Non tutti i bastardi sono di Vienna
- Autore: Andrea Molesini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2010
La fascetta del libro riporta in grande evidenza “Premio Campiello letteratura XLIX Edizione” e riconosco che la diffidenza che provo nei confronti di immagini editoriali troppo esibite in questo caso non è giustificata: il libro, primo romanzo di Andrea Molesini, pubblicato nel 2010 da Sellerio, merita in pieno il successo ottenuto. Intanto colpisce l’originalità del titolo, che si incontra come citazione a lettura avanzata, quando ormai ci si è familiarizzati con i numerosi personaggi della storia. Siamo in una villa patrizia nella campagna veneta, nei pressi del Piave, nel novembre 1917; da poco Caporetto ha visto la disfatta, sembra definitiva, dell’esercito italiano, e un comando tedesco si è appena insediato nella dimora: il padrone di casa, l’anziano Guglielmo Spada, stravagante sognatore, e sua moglie, la risoluta e volitiva Nancy, sono i nonni della voce narrante, il diciassettenne Paolo, rimasto orfano precocemente e rifugiatosi nella casa dei nonni; c’è poi la zia Maria, che dispone e sovrintende alla casa e ai domestici: Teresa, arcigna cuoca-governante che si esprime solo in dialetto, sua figlia Loretta, il custode, Renato, personaggio ambiguo e misterioso. Fuori della villa Spada abita una giovane e bella donna, Giulia la rossa, fuggita da Venezia per uno scandalo di cui tutti mormorano e della quale tutti sembrano innamorarsi, soprattutto il giovane Paolo. Non manca il parroco, don Lorenzo, grasso e maleodorante, e soprattutto le truppe di occupazione: dapprima i tedeschi invadono la casa e ne prendono possesso relegando la famiglia in stanze appartate; poi, col passare dei mesi e con l’evolversi della guerra, arrivano gli austriaci, comandati dal barone Rudolf von Feilitzsch, e capiscono che la vittoria sugli italiani non è più tanto certa. Dopo qualche momento in cui la comune educazione, i gusti simili, le abitudini di classe sembrano unire i nemici, tanto che il barone austriaco e Donna Maria imbastiscono una relazione che potrebbe divenire seria, tutto questo non sfocerà altro che in un finale drammatico: la guerra è terribile, i morti non si contano più, il Piave in piena sarà l’ultimo baluardo di un impero, quello austro-ungarico, che sta per crollare, cambiando il volto dell’intera Europa.
“Le vostre parole, generale, mi toccano davvero” disse la zia fra lo stupore di tutti “perché anche voi, come me, vivete in un mondo che non c’è più”
In molte pagine di questo romanzo denso e ricco di suggestioni sembra di vivere l’atmosfera del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa; qui ci troviamo nel clima decadente della “Finis Austriae”, caro a tanti scrittori mitteleuropei, come decadente era la vita dei principi di Salina, al momento dell’Unità italiana. La fine dei privilegi di un’aristocrazia secolare, l’avvento di nuove classi sociali che trasformeranno tutto (purché tutto rimanga immobile e i privilegi si perpetuino) scorre anche nelle pagine del libro di Molesini. L’educazione sentimentale di Paolo, la sua crescita, il suo confrontarsi con la storia attraverso l’incontro con i diversi interlocutori, l’amore per i nonni e per la loro forza, la presa di coscienza che i libri e la cultura producono conoscenza e dolore, sono la parte più interessante ed emozionante del libro:
“Sapevo già leggere bene a cinque anni, ma mi piaceva che i libri mi venissero letti…. mi piaceva il suono della voce di mia madre, il modo in cui mi faceva sentire la presenza dei personaggi, la loro paura, la loro forza. Le chiedevo di leggere anche a nove, dieci anni. Lei si divertiva, spesso inventava… io non protestavo, tranne quando cercava di addolcire certe crudeltà che invece mi davano grande piacere”.
Il romanzo ha molti temi che andrebbero approfonditi, molte sfaccettature dense di significati sul modo in cui il Veneto, ad esempio, ha vissuto l’unificazione italiana e la stessa Prima guerra mondiale. Merito di Andrea Molesini, tra gli altri, è l’assoluta mancanza di retorica nell’affrontare pagine di storia, come la riscossa del Piave, troppo spesso mitizzate: non tutti i bastardi stanno da una parte!
Non tutti i bastardi sono di Vienna
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