Paura. Intellettuali e artisti sulle angosce del tempo
- Autore: AA.VV.
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
In Paura. Intellettuali e artisti sulle angosce del tempo (Edizioni della Meridiana, 2016) un gruppo di artisti e intellettuali si chiede quali sono le preoccupazioni di questo nuovo millennio, se c’è un antidoto per non soccombere. In questo pamphlet, è della curatrice Rosalba de Fillippis il pezzo più interessante e più sostanzioso in termini anche di pagine scritte. Al termine, invece, troviamo una vera chicca del compianto genio della musica di questo tempo balordo e impazzito, il caro Ezio Bosso, che ci ha lasciati quasi due anni prima di compiere cinquanta anni, per una malattia che aveva da anni. È suo lo scettro per le risposte che ha dato a Luciano Marocco, avvocato civilista, ma organizzatore di eventi culturali e intellettuale egli stesso.
L’introduzione di de Filippis è sul comportamento dei giovani adolescenti a scuola. L’autrice, prima di dire la sua sulle paure degli adolescenti, coglie i primi momenti della mattina, quando un professore o una professoressa fanno l’appello. Totale apatia da parte di molti che si rifiutano di rispondere di essere presenti perché non lo sono veramente. Non sono lì, ma pensano al letto lasciato di corsa o semplicemente di non stare in classe, di essere fuori da qualche parte. Hanno paure che hanno a che fare su come si percepiscono e come li vedono gli altri. L’adolescente detesta di essere un nome, un numero, hanno paura di essere anonimi e superflui. Poi ci sono paure meno "esistenziali", come avere un moscone o una vespa in classe, che molti non sopportano e si arriva a una comicità involontaria.
Le varie personalità chiamate in causa scrivono di piccole paure quotidiane, della paura della guerra e, in primis, della paura della morte. E poi sono almeno una trentina di anni che abbiamo paura dello "straniero" che si accetta solo se è mansueto, come erano visti i pulitori di vetri, che rischiavano quotidianamente di fare un incidente stradale. Ora siamo anche in Italia una società multirazziale, ma con molti problemi. La sfiducia verso le persone di religione islamica è figlia ancora dell’11 settembre 2001, quando terroristi di Al Qaida fecero in modo di schiantarsi con due Airlines sulle Torri Gemelle, mentre altri due aerei andarono verso il Pentagono. L’attacco terroristico è diventato il simbolo della paura universale verso le popolazioni dove vige ancora un odio verso i paesi capitalisti e occidentali. Di solito, quando si crea tensione tra persone che vivono nella stessa città, nello stesso quartiere di periferia, persone tranquille e anonime diventano "belve furiose", anche solo perché è stata assegnata di diritto a una famiglia di fede musulmana una casa popolare. Nelle città italiane, hanno fatto breccia nel tessuto sociale le paure anche oscure e, come scrive alla fine di una sua poesia Davide Rondoni, poeta ed editorialista del quotidiano Avvenire, amare è l’occupazione di chi non ha paura, perché la paura frena, proietta ombre inquietanti e non facilmente definibili.
Questo smilzo pamphlet finisce, come già anticipato, con una breve intervista a Ezio Bosso, un genio della musica, diventato ancora più famoso per il suo intervento il dieci febbraio del 2016 al Festival di Sanremo, osannato più di una star. Si capisce subito, in quest’intervista fatta a un uomo che ha portato su di sé una malattia tremenda che ha combattuto fino alla fine, che tra le paure quotidiane, in lui è diventata paura quella di morire a breve, pur cercando di scacciarla. Le persone malate gravemente hanno dei sensori, capiscono che la fine è vicina, ma continuano a fare le stesse cose ogni mattina, come bere il caffè e mettere un po’ di marmellata sulla fetta biscottata. La morte non ci riguarda: quando arriva lei, noi non siamo più qui.
Bosso risponde alle domande sulla paura, tirando in ballo la leggerezza di Calvino nelle Lezioni americane, proponendo una breve riflessione che Italo Calvino avrebbe approvato:
"Ascoltare, accogliere, sono la vera utilità. Paura di perdersi. Puoi ritrovarti se ti perdi. Perdere è un termine terribile? Perché? Perdere paura, perdere pregiudizi, sono ricchezza. Dobbiamo temere di perdere la fiducia in noi stessi e negli altri".
Invece, da alcuni le parole di Bosso non sono state capite o, peggio, capite e messe da parte, mentre il populismo occidentale acquista terreno giorno dopo giorno.
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