutto: un’altra.
Quella per Valentina è un’ossessione — sogno, realtà, paradiso, incubo — che copre il racconto più lungo della raccolta, quattro capitoli per settanta pagine, prima del “Kraken”, che porta invece nella sfera dei mostri, dei demoni, dei fantasmi, del buio, che popola molte delle storie.
Sono scritte a periodi brevi, anche brevissimi, sincopati. E quanti suoni onomatopeici ripetuti: “Glu glu glu...”, “Clack”, “Ciak Ciak Ciak!”, Tic tic tac Frrrrr”, “Tum! tum! tum!”. I protagonisti vengono spinti in una marcia cadenzata a scivolare nel profondo di se stessi, faccia a faccia con le angosce radicate là dentro.
Andrea Biscaro tocca il massimo in “Lilith” (nome da dea sumera, demone, strega): l’intero racconto è composto da frasi minime
“Nel caldo appiccicoso dell’estate cittadina. Annoiato. Eccitato. Sto. Lì. Come tutti i giorni. Ad aspettare lei. La mia donna misteriosa. Sudato. La maglietta che si incolla al torace”.
Anche due, tre e più periodi in un solo rigo, senza mai andare accapo dopo il punto, a parte il finale:
“Come un occhio buio. Orrendo. Come se fosse la fine di tutto”.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Nel Nero. Racconti, favole e abissi
Lascia il tuo commento