Perché la scienza non nega Dio
- Autore: Amir D. Aczel
- Genere: Scienza
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Raffaello Cortina Editore
- Anno di pubblicazione: 2015
Bastava un niente. Uno scarto numerico, una “carica” anarchica, la forza di gravità di portata appena inferiore. Bastava si verificasse una qualunque di queste varianti, perché l’Universo non avesse inizio. Se mi passate la metafora poco nobile, mica con i massimi sistemi funziona come con le torte di compleanno, che se sbagli di un tantinello qualche dosaggio, sempre una torta alla fine ti viene. Con la vita nel cosmo non si scherza mica. La vita nel cosmo non potrebbe darsi in altro modo da com’è: formule fisiche, matematica, e conti che quadrano al millesimo, altro che come capita capita.
“Hawking si è interrogato sui parametri dell’universo per tutta la sua esistenza e ha fatto notare che, se la carica dell’elettrone fosse stata leggermente differente da quella che è, le stelle non avrebbero cominciato a bruciare e non sarebbero esplose in supernove per disseminare parecchi degli elementi di cui abbiamo bisogno per la vita. E se la forza di gravità fosse stata anche solo leggermente più debole, la materia non si sarebbe coagulata per formare stelle e pianeti.”
Questo scrive Amir D. Aczel a pagina 132 di “Perché la scienza non nega Dio”. E allora, come vogliamo metterla con la storia del Grande Architetto? Probabilmente l’atteggiamento agnostico è quello più saggio: il mistero permea di sé l’istante “prima” del Big Bang. Per non parlare di quello che ammanta l’esistenza di un Creatore.
Questo saggio scientifico di Amir D. Aczel non ha intenti precettistici e non si appella a nessuna sospensione di incredulità: né nel senso della presunzione atea (l’evoluzione biologico/scientifica certifica la non-esistenza di Dio) né nell’altro, dell’attestazione di fede (Dio c’è). La tesi evidenziata nelle pagine di “Perché la scienza non nega Dio” è che entrambe - scienza e religione -, abbiano proceduto e possano procedere di pari passo, proprio sulla scorta dell’indimostrabilità del "Cosa" abbia preceduto il Big Bang. Come scrive ancora Aczel, sul punto di tirare le somme delle sue argomentazioni (pag. 189-190):
“Il Dio delle interpretazioni letterali delle scritture redatte per popoli primitivi migliaia di anni fa certo non esiste. E le religioni hanno i loro difetti, come tutte le istituzioni umane. Ma Dio – un potere oltre la nostra capacità di comprensione, che trascende la creazione dell’universo che vediamo intorno a noi – può tranquillamente esistere, e la scienza non ne ha confutato l’esistenza, né potrà mai farlo”.
Al livore furoreggiante del neo-ateismo - che impiega la scienza a sostegno della sua negazione teista -, Aczel contrappone la (pacata) disamina di teorie fisico-matematiche sull’universo (big bang, quanti, relatività, ma c’è anche un lungo excursus storico-antropologico sulla scorta dei ritrovamenti dell’archeologia religiosa), lasciando aperta la questione e sospendendo (saggiamente) il giudizio.
E’ probabile che “Perché la scienza non nega Dio” non finirà tra i bestseller sul tema (quasi tutti di stampo ateo, dai toni da pamphlet muscolare) ma taglio divulgativo, onestà di approccio e lungimiranza di vedute lo segnalano come una lettura utile. In special modo a chi ad atteggiamenti e opinioni pregiudiziali preferisce dialettica e rispetto per le posizioni differenti. Chissà se un approccio "altro" e più disteso all’idea di Dio, slegata (perché no) ai precetti incontrovertibili dalle religioni (comprese quelle atee), potrebbe giovare. Se non altro alla serenità speculativa.
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