Pandora, la prima donna
- Autore: Jean-Pierre Vernant
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2008
In un periodo di smarrimento e incertezza come l’attuale, è importante e utile riscoprire l’antica saggezza che si cela nei miti greci. Libri come “Pandora la prima donna”, scritto da Jean-Pierre Vernant, ci aiutano proprio a fare questo.
Vernant, uno dei più importanti studiosi dell’antica Grecia, autore, fra gli altri, del saggio “L’universo, gli dei e gli uomini"”, in questo brevissimo ma coinvolgente libro spiega, con un linguaggio accessibile a tutti, il mito di Pandora.
Uno dei primi aspetti su cui l’essere umano ha dovuto interrogarsi riguarda la presenza di due sessi: l’uomo e la donna. Perché due sessi? Gli antichi greci hanno risposto attraverso il mito, che non ha solo un intento favolistico, ma rappresenta la base dalla quale è scaturito, in parte, il pensiero filosofico successivo.
Il libro inizia in maniera semplice, come se si trattasse di raccontare un fiaba ad un bambino:
“Oggi ti racconto di Pandora, la prima donna”.
In questo modo, l’autore trasforma la lettura in un dialogo informale, in un momento di leggerezza, nonostante l’importanza dell’argomento.
Agli inizi, durante l’Età dell’Oro, gli essere umani, che allora erano solo di sesso maschile, convivevano pacificamente con gli Dei, e avevano una vita molto semplice: non dovevano lavorare per guadagnarsi il pane, il grano nasceva spontaneamente e la terra non doveva essere coltivata.
Zeus, il padre degli Dei, dopo aver preso il potere decide di organizzare l’universo, e di conferire a ciascuna divinità un compito preciso:
“Afrodite si occuperà degli affari di cuore e del sesso; Era del matrimonio legittimo e della sovranità, Atena della guerra e della saggezza”.
Ma quale poteva essere lo statuto degli esseri umani? In che ruolo collocarli all’interno dell’universo? Zeus non può stabilirlo da solo, e decide quindi di rivolgersi all’astuto Prometeo, che dovrà dirimere la questione assegnano ad uomini e Dei le diverse parti di un animale:
“Prometeo fa allora condurre un bue enorme (...) Il bue è diviso in due parti. Una rappresenta la condizione divina, l’altra quella umana”
Prometeo tenterà di ingannare gli Dei, riservando loro la parte non commestibile dell’animale, ossia le ossa, celate sotto un manto di splendido ed invitante grasso. Agli uomini sarebbe toccata in sorte la parte apparentemente disgustosa, dentro la quale, però, si nascondeva dell’ottimo cibo.
Da questa prima parte del mito emerge una domanda a cui tutti noi abbiamo tentato di dare una risposta: «la realtà è come sembra? O forse, dietro il bello, l’appetitoso, il rassicurante, si nasconde il pericolo?»
Lo stesso interrogativo emerge dalle fattezze della stessa Pandora, la prima donna, quella famosa per aver scoperchiato il vaso dal quale uscirono tutte le disgrazie, inviata da Zeus sulla terra per punire gli uomini e Prometeo. Quest’ultimo, infatti, aveva tentato di ingannare Zeus una seconda volta, rubando il fuoco agli Dei per ri-consegnarlo di nascosto ai mortali.
Pandora, bellissima e dolce, nasconde un pericolo, un’insidia. La donna, splendida in apparenza, è destinata a dissipare le ricchezze dell’uomo e ad assorbire tutta la sua energia vitale; tuttavia, rappresenta anche l’unico "mezzo" attraverso il quale l’uomo può perpetuarsi su questa terra, garantendosi un pizzico di eternità (gli antichi Greci non erano proprio femministi!).
Ma al di là del giudizio sul genere femminile, il mito di Pandora, con tutti i suoi antefatti, pone una domanda che diventerà presto anche filosofica: «La realtà che ci circonda è come sembra? O è forse un’illusione che noi stessi ci costruiamo?»
Ciascuno di noi dia la propria risposta.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Pandora, la prima donna
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