Nero di Londra. Da Caporetto alla marcia su Roma: come l’intelligence militare britannica creò il fascista Mussolini
- Autore: Giovanni Fasanella e Mario José Cereghino
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Chiarelettere
- Anno di pubblicazione: 2022
Dietro le quinte di Mussolini, dalla Grande Guerra al governo ed oltre il 28 ottobre 1922: le certezze rilevate nelle carte segrete britanniche spazzano la spessa patina di chiacchiere fiorite per un secolo, fake news, leggende metropolitane.
La tigna di un bravo giornalista investigativo, Giovanni Fasanella (1954, San Fele di Potenza, ha lavorato all’Unità e Panorama), unita al mestiere di un esperto di archivi anglosassoni, Mario José Cereghino (Buenos Aires, 1959), e la desecretazione oltremanica di documenti riservatissimi hanno consentito di realizzare i contenuti senza precedenti di un saggio che fa luce su questioni finora poco e mal-trattate, a parte pettegolezzi e depistaggi anche internazionali.
Dal 4 ottobre è disponibile nelle librerie fisiche e online Nero di Londra. Da Caporetto alla marcia su Roma: come l’intelligence militare britannica creò il fascista Mussolini (Milano, 2022, 256 pagine), nella collana “Principioattivo” delle edizioni Chiarelettere.
Uno sguardo perfino di sfuggita all’indice riesce a sollevare la più forte curiosità, negli specialisti e negli appassionati di storia con qualche rudimento sul periodo specifico. Il lavoro è diretto a loro. “Soldi inglesi al Fascio e a Mussolini: ’Pompare questa gente’”. “Nitti e gli anarchici”. “Il doppio colpo di stato, prima Nitti poi Mussolini”. “La borsa di Matteotti”. “Dove sono i documenti di Matteotti?”. Solo alcuni dei titoli più stuzzicanti dei capitoli del libro.
Di Mussolini e gli inglesi tanto si è detto, poco si è accertato di attendibile e storico, fino al momento in cui studiosi, giornalisti e semplici cultori della materia hanno avuto la possibilità di accedere a carte tenute a lungo sotto chiave. “Un privilegio di cui non godiamo ancora in Italia”, riflettono gli autori.
Nel mare agitato di voci e teorie sui rapporti tra il futuro Duce e i servizi segreti d’Albione è sempre mancata la verità. Sarà perchè non si è cercata abbastanza, aggiungono, ricostruendo la lunga indagine documentale che dai National Archives di Kew Gardens, Londra, li ha portati nell’università di Cambridge e nella biblioteca che custodisce il fondo archivistico privato di sir Samuel Hoare, altissimo funzionario dei servizi militari inglesi, di fede politica conservatrice. Un super agente che nel 1917 venne inviato a Roma, dopo una missione nella Russia zarista agitata dai rivoluzionari.
Sulla base dell’esperienza comunque acquisita, sir Hoare era incaricato di fare il possibile perché l’Italia vacillante dopo Caporetto non finisse nel caos sociopolitico e non firmasse una pace separata con Berlino e Vienna, abbandonando la Triplice Intesa franco-britannica e scoprendo il fianco della Francia meridionale alle armate austrotedesche.
Per Londra, il timore si estendeva agli interessi nell’intero Mediterraneo e al futuro come potenza coloniale, prevedibilmente destabilizzati se il bel Paese si fosse sottratto al conflitto. La guerra avrebbe preso una piega negativa, c’era poco da pensare diversamente.
Il compito di sir Hoare era talmente delicato che potè godere di budget illimitati. Agì stabilendo innanzitutto una salda centrale operativa a Roma, in via delle Quattro Fontane, dove organizzò la Special Intelligence Section e da dove controllava una rete di agenti in tutto il Paese. Attivò apparati di propaganda occulta britannica con base negli antichi palazzi del nobilato romano nell’area tra il Campidoglio e il Ghetto, i quartieri Regola, Parione, Pigna. Si trattava, in specie, della famiglia anglofila dei Caetani e suoi aventi causa, ben introdotta in Vaticano. Il casato, che vantava nel proprio passato papa Bonifacio VIII, aveva dalla sua anche il sostegno offerto apertamente alla causa unitaria risorgimentale. Dialogava con la Chiesa e con la Corona.
Come linea d’azione, l’agente di Londra puntò a disarticolare il partito filo tedesco (maggioritario nella classe dirigente italiana prima del passaggio dalla Triplice Alleanza all’Entente Cordiale, alla vigilia del conflitto). Individuò, inoltre, come strumento per la propria causa un inedito movimento ipernazionalista e antisovversivo: i neonati Fasci di combattimento, animati da un ex socialista romagnolo di Predappio, capace e carismatico, bravo giornalista e reduce di guerra.
Fasanella e Cereghino parlano di vera e propria invenzione del fascista Benito Mussolini e di spinta occulta alla sua ascesa al potere. Argomenti quanto mai delicati, quanto il sostegno al consolidamento del regime, quasi travolto dall’ondata emotiva sollevata dall’assassinio del leader socialista Giacomo Matteotti, nell’estate 1924.
È chiaro che questo appoggio di un apparato d’intelligence britannico “al nascente Duce” e al fascismo è tanto intrigante per gli appassionati quanto imbarazzante per la Gran Bretagna, visto il ruolo d’incubatore del partito e dell’uomo della dittatura svolto dai futuri nemici dell’alleato Hitler nell’Asse e colonna delle democrazie a metà Novecento.
Come in un giallo, non riveliamo altro ai lettori di Giovanni Fasanella (1954, San Fele di Potenza, ha lavorato a L’Unità e Panorama) e di Mario José Cereghino (Buenos Aires 1959, saggista ed esperto di archivi anglosassoni).
Di certo di questo libro si parlerà ancora a lungo.
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