Nel limbo di Rosamund Lupton

La presunta esistenza di uno stato incorporeo fra la vita e le morte è solo uno dei lacci con i quali Rosamund Lupton tiene incollato il lettore alle pagine del suo ultimo romanzo, "Nel limbo" (Giano, 2012).
L’angoscia dell’impotenza, della terribile impossibilità di intervenire per proteggere le persone che amiamo, rincorre instancabile lungo tutte le quattrocento pagine e, insieme alla curiosità di scoprire il colpevole, fa letteralmente divorare il libro.

La vita di Grace Covey, donna tranquilla dedita alla famiglia, viene distrutta a causa di un incendio doloso, nel quale rimane gravemente ferita insieme alla sua bellissima figlia maggiore, Jenny. Dal limbo che separa i vivi dai morti, le due donne seguiranno le indagini volte a smascherare il piromane, in un crescendo di tensione che culmina inevitabilmente con la scoperta sia della sua identità che del movente. Gli asettici reparti dell’ospedale, luogo dove sono ricoverate Grace e sua figlia, nonché ambiente principe del romanzo, diventano un crocevia di storie, incontri e passioni che le mura bianche e sterili riescono a fatica a contenere. Il dolore ed il senso di colpa di una giovane donna che non è riuscita a difendere i suoi figli e suo marito dalle sofferenze, le tragedie della vita è avvolgente e offusca la vista, intossica i polmoni, proprio come il fumo nero nei ricordi dell’incendio.

Con uno stile particolarmente semplice e scorrevole, Rosamund Lupton è riuscita a tessere una trama noir fitta e ricca di personaggi che si incastrano alla perfezione e che porta senza incongruenze alla risoluzione finale. "Nel limbo" è un romanzo giallo sul tema della perdita e del dolore cui può andare incontro una famiglia, sulla complessità degli esseri umani e sull’impotenza che ci coglie allorquando ci accorgiamo che il lieto fine, nella vita vera, non è poi così scontato.