Oblomov
- Autore: Ivan A. Gončarov
- Categoria: Narrativa Straniera
Se credete che sia solo un personaggio, vi sbagliate. Se pensate che sia solo un’invenzione letteraria, siete in errore. Se vi sembra, poi, solo un romanzo, tornate indietro e riavvolgete il nastro. "Oblomov" di Ivan Aleksandrovič Gončarov siete voi. Siamo tutti noi.
Oblomov, il protagonista, è un giovane venuto dalla campagna a Pietroburgo per studiare. Ha passato tutta l’infanzia nell’ovattato mondo del suo possedimento, "Oblomovka", ed è stato educato all’inettitudine.
In queste cinquecento pagine di profonda accidia emerge tutto il peso di un’esistenza svogliata, carica di noia e di quell’amarezza di vivere che avvolge Oblomov stesso, attorniato da personaggi di dubbia caratura morale, a partire dal servo Zachàr, domestico brusco e scontroso, ingoiato dall’inerzia, fino ad arrivare agli amici di sempre: Tarantiev, l’ingordo truffatore, Alekséiev, il mite ospite indifferente all’ottusità di Ilià Ilìc’ e Stolz, l’unico vero compagno di avventura, onesto e sentimentalmente sincero, colui che lo ha costretto a rinunciare alla non-vita di sempre, instradandolo ad un nuovo percorso fatto di entusiasmi e nuovi emozioni.
Sarà proprio grazie a Stolz che Oblomov, spogliandosi della sua polverosa vestaglia, incontra Olga, quello che, potenzialmente, sarebbe potuto diventare l’amore della sua vita. Sarebbe potuto diventare, perché, nei fatti, non diverrà mai. Unico ostacolo alla loro relazione: Oblomov. Accecato dalla luce di quella Noia esistenziale che riemerge ad ogni distrazione del protagonista, smarrito tra pigrizia ed ozio, Iliá Ilíc’ si lascia scappare l’unica occasione di "redenzione vera" che la vita gli aveva offerto.
L’amore, proprio come per il Bazarov di Padri e figli, giunge in ritardo, quando Oblomov ha nuovamente perso di vista l’obiettivo "persona", per dirla alla Galimberti. Olga viene umiliata e respinta dalla passività del padrone di Oblomovka, il quale, messo all’angolo da quel senso di inquietudine che gli suscitava la responsabilità di intraprendere un percorso matrimoniale - da lui prepotentemente voluto fin dall’inizio - alla fine esclama:
"No! No! Questo è troppo! Troppo faticoso da portare avanti, un impegno sovrumano per uno come me!".
Dietro al capolavoro di Gončarov si nasconde ognuno di noi: l’indolenza dei gesti, la pesantezza dei movimenti, l’inettitudine che riempie la stanza ingloriosa di un uomo privo di ambizioni, di aspettative, che anche di fronte all’amore si arrende, alza le mani e sventola bandiera bianca.
Questo è, in sostanza, quel che è stato definito dal critico Dobroljùbov col termine di "oblomovismo":
"Oblomov è un simbolo, il simbolo (...) di un eterno assopimento spirituale".
L’oblomovismo del protagonista gončaroviano è un modus vivendi, un sistema comportamentale e caratteriale che non può prescindere dalla realtà, nuda e cruda, con cui Oblomov deve fare i conti, ma che non riesce a gestire. Oblomov è l’anti eroe per eccellenza, o forse è l’Eroe dei nostri giorni, l’Eroe tragico che la penna di Gončarov ha spalmato tra le righe di questo capolavoro della letteratura russa: all’inizio difficile da ingranare, ostico forse nella sua pesantezza - proprio la pesantezza di vivere del protagonista - ma ineguagliabilmente affascinante man mano che si procede con la lettura. Un classico moderno, una sorta di memento mori capace di risvegliare anche gli animi più assopiti.
Oblomov
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