Perché i bambini devono ubbidire?
- Autore: Stig Dagerman
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2013
Il mondo visto con gli occhi dei bambini è spesso decisamente diverso rispetto a quello degli adulti e instaurare un rapporto di dialogo, di armonia e di rispetto reciproco fra genitori e figli è sicuramente difficile. Stig Dagerman, scrittore svedese dotato di gran talento e sensibilità, ci invita a riflettere sul difficile ruolo dell’educatore dei bambini, sia che si tratti di un genitore, di un nonno o più genericamente di qualsiasi persona adulta, ma ci offre anche il punto di vista dei più piccoli con il loro stupore, le loro fragilità e la loro spensieratezza.
Il libro "Perché i bambini devono ubbidire?" è un’antologia pubblicata quest’anno in Italia da Iperborea con la traduzione di Fulvio Ferrari in ricordo di questo grande scrittore che avrebbe compiuto 90 anni. Nato a Alvkarleby, piccolo paese nella contea di Uppsala nella Svezia centrale, Stig Dagerman è cresciuto nei primi anni della sua vita con i suoi nonni paterni a causa della separazione dei suoi genitori e delle loro difficoltà per motivi di lavoro. Nella sua infanzia è stato essenziale il rapporto con i nonni, le sue prime figure adulte di riferimento. Conobbe la mamma, impiegata nella centrale elettrica della città di Harnosand, solo da adolescente grazie alla sua volontà di volerla incontrare.
La prima parte di questo libro, intitolata "Memorie di un bambino", racconta proprio la sua infanzia trascorsa nella casa di campagna, dove nonostante l’educazione severa ricevuta dai nonni e la loro dura vita di lavoro nei campi, trascorse probabilmente il periodo migliore della sua vita. L’esordio del racconto è davvero bello in quanto l’autore ci spiega che
"da piccoli siamo tutti poeti"
ma è crescendo che la società ci fa perdere la capacità di immaginare, di creare e di sognare per dover accettare quella che gli adulti ci fanno credere sia la realtà. Dagerman confessa ai suoi lettori di aver cominciato presto a modificare leggermente la realtà quel tanto che è necessario per renderla migliore e quindi più sopportabile. Il segreto per rimanere poeti o comunque scrittori è in sostanza proprio quello di non lasciare che la società ci cambi, modificando il nostro modo di essere, la nostra sensibilità e il nostro spirito per conformarci alle regole e alle convenzioni rendendoci schiavi e incapaci di esprimere veramente noi stessi.
Il secondo racconto, sempre compreso nella prima parte, dal titolo "A casa della nonna" (già pubblicato nel libro "Il viaggiatore" edito da Iperborea nel 1991 con la traduzione di Gino Tozzetti) è anch’esso di grande fascino e narra la storia di un bambino e del suo rapporto con la nonna che affronta il tema del silenzio e della sua straordinaria capacità di suscitare le nostre emozioni e la nostra fantasia. Davvero un racconto da leggere.
La seconda parte del libro, "Difficoltà dei genitori", è quella centrale ed è divisa in tre brani:
- il primo racconta la storia di un uomo e della sua passione per il contrabbasso e delle difficoltà che la sua passione crea nel suo ruolo di padre di un bambino piccolo;
- il secondo è dedicato alla riflessione fatta da Swift sull’educazione dei figli, distinguendo tra educatore familiare e l’educatore ideale, colui capace di trasformare una semplice punizione in una fantastica avventura dal grande valore formativo;
- il terzo brano, che dà il titolo al libro, ci spiega a cosa servono le regole che gli adulti stabiliscono per i bambini ma anche fra di loro. I bambini devono ubbidire non perché sono piccoli e non in grado di capire, ma perché, esattamente come gli adulti, sono chiamati ad imparare il rispetto per il prossimo necessario per creare quell’armonia su cui è basata ogni società che si definisce pacifica e dove ogni individuo può trovare serenamente un suo spazio.
La terza parte, caratterizzata da una raccolta di poesie scritte in periodi diversi ma accomunate dal tema dei diritti dei bambini e dall’infanzia spesso a loro negata in varie epoche della storia e in vari luoghi, è forse la più dura e di più difficile lettura. Il candore dei bambini si scontra con la cattiveria degli adulti, che si approfittano della loro debolezza per dare sfogo alla loro violenza e sembra non esserci spazio per nessuna forma di speranza.
Il racconto che chiude quest’antologia dal titolo "Uccidere un bambino" (anch’esso già pubblicato nel libro "Il viaggiatore") è sicuramente tra i migliori insieme a quelli della prima parte perché, pur nella drammaticità dell’evento narrato, l’atmosfera di nostalgia per la perdita improvvisa di armonia e serenità nella vita delle persone descritte, è davvero di grande valore letterario e commuove il lettore più sensibile. Leggendolo si può veramente comprendere la sua bellezza.
“Perché i bambini devono ubbidire?” è sicuramente uno dei libri più adatti per chi voglia cominciare a conoscere Stig Dagerman, scrittore complesso in molte sue opere e il cui pessimismo può a tratti non invogliare la lettura. Quest’opera ci permette di conoscere gli aspetti migliori di quest’autore, come il suo talento, la sua capacità espressiva e la purezza dei sentimenti espressi. Stig Dagerman, non sopportando il peso del suo enorme talento e le aspettative che la società competitiva del suo tempo aveva riposto su di lui, si è tolto la vita nel 1954 a solo 31 anni. Il suo impegno per una società migliore, la sua autenticità come uomo e come scrittore e la sua capacità di dipingere immagini di rara bellezza nelle sue poesie e nei suoi racconti restano un’eredità preziosa da custodire, proteggere e valorizzare.
Perché i bambini devono ubbidire? (Narrativa)
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Molto bella la recensione, putroppo non è il mio genere.