Orbite Asciutte di Clemente Cipresso

Per l’esperto, la difficoltà di fornire un percorso chiaro e lineare sulla poetica e sul pensiero del poeta casertano Cipresso deriva non tanto dalla ricchezza contenutistica e stilistica della sua versificazione, in cui secondo alcuni si potrebbe parlare di “simbologia avveniristica”, quanto per la difficoltà di indicare una precisa corrente di pensiero a cui lo stesso autore aderisce o sembra aderire. Si tratta di un pensiero, di una techne (riprendendo un’espressione degli antichi) creativa e compositiva, che si contraddistingue per il suo personalissimo tocco cromatico-figurativo, che non ripiega su se stessa, non ricerca l’innovazione stilistica, ma una comunicazione nuova di suoni, colori, odori, soprattutto luci.

In questa sua quarta poetica, il giovane autore casertano sembra foggiare non uno stile, non se stesso, ma un valore, una visione mistico intellettuale che, a differenza dell’infinito leopardiano tendente al godimento sensistico – emozionale di piacere visivo e interiore, diventa esternazione positiva di un messaggio di una verità che supera qualsiasi decifrabilità concettuale del segno linguistico. I concetti misteriosamente rilevati dalle taglienti immagini si caricano di un messaggio essenziale, che spinge l’essere verso un Oltre indefinito.