Pentiti
- Autore: Paolo Sidoni e Paolo Zanetov
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2013
Storia segreta dei criminali diventati collaboratori di giustizia
I Giuda degli anni di fango si chiamavano ‘o Pazzo, er Sorcio, ‘o Animale: prima sparavano poi parlavano e la giustizia si fidava. Le sedi di tribunale dell’Italia che se la beve (dalla strage di Portella della Ginestra in poi, in fondo, l’Italia se l’è sempre bevuta) hanno accreditato le confessioni di mentitori di professione, opportunisti, psicolabili, mafiosi, camorristi, rivoluzionari d’accatto; in altre parole collaboratori di giustizia per caso o per necessità, delatori della risma di Patrizio Peci, Angelo Epaminonda, Felice Maniero, Giovanni Pandico. Dietro ogni nome un “caso”, dietro ogni “caso” una storia, fatta di volta in volta da affiliazioni segrete, omicidi, denaro, vendette, ideali quasi mai, fino alla redenzione, allo svuotamento del sacco dei delitti con tanto di nomi e cognomi dei complici e dei covi. Bell’impresa, ma tant’è che ci sono stati stagioni che il “pentitismo” è impazzato più di “Vamos à la playa”. Nelle aule di giustizia è stata la moda del momento, guardie e ladri all’acqua di rose, come nel film con Totò e Fabrizi: io spiffero tutto (o quasi) e tu mi guardi le spalle da eventuali ritorsioni. La storia del potere giudiziario all’italiana – dalle Brigate Rosse al processo Tortora, dalla banda della Magliana alla strage di Bologna - è andata avanti e si è scritta anche in questo modo.
“Pentiti” di Paolo Sidoni e Paolo Zanetov (Newton Compton, 2013) è il libro che stavamo aspettando e che mancava sull’argomento. Uno studio più che esauriente su quello che - in traslato - è possibile leggere come un vero e proprio “fenomeno” sociale, chiave d’accesso a molte zone d’ombra, blitz, diffamazioni, livori, querelle infinite. Il pentitismo è un Giano infido e bifronte: da un lato scardina dall’interno micro e macro galassie di organizzazioni criminali, dall’altro ha il naso lungo e le gambe corte, per via delle bugie, che qualche volta sfociano in depistaggi veri e propri (vedi le accuse surreali a Enzo Tortora, vedi il sospetto coinvolgimento dei terroristi Mambro e Fioravanti nella strage di Bologna).
Stigmatizzato, odiato, bollato col marchio di infamia dagli ex compagni di malefatte (ma non soltanto: l’ex brigatista Patrizio Peci viene descritto da Sandro Pertini come “un uomo di poca fede, non un rivoluzionario, perché ha parlato. Vuol dire che non aveva ideali”), l’esercito articolato e trasversale dei pentiti è l’assoluto protagonista di questa inchiesta firmata Sidoni e Zanetov: un saggio accuratissimo che ha il passo narrativo del grande romanzo corale & criminale. Dentro ci passa buona parte della storia in nero della Repubblica Italiana, resa nei suoi risvolti eclatanti e meno noti, alla ricerca di quelle istanze - manifeste e più sottese - che hanno condotto, un giorno, alcuni criminali a saltare il fosso e a farsi paladini di giustizia. Con tutte le ombre (prima fra tutte quella - onnipresente - dei servizi segreti), e la diffidenza che di solito accompagnano i cambiamenti drastici e ben remunerati (leggi sconti di pena e protezione) di rotta. A quanto mi risulta, “Pentiti” è un lavoro assolutamente inedito, il consueto librone Newton Compton di quattrocento e passa pagine a prezzo stracciato: nemmeno dieci euro.
Pentiti. Dalla Banda della Magliana alle Brigate Rosse. Storia segreta dei criminali diventati collaboratori di giustizia
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