La primavera del lupo
- Autore: Andrea Molesini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2013
Il traduttore romanziere veneziano Andrea Molesini, dopo il successo di “Non tutti i bastardi sono di Vienna”, ambientato in una villa veneta durante la Prima Guerra mondiale, ripropone lo stesso tema: il destino dei civili coinvolti dalla guerra. Tuttavia questa volta lo scenario cambia: siamo alla fine di aprile 1945, gli Americani stanno per arrivare anche al Nord e un eterogeneo gruppetto di fuggiaschi comincia un’avventura che viene narrata lungo tutto il romanzo da due voci, di cui la prevalente è quella di Pietro, orfano di dieci anni, ospitato nel convento su un’isoletta della laguna veneta dal frate Ernesto, che nasconde anche un altro ragazzino, Dario, ebreo. Sono ebree anche le due sorelle farmaciste Maurizia e Ada, grasse e anzianotte, e la giovane suor Elvira, che fa un po’ da mamma, brusca e severa, ai due ragazzini, e che racconta la fuga affidandosi alla scrittura di poche righe, tracciate nottetempo con un lapis su foglietti trovati chissà come. Il gruppo è costretto a fuggire perché i nazisti anche se consapevoli della fine imminente non mollano le loro vittime, ed ecco che i volonterosi abitanti della laguna, l’Irlandese, un mitico pescatore che riesce a prendere i pesci con le mani nude, lo stesso frate Ernesto, si sacrificano per la salvezza dei due ragazzini e del resto del gruppo.
In uno scontro a fuoco compare un nuovo misterioso personaggio, Karl, un tedesco, forse disertore, che diviene la guida e il vero protagonista del racconto insieme a Pietro. Tutto il fascino del libro sta proprio nella lingua che l’autore mette in bocca al piccolo narratore, alla sua straordinaria fantasia, alla ricchezza delle immagini metaforiche che tale fantasia riesce ad evocare trasformandole in pagine dal grande ed intenso valore letterario. Il lupo del titolo è l’idea che Pietro si è fatto di un animale simbolico capace di proteggere, aiutare, difendere dalle insidie di un mondo adulto feroce e incomprensibile un ragazzino che a dieci anni ha già visto troppo della malvagità degli uomini. Il lupo a volte si confonde con lo stesso Karl, che Pietro impara ad amare durante il lungo e pericoloso viaggio alla ricerca della salvezza. Continui attentati, sparatorie, colpi di scena, cambi di identità dei protagonisti punteggiano il racconto di Molesini che si conclude con la stessa conclusione della guerra.
Pietro ha una sua semplice filosofia di vita; non crede che il suo amichetto Dario, avaro di parole, dalle orecchie a sventola, abbia ucciso Gesù, come si mormora abbiano fatto gli ebrei. Ha una logica semplice ma inoppugnabile:
“Anche oggi Gesù è risorto ma io mica ci credo. Intanto erano troppi anni fa e allora non si può controllare e poi è troppo comodo morire se poi risorgi. E’ come rotolarsi nel fango che tanto poi ti lavi”.
La voce dell’infanzia, l’innocenza che non è ingenuità ma consapevolezza dei limiti degli adulti che stanno conducendo l’umanità alla disfatta sembra essere la cifra di tutto il racconto, pieno di poesia e di speranza, anche se queste sono affidate solo ai più piccoli. Per i grandi, invece, non sembra esserci riscatto: morti, uccisi o suicidi, si riversano gli uni sugli altri, mentre l’ultimo gesto simbolico del libro, è del piccolo Dario, che con l’indice puntato accusa ”Sei come loro”, includendo nella sua accusa inoppugnabile tutto il mondo a lui incomprensibile degli adulti.
La primavera del lupo
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