Non lasciar cadere il cielo
- Autore: Vera Puoti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
“Non lasciar cadere il cielo” (IoScrittore 2018) è una delle dieci opere vincitrici della settima edizione del torneo letterario online IoScrittore del Gruppo editoriale Mauri Spagnol.
L’ebook, disponibile in tutti gli store on line al prezzo di €3,99, è il romanzo d’esordio di Vera Puoti, nata a Napoli e residente a Roma, laureata in lettere, scrittrice, pittrice e blogger.
Sono arrivata in Italia a sette anni. Tuo nonno era un uomo affascinante, ma aveva il vizio del gioco. Ci spostavamo spesso. Se perdeva, dovevamo lasciare la casa in cui abitavamo. Poi vinceva e andavamo a vivere in una villa bellissima. Avevo più o meno cinque anni quando una notte scappò, perché i creditori volevano ucciderlo. Portò via con sé il mio fratello maggiore, Joao.
Rua Coronel Freitas, Rio de Janeiro, gennaio 1925. In una sola notte, Agata aveva perso tutto o quasi: suo marito Carlos Moraes Da Silva, affascinante diplomatico brasiliano di vent’anni più grande di lei, era scappato portandosi dietro suo figlio Joao lasciando un vuoto immenso nel suo cuore. Quella villa meravigliosa che era stata il palcoscenico di una vita felice ora sarebbe andata in mano ai creditori, via i fedeli domestici, le piccole e grandi certezze quotidiane, ora Agata restava sola con Alexandre e Carmen, i due figli più piccoli.
Vogliono uccidermi, Agata. Ho perso tutto e anche di più. Perdonatemi. Avete ragione. Avevo promesso di smettere col gioco, ma pensavo di essere tra amici. Non so cosa sia accaduto… mi son lasciato trascinare.
Versatile, intelligente e colto. Irrequieto, brillante e affascinante, ma totalmente inaffidabile, questo si era rivelato agli occhi di Agata suo marito Carlos che era svanito nella notte con suo figlio. “È difficile a volte distinguere tra le nostre certezze, le nostre speranze e quelli che crediamo siano i nostri obiettivi”. Agata era certa, anzi voleva sperare, che Carlos dopo qualche mese sarebbe ritornato. Questa speranza si era rivelata vana. La donna, mentre andava elaborando questa separazione dolorosa che si stava rivelando un lutto, sentiva che era giunto il momento di crearsi una vita tutta sua, una nuova esistenza in cui solo lei sarebbe stata la propria risorsa. Come inizio era cercare di diventare una risorsa per gli altri, considerato che in mano aveva una manciata di polvere.
La prima cosa da fare era scrivere una lettera alla madre che viveva a Napoli, dove in un’altra vita Agata aveva conosciuto Carlos.
Sono Carlos Moraes Da Silva. Sono brasiliano. Sono console del Brasile. Capisco che non possiate parlare con uno sconosciuto, ma domani quando ci incontreremo di nuovo, non sarò più uno sconosciuto, perché oggi mi sono presentato.
Carlos e Agata si erano subito innamorati, l’ingegner Antonio Dalbensi, padre di Agata, era un po’ perplesso, non capiva come quell’uomo si era fatto strada nel cuore di Agata, che lui riteneva di conoscere bene. Ciò sorprendeva e preoccupava l’ingegnere, perché Carlos era più grande di Agata e proveniva da un mondo “selvaggio”, quel Brasile, Paese enorme, dove “gli europei avevano messo piede solo da qualche secolo e si erano creati una piccola enclave di potere regolata a modo loro”. Forse l’ingegnere non aveva del tutto torto a non fidarsi di Carlos, visto che adesso Agata era costretta ad attraversare quell’Oceano che solo pochi anni prima aveva solcato animata da grandi speranze. “Davvero vuoi sprecare il tempo che ci viene donato un’altra volta?”.
In queste pagine animate dal generoso e coraggioso cuore di una donna straordinaria, l’autrice compone una saga familiare che si snoda tra l’Italia e il Brasile. Attraverso gli avvenimenti drammatici che costellano la sua vita, Agata comprende appieno il significato della parola resilienza, grande la forza d’animo di questa luminosa figura femminile che colpisce l’immaginazione del lettore.
Perdonatemi amore mio se il senso di colpa è stato più forte dell’amore. Se mi ha vinto un mondo senza tempo dove io potevo essere di nuovo buono. Sono stato un primitivo in una natura immensa.
Non lasciar cadere il cielo
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