Nicolò Leoniceno 1428-1524. Un umanista veneto nella storia della medicina
- Autore: Non disponibile
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2019
Nicolò (o Niccolò) da Lonigo, detto Nicolò Leoniceno, è stato un medico e botanico vicentino vissuto tra il 1400 e il 1500. Noto per le sue critiche alla Storia naturale di Plinio, il Leoniceno ebbe il merito di rinnovare lo studio della medicina promuovendo il superamento delle prospettive medievali.
Seppur celebre nella sua epoca, il nome di Leoniceno oggi è poco noto presso i veneti, che spesso ne ignorano i meriti scientifici. Il 9 marzo 2018 a Lonigo, nella sala rossa di Villa San Fermo, si è tenuto un convegno per il 590° anniversario della nascita di questo studioso e nel 2019 gli atti degli interventi sono stati raccolti in un volume dal titolo Nicolò Leoniceno 1428-1524. Un umanista veneto nella storia della medicina.
Il libro, curato da Alberto Lonigo, è stato stampato dall’editore vicentino Riccardo Contro.
Il testo ripropone gli interventi dei relatori che si sono succeduti per raccontare la vita e le opere del medico vicentino.
Non è del tutto sicuro che Nicolò sia nato a Lonigo, ma a quel paese si deve il soprannome che fu attribuito all’umanista veneto, figura di rilievo nella cultura cinquecentesca. Al tempo di Leoniceno il territorio vicentino era parte dei Dominii di Terraferma della Serenissima, ossia dello Stato da Tera. La città di Vicenza si diede a Venezia il 25 aprile 1404, nel giorno di San Marco, mentre Lonigo trattò autonomamente la sua dedizione già l’8 aprile 1404 ottenendo il riconoscimento delle sue libertà tradizionali e dei suoi privilegi economici e fiscali, nonché il diritto di avere un podestà nominato dal Senato Veneto. "Non finirono però le vicende militari" spiega Alberto Lembo,
"perché la guerra scatenata contro Venezia dal Papa, dall’Imperatore e dal Re di Francia, stretti nella cosiddetta Lega di Cambrai, fu un flagello che desolò per anni la terraferma veneta, tra il 1509 e il 1517".
Il governo della Repubblica Veneta, però, portò anche pace e prosperità e questa situazione di quiete permise la fioritura delle arti e delle scienze.
"La Repubblica ebbe la lungimiranza di lasciare alle singole città il diritto di rifarsi ai propri Statuti, quantomeno nella parte in cui non confliggevano con le regole di Venezia, rispettò tradizioni e usanze locali, pretendendo solo di indicare il Podestà ed il Capitanio quale diretta emanazione del potere dogale, ma gli stessi facevano giuramento di fedeltà agli Statuti municipali e per la conservazione dei privilegi stessi che la Repubblica aveva concessi".
Così chiarisce Alberto Lonigo, che aggiunge:
"Questo assetto porterà [...] ad un periodo molto positivo per tutto il Dominio di Terraferma".
La relazione di Lonigo è incentrata sulla famiglia del Leoniceno, una casata di cui si trovano tracce sin da prima dell’anno 1000.
Fine conoscitore della lingua greca e latina, Nicolò Leoniceno non fu solo un medico, ma anche un letterato e un filologo. Egli, per più motivi, può essere considerato il ponte tra due epoche, riflette Maurizio Rippa Bonati:
"Nella sua vita, lunghissima anche per i canoni attuali, possiamo riconoscere un periodo attivo di circa settant’anni", ma il momento centrale può essere identificato nel 1492, "data fatidica per la cultura occidentale, nella quale, per altro, venne pubblicato [a Ferrara] il suo De Plinii et plurium aliorum medicorum in medicina erroribus".
A quel tempo l’impostazione ancora medievale della medicina non portava più nuovi contributi allo sviluppo e alla verifica di quelle nozioni che erano già date per acquisite, si continuavano ad utilizzare metodi deleteri: "era radicato un attaccamento morboso ed acritico ai precetti di Ippocrate e Galeno" senza alcuna possibilità di revisione. Ci si riduceva a ripetere le parole degli autori antichi, applicandole acriticamente, ma al contempo i loro concetti venivano interpretati a discrezione sulla base di traduzioni poco fedeli che alteravano o fraintendevano i contenuti dei testi originali.
"Gli autori arabi in particolare avevano portato nel campo della medicina superstizione e confusione".
Il Leoniceno studiò con attenzione le fonti primarie e criticò gli scrittori islamici - che oggi, popolarmente, vengono tanto spesso osannati senza alcun tipo di riflessione approfondita - ritenendoli dipendenti dai testi greci, che per altro avevano tradotto in maniera inadeguata. Comprese che le opere antiche dovevano essere trattate con una metodologia più rigorosa, nonché lette con un approccio critico.
Nicolò Leoniceno 1428-1524. Un umanista veneto nella storia della medicina ha il merito di riproporre al pubblico la biografia del caposcuola della medicina umanistica ed è un contributo significativo per la divulgazione storica, che potrebbe essere da stimolo per favorire la riscoperta di un grande personaggio.
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