Per diverse ragioni
- Autore: Domenico Brancale
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2017
La poesia di Domenico Brancale, somigliante ai burroni vertiginosi della natia Lucania, è una sorta di frontiera estrema dove lo sguardo si fa parola e la parola visione comunicabile attraverso l’esperienza, in forma di canto, Particolarmente in quest’ultimo libro (Per diverse ragioni, con una nota di Alberto Manguel, Passigli, 2017), contrassegnato da un elevato grado di concentrazione espressiva, la voce del poeta sembra raggiungere, con una fermezza di stile e di riflessione presagita fin dal titolo, il dominio di un silenzio rarefatto, una lontananza contemplativa, una capacità di vedere con la mente oltre che con la vista, con un sentimento antico e religioso della realtà, che ricorda la severa disposizione di un aruspice intento a scrutare il cielo.
“Nella carne facciamo prova di noi stessi/che tutto è infinito sul punto di finire”
scrive Brancale in un testo tra i più significanti del libro, identificando nella carne, dunque nel corpo, il custode silente di un Destino, il confine ultimo e fatale in cui vita e morte si guardano e riconoscono. In un’atmosfera purgatoriale pervasa dal sentimento grave e pensoso di una ferita originaria, e dalla nostalgia di un compimento (la “perfezione dell’istante”), le parole, sentite dall’esperienza di una malattia (vero e proprio leit motiv della sequenza di testi raccolti nel volume), acquistano il rilievo di impronte incancellabili attraverso cui l’autore, sulla soglia dello sguardo, tenta di sdipanare i fili intricati dell’esistenza.
“Così anche tu alla fine hai preso corpo nella morte/prima che il sipario si levasse/e la parola allargando la bocca/ sconfinasse nell’aria /in quello spazio di contesa/tra i vivi”.
In effetti l’identificazione della parola, ungarettianamente nutrita di un silenzio stupefatto ed evocativo, con il teatro del corpo è una cifra distintiva di questo poeta, laddove per teatro si intenda, etimologicamente, il luogo da cui si osserva, in cui i dati della realtà, diramandosi da direzioni diverse, si riversano, caricandosi di un senso ulteriore, in un’immagine nitida e precisa e purtuttavia indeducibile, che richiama la “ferita e dolore” di cui siamo fatti, la geografia di indeterminatezza in cui consistiamo. La parola fluisce all’unisono con il respiro, ne riproduce i pieni e i vuoti, la speranza e l’attesa, “l’alfabeto dell’avvento e della perdita”, accordando l’imperfezione del corpo umano al moto del corpo cosmico, nel suo incessante divenire di nascita e morte. Per questo, forse, l’immagine ricorrente del corpo è spesso associata in questi testi a quella del “seme”, principio atomico della realtà naturale. Quante misteriose fioriture ci sorprendono in questi versi! Di fiori e foglie, che ci insegnano il coraggio. Quanti papaveri e “girasoli su sfondo vivo” che alzano il capo al cielo per chiedere, come noi, “soltanto tempo alla Storia/come per un’altra stagione”… Sono, forse, gli emblemi carnali di una memoria primordiale che ci accomuna, uomini e cose, in una fraternità antica, una ferita mortale in cui la vita continua a manifestarsi nella sua forma vera, essenziale, fondendo in un unico grumo il suo ordine e la sua necessità?
Con leggerezza di stile e una gravità di pensiero che rendono la sua voce così peculiare nel panorama della poesia italiana coeva, Brancale ci guida in una riflessione sul senso di esistere in cui la forza nutritiva della parola converte l’esperienza della malattia e del dolore, della morte e del Nulla, riassorbendoli nella dimensione drammatica della vita, in un canto salutare che incarna e avvera la luce del mondo.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Per diverse ragioni
Lascia il tuo commento