Nel rimorso che proveremo di Piero Malagoli

È in libreria dal 15 dicembre per Edizioni Spartaco nella collana “Dissensi” il romanzo Nel rimorso che proveremo, nuova prova narrativa del modenese Piero Malagoli, classe 1964, appassionato di arte contemporanea e letteratura americana. Nel rimorso che proveremo si misura con uno scenario di guerra complesso e spinoso come il romanzo che lo precede E avrai sempre una casa, ambientato durante la guerra di secessione americana.
Questa volta siamo in Italia all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943, che da un lato segna l’inizio dell’occupazione tedesca volta al controllo dell’Italia centro-settentrionale, dall’altro quello della Resistenza fino alla Liberazione. Intanto gli Alleati avanzano e la rappresaglia fascista infuria.
Epicentro della vicenda e paradigma della Nazione intera è il paese immaginario di Robbianeto nella campagna emiliana, dai contorni realistici quanto Scandiano, Viano, il fiume Secchia, il campo di prigionia di Fossoli (riconvertito dalla Repubblica Sociale in campo di concentramento per ebrei) e tanti altri luoghi che immaginari non sono. Fa presa nel lettore la sicurezza figurativa del paesaggio rurale che l’autore ama, conosce, tratteggia con la perizia di poche pennellate.

Il parroco don Sebastiano si prodiga per tenere coesa la piccola comunità in sofferenza - fedeli, atei, miscredenti, senzadio, mangiapreti -, sopraffatta dalla vita, dalla guerra, dalla Storia.
I parrocchiani sono oggetto della sua dedizione, ma fonte costante di angustia. Eppure trova sollievo nella totale abnegazione verso il prossimo un sacerdote del suo stampo, più concreto che mistico, da tempo in crisi vocazionale.
Don Sebastiano è un quarantenne empaticamente imperfetto tra dubbi e fede, sempre più convinto dalle circostanze del conflitto, trasformatosi anche in guerra civile, che:

Siano gli uomini, e non il buon Dio, a suonare la musica su cui dovevamo ballare, nostro malgrado.

Questo personaggio buca lo schermo sia per l’umanità nei confronti di chi ha bisogno, sia per le ombre: né santo, né eroe. Nelle circostanze eccezionali in cui si trova a vivere, sfodera vigliaccheria e cinismo oppure cede a complotti, omissioni, bugie. L’intero romanzo si attesta su un orizzonte morale dove bianco e nero, bene e male tendono a confondersi e il futuro ha la consistenza del nulla.
L’incipit a contrasto prima ti accoglie con il candore di un chierichetto che una disabilità intellettiva protegge dal mondo, poi ti sbatte in faccia l’eco di rastrellamenti, uccisioni, rappresaglie finché il ritrovamento del cadavere di un partigiano dà concretezza all’orrore. È la vista del suo corpo contratto a rappresentare il primo faccia a faccia con la Storia da parte del religioso.

Ogni capitolo è dedicato a un personaggio con cui don Sebastiano si confronta per scelta, dovere, necessità, caso.
Pertanto la narrazione si snoda come un polittico della migliore stagione neorealista e ci restituisce il clima incerto, guardingo, avvelenato da sospetti, delazioni, tradimenti di individui allo sbando o che lottano coraggiosamente per i loro ideali.
Sono dure le pagine di questo romanzo dalla prosa densa e sorvegliata. Altrettanto forti le situazioni dove il degrado si accoppia all’abbrutimento, la miseria morale di chi non conosce scrupoli per il proprio tornaconto diventa abito mentale, le brutture colpiscono l’infanzia, l’arbitrio si fa legge.
Comprimari, comparse, figuranti lasciano tutti un segno. Una famiglia di derelitti, un giovane che esercita il mestiere più antico del mondo, una madre resa folle dal dolore; un medico che nel pragmatismo ha trovato il suo centro di gravità e un pittore fallito che nell’arte cerca, forse, un nuovo inizio.
Senza dimenticare il nostro don Sebastiano che si congeda con un nuovo orizzonte di sguardo.