Nove vite e dieci blues. Un’autobiografia
- Autore: Mauro Pagani
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2022
Mauro Pagani è una stella di prima grandezza del rock e della pop music italiana: sul finire degli anni Sessanta milita nel gruppo beat dei Quelli insieme a Franz Di Cioccio – batteria, Franco Mussida – chitarre, Flavio Premoli – tastiere, tutti con lui in seguito anche nella PFM, gruppo apprezzato in patria e all’estero, che costituisce l’espressione massima del prog rock italiano. Nel corso della sua lunga carriera Pagani collabora con artisti che rappresentano il fior fiore della canzone italiana, tra gli altri Fabrizio De André, Gianna Nannini, Timoria, Verdena, Ornella Vanoni, Roberto Vecchioni, Massimo Ranieri, Zucchero, Francesco Guccini, e tanti altri).
Polistrumentista (suona il violino, flauto, mandolino, chitarra, viola, ottavino, bouzouki, oud, saz, mandola, mandoloncello e altri) e compositore di valore, a settantatré anni Mauro Pagani, lombardo di Chiari, traccia un bilancio artistico esistenziale della sua vita fin qui scrivendo un libro.
Interessante, coinvolgente e ben scritto, denso di fatti e notizie che corredano una narrazione che prende le mosse dai difficili anni del dopoguerra, Nove vite e dieci blues. Un’autobiografia (Bompiani, 2022) piacerà tanto agli attempati cultori del rock di casa nostra, ma dovrebbe essere letto anche da coloro che appartengono alle nuove generazioni di ascoltatori per i tanti riferimenti ai trascorsi della musica popolare nel nostro paese contenutivi e perché tra le pagine scorrono come in un film anche molti degli avvenimenti sociali e politici che hanno caratterizzato gli ultimi settant’anni della nostra storia.
Nel libro, ritroviamo un caleidoscopio di personaggi che hanno fugacemente o durevolmente incrociato la propria esistenza con quella dell’autore. Citiamo tra gli altri Bob Fripp, Greg Lake, Salvatore Accardo, Mary Rotolo (attivista americana e madre di Suze Rotolo, il grande amore newyorchese di Dylan), Lawrence Ferlinghetti ("Gli chiesi delle sue origini italiane, e scoprii quasi esterrefatto che suo padre, come me, era originario di Chiari [...] Non aveva più alcun parente in vita da quelle parti, aggiunse un po’ rattristato [...]"), Carlos Santana, l’organizzatore di concerti rock dagli anni sessanta fino alla sua morte nel 1991, il patron del Winterland di San Francisco Bill Graham e Demetrio Stratos, del qual scrive:
"Era un musicista fantastico, con un piede nella modernità e l’altro nella tradizione rock blues americana, capace di spaziare dalle collaborazioni con John Cage alle grandi ricerche culturali di Domna Samiou, fino all’amore per le sonorità bulgare, per cui condividevamo una grande passione"
E ancora i sardi suonatori di launeddas Dionigi Burranca e Luigi Lai, Pasquale Minieri e Il Canzoniere del Lazio, e naturalmente Fabrizio De André:
"A Carimate, intanto, era scoccata la scintilla con l’uomo che da lì in avanti avrebbe influenzato qualità e scelte dell’intera mia vita: Fabrizio De André, principe libero."
Poi i dischi, a partire da quelli realizzati con la PFM (tra gli altri, Storia di un minuto, Per un amico, L’isola di niente, fino a Chocolate Kings del 1975), fino a quelli realizzati da solista, tra essi il primo, del 1978, intitolato semplicemente Mauro Pagani, che riflette la passione del nostro per la ricerca musicale e per la tradizione mediterranea, araba in particolare. Libro per nostalgici delle migliori stagioni del rock nostrano e non solo, quello di Pagani, che merita di essere letto.
Nove vite e dieci blues. Un'autobiografia
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