Omaggi
- Autore: Alida Airaghi
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2017
Pubblicato verso la fine del 2017 da Einaudi nella collana "Collezione di poesia", Omaggi è una raccolta di poesie di Alida Airaghi. Aprendo il libro, verrebbe da dirle "piacere, sono il lettore" e poi toccherebbe ad Alida presentare e presentarci tutti gli autori a cui appunto si ispira per i suoi "omaggi", da Pasolini a Pavese, passando per Sandro Penna, Saba, Gozzano. Alida può presentarceli perché li conosce bene, li ha attraversati, ne ha ben presente il tocco non solo poetico, ma il tocco speciale che hanno avuto nella sua vita, che hanno nella frequentazione quotidiana.
Questo di Alida Airaghi è un libro profondamente autobiografico ma in maniera distanziata da un «gioco»: scrivere le varie sezioni «alla maniera di» tutti i più grandi poeti italiani del Novecento, da Gozzano a Saba, da Ungaretti a Montale, da Caproni a Luzi, da Zanzotto a Pasolini e altri ancora. (dalla quarta di copertina)
Omaggi è una riunione di autori divenuti nel tempo amici o consanguinei. L’autrice li saluta, uno per uno, li usa e ne è usata per fabbricare immagini della sua vita, fioche richieste d’aiuto, grida, solitudini, tristezze, sorrisi (anche se pochi). Ogni verso è attraversato da un lutto lontano, una perdita inimmaginabile e traspare una domanda che attraversa ogni conversazione immaginaria: come si supera il dolore? Il viaggio finale, che chiude e sigilla Omaggi, è una presa di posizione decisa e forse decisiva.
Se il lettore vorrà e avrà il coraggio, potrà camminare sulle rive del lago di questa raccolta. Conoscere prima di approcciarsi alla lettura i poeti che l’autrice omaggia è necessario? Forse sì, ma profondamente no. Dicono che il cervello cambi ogni secondo, stuzzicato di continuo dal reale, ma qualcosa resta immutabile, è come una scintilla nel profondo. Per questo se il lettore avrà il coraggio di scoprire qualcosa di diverso dentro, qualcosa di altrui, qualcosa di spento e come morto eppure in perenne ricordo, in perenne speranza assorto, allora forse potrà ricevere qualcosa di impagabile da ogni verso di Alida Airaghi.
Si ha come la sensazione che in effetti non sia un’autobiografia questa, non una vita qualsiasi, un dolore qualsiasi, ma il dolore del lettore, quello che davvero non lascia spazio a nulla, non lascia muovere niente, non lascia che squassati, eppure pronti, eppure ebbri di niente se non di una prepotente, furibonda, innaturale speranza. Forse quello dell’autrice è un regalo terribile: una speranza così furiosa, pagina dopo pagina, omaggio dopo omaggio, poeta dopo poeta, può nascere dal dolore immenso che perseguita? Sa l’autrice di averne intriso con forza ogni singolo solco di penna? È un peso meraviglioso avanzare dentro le pagine fino alla fine, una liberazione e nello stesso tempo un abbraccio alla storia, al tempo, alla sera che rincuora, alla memoria e al futuro. Alla fine il lettore, come l’autrice, troverà la pace? Perché forse è questo che traspira profondo da ogni verso: l’intenso desiderio di pacificazione di una scintilla che divampa, di un’innaturale, oltre animale, meravigliosa e furiosa, forse divina, speranza.
Omaggi
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