Nel cuore di Yamato
- Autore: Aki Shimazaki
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2018
Takashi è uno shosha-man (impiegato in una azienda commerciale), lavora alla Goshima, azienda che si occupa di commercio di prodotti giapponesi all’estero e, come tutti gli uomini che gravitano in azienda, nota subito Yuko. La signorina Yuko Tanase è un’avvenente ventenne originaria di Kobe e lavora come receptionist presso la Goshima. È bella, intelligente, e ha fascino da vendere. Non sembrano due che possono stare insieme perché qualcuno glielo imponga; si incontrano, si piacciono, fanno progetti. Ma in Giappone, in quegli anni, vige ancora la pratica del miai (matrimoni combinati) e i matrimoni servono anche per creare alleanze di potere e nonostante i loro sforzi non sarà facile per i due protagonisti sottrarsi a tali logiche.
Toba Tsuyoshi è capodipartimento nell’azienda Goshima. La madre è ricoverata in una casa di cura: la scomparsa del marito è stata talmente dolorosa da farle perdere la testa. Dopo la guerra il marito è stato deportato in Siberia e non è più tornato ma lei lo aspetta fiduciosa, non riuscendo ad accettare il fatto che per il Giappone il marito Banzo-san è un uomo morto. Eppure quella donna non si sbaglia...
Nobu, impiegato all’ufficio del personale della Goshima, lascia il suo lavoro quando il suo capo gli chiede di trasferirsi a San Paolo. Ha una moglie e due figli, lui non è uno shosha-man. Per Nobu è importante che i suoi figli crescano in Giappone, a contatto con i suoi valori e tradizioni. E allora preferisce dare le dimissioni e aprire un Juku, una scuola privata, che chiama “Tonbo”. Un giorno incontra Jiro ex allievo del padre e vittima di bullismo da parte di un altro compagno Kazu. Grazie a Jiro Nobu scoprirà cosa c’è davvero dietro la morte del padre.
Yuko Tanase, dopo un breve fidanzamento con Takashi, cede alla proposta di matrimonio del ricco figlio del presidente della Banca Sumida, grazie alla quale la Goshima si è ripresa della crisi petrolifera. Il signor Sumida è bello, intelligente e gentile e accetta di crescere Mitsuba, avuta da Yuko durante la breve relazione con Takashi.
Il loro matrimonio è apparentemente perfetto. Ma ben presto si renderà conto che l’uomo che ha imparato ad amare in realtà l’ha solo usata per mascherare una realtà scomoda.
Aiko, maestra di cerimonia del tè e di ikebana (l’arte di creare composizioni di fiori), sposa Toba Tsuyoshi dopo il fallimento di un precedente matrimonio svolto con la pratica del miai, dopo i tradimenti e una gravidanza finita male. I due si incontrano sul treno che la accompagna a Tokio, è un colpo di fulmine e come nelle migliori storie d’amore resteranno insieme fino alla fine.
Nel cuore di Yamato di Aki Shimazaki (Feltrinelli, 2018, trad. C. Poli) fa venire voglia di fare un viaggio in Giappone: prendere uno shinkansen (treno ad alta velocità giapponese), fare un giro per Tokyo, Osaka, perdersi tra le vie di Kobe, ammirare il panorama notturno, la baia di Osaka in lontananza. Siamo in Giappone, dove la natura fa da padrona, specialmente in primavera: i crisantemi, i fiori di susino le piante di zakuro, i ciliegi, gli oleandri… È una narrazione in cui i fiori evocano simbologie e antiche tradizioni che, insieme alle innumerevoli coincidenze del destino sapientemente inserite dall’autrice, contribuiscono a creare un’atmosfera quasi mistica che anticipa l’attesa di un finale inaspettato.
Il romanzo ripercorre la storia del Giappone, in particolare gli anni del dopo guerra, della crisi petrolifera del ’73, delle deportazioni dei soldati giapponesi in Siberia. È in questo contesto e in un arco temporale che arriva fino agli anni Novanta che si muovono i personaggi di Shimazaki: donne e uomini su cui la storia ha lasciato un segno indelebile, condizionando anche le loro scelte personali, costringendoli molte volte a fare compromessi con la vita, allontanandoli dall’amore, dai figli e dal loro paese. In alcuni casi cercano di opporsi agli eventi che gli capitano, alle circostanze negative, alle convenzioni, in altri si lasciano andare alla deriva trasportati dagli eventi.
Quello che emerge da queste pagine è un mondo aziendale governato da regole non scritte che invadono la vita privata dei cosiddetti shosha-man. Lo shosha-man è una persona dedita alla propria azienda, che si rende disponibile a viaggiare per lavoro, che coltiva i rapporti con i colleghi anche al di fuori dell’orario di lavoro, mettendo da parte i propri affetti per non essere definito dai colleghi un aisaika, una persona poco interessata a far carriera. Qualora dopo i 30 anni non sia già sposato, possibilmente con una donna che sia in grado di stargli accanto anche nel lavoro, capita che qualcuno gli proponga una donna con la quale unirsi in matrimonio con il rito del miai, una sorta di matrimonio combinato.
E poi ci sono le donne… Le donne giapponesi, creature misteriose, dedite alla cerimonia del tè e all’ikebana, docili compagne dei loro uomini, spesso impegnate in matrimoni combinati, intrappolate in relazioni con uomini che a volte le tradiscono o abituali frequentatori di case di appuntamento. Accompagnano i loro uomini nei loro impegni lavorativi all’estero, restano in relazioni scomode per salvare le apparenze e se non riescono ad avere figli dopo tre anni dal matrimonio sono costrette ad abbandonare la famiglia. Le protagoniste di Shimazaki appaiono quasi delle piccole eroine, perché anche se non immuni a queste antiche convenzioni a loro modo si ribellano. Yuko, affascinante e intelligente, è una continua sorpresa, cede alla proposta del miai con il ricco figlio del presidente della banca Sumida, ma non si rassegnerà a una vita fatta di apparenze; così come Aiko, che trova il coraggio di lasciare il marito, dopo i continui tradimenti e le umiliazioni, e di inseguire l’amore vero.
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